Rivista "IBC" XXII, 2014, 1

Dossier: Pane e Internet in biblioteca

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Il ruolo appassionante dei volontari

Liana d'Alfonso
[IBC]

Nello sviluppo e nel successo del progetto "Pane e Internet in biblioteca" il volontariato è un elemento molto importante. Sono stati numerosi, infatti, i volontari che hanno frequentato i corsi per facilitatori digitali in biblioteca e che hanno poi contribuito ad attivare il servizio.

Da un lato la loro disponibilità ha consentito di disporre di un maggior numero di persone per svolgere il ruolo di facilitatori digitali e supportare gli utenti nel loro percorso di apprendimento dell'uso del computer e di Internet. I volontari, quindi, hanno dato un contributo rilevante sul piano della quantità dei servizi e certamente senza di loro sarebbe stato impossibile reperire le risorse e il personale necessari allo svolgimento del progetto.

Dall'altro lato la presenza dei volontari, proprio grazie alle loro caratteristiche personali, ha portato a un arricchimento anche dal punto di vista della qualità del servizio offerto. La figura del facilitatore digitale, infatti, accanto alle conoscenze specifiche, deve essere in grado di instaurare una relazione umana con l'utente, ponendosi davanti a persone che spesso si trovano ai margini di una, anche minima, cultura digitale, ma non per incapacità, piuttosto per una sorta di timore reverenziale rispetto al computer. È questo, d'altra parte, uno dei motivi per i quali, negli stessi corsi di formazione per facilitatori, è stato dato adeguato spazio al processo di apprendimento dell'adulto, alla relazione d'aiuto e allo sviluppo di relazioni empatiche.

L'esperienza ha messo in evidenza come sia più facile trovare, tra i volontari, alcune caratteristiche particolarmente preziose per svolgere il ruolo di facilitatore. Chi è già passato per un'esperienza simile può comprendere empaticamente le difficoltà e trasmettere la fiducia che deriva dall'"avercela fatta". Infatti chi, meglio di qualcuno che magari ha fatto lo stesso percorso e superato le stesse difficoltà, può accompagnare altri nel superamento di resistenze e timori, identificandosi anche, entro certi limiti, con loro?

Va sottolineato, inoltre, come un giovane "nativo digitale" o una persona "troppo" brava non otterrebbero probabilmente gli stessi risultati nel ruolo di facilitatori perché, quasi inevitabilmente, darebbero troppe cose per scontate durante l'insegnamento; dall'altra parte l'utente proverebbe imbarazzo, o non avrebbe comunque il coraggio di fare domande che potrebbero essere considerate eccessivamente banali. Il volontario, invece, si pone in maniera diversa: con una persona che comprende le resistenze e i timori perché li ha vissuti in prima persona si può davvero instaurare un rapporto individuale.

La stessa assenza di un linguaggio troppo specialistico è molto spesso un fattore che rende più agevole trasmettere le conoscenze; Adalìa, volontaria nella Biblioteca "Roberto Ruffilli" del quartiere bolognese di San Vitale, racconta per esempio come sia rimasta molto colpita quando una utente le ha detto che aveva frequentato un corso per utilizzare il personal computer e non ne aveva tratto alcun beneficio, mentre con le ore passate in biblioteca, con lei come facilitatrice, aveva finalmente acquisito una confidenza con lo strumento che le permetteva, ora, di andare avanti, nell'apprendimento, anche da sola.

Le caratteristiche dei volontari, le diverse origini e formazioni hanno spesso permesso di diffondere la conoscenza del progetto in molteplici ambienti diversi e il "passaparola" ha così ottenuto il risultato di far arrivare anche piccoli gruppi di amici e conoscenti, che si sono così dati un reciproco sostegno pratico e psicologico nell'affrontare la nuova avventura.

Daria - dell'associazione "BiblioBologna", impegnata con i propri volontari nella Biblioteca Sala Borsa e in altre sei biblioteche bolognesi - dichiara: "È un'attività che dà una soddisfazione enorme. Si ha infatti la bellissima sensazione di fare qualcosa di realmente utile". Molte donne che per la loro storia professionale non hanno sviluppato adeguatamente il passaggio dalla macchina da scrivere al computer, infatti, hanno ora la consapevolezza del rischio di essere tagliate fuori da una realtà in cui ormai il computer e Internet sono strumenti fondamentali anche per la vita quotidiana, e accolgono quindi con molto interesse l'occasione che si offre loro.

In un momento storico in cui le tecnologie informatiche e la telematica permeano ormai tutti gli aspetti della vita è importante non solo offrire luoghi in cui le persone possano prendere confidenza con i nuovi strumenti a disposizione, ma anche stimolare la loro curiosità, far comprendere che è possibile accedere a nuove pratiche e a nuovi saperi, sdrammatizzare il rapporto con dispositivi di cui si può e si deve eliminare l'ingiustificato alone di mistero. È per questo che, per esempio, Adalìa è andata a cercare in prima persona gli utenti, diffondendo nei centri anziani del quartiere l'informazione sul servizio, e la risposta c'è stata, eccome. "L'orizzonte di chi fino a quel momento passava il tempo fuori casa solo a giocare a carte" - racconta la volontaria - "si è improvvisamente ampliato". Molti sono usciti dalla loro solitudine e si sono alla fine sentiti parte di coloro che non solo non si sentono completamente tagliati fuori dallo sviluppo delle nuove tecnologie, ma possono farne uno strumento di arricchimento culturale e di sviluppo di relazioni sociali.

La soddisfazione continua nel tempo perché sono numerosi gli utenti che poi tornano in biblioteca e utilizzano autonomamente programmi di videoscrittura, la posta elettronica e la navigazione in Internet; molti, inoltre, per la prima volta, hanno sperimentato l'utilizzo della biblioteca, provando a leggere sul posto e a prendere in prestito i libri, scoprendo in questo modo come le biblioteche pubbliche - tutte, quelle grandi come quelle di quartiere - svolgano un ruolo prezioso, quello indicato nel Manifesto dell'UNESCO, che definisce la biblioteca come un centro informativo locale capace di rendere prontamente disponibile per i suoi utenti ogni genere di conoscenza e informazione, fornendo i propri servizi sulla base dell'uguaglianza di accesso per tutti, senza distinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale.

"Le persone beneficiarie della nostra attività di volontari sono in larga parte donne", dice Daria, sottolineando la disponibilità, la curiosità e le capacità che vengono messe in gioco in questa esperienza, per esempio quella di memorizzare parole e procedure. In realtà, e anche questo è un interessante elemento di riflessione, le donne sono largamente maggioritarie sia tra i volontari che tra i beneficiari del servizio ed è evidente come questo possa avere una importante ricaduta sul piano dello sviluppo di pari opportunità culturali e sociali.

"Una conseguenza, senz'altro positiva, ma che ormai comincia a creare problemi" - continua Daria - "è che le richieste sono sempre più numerose e si creano liste d'attesa". La platea dei volontari si sta quindi ampliando, anche grazie ad accordi con alcune scuole secondarie che coinvolgono gruppi di ragazzi in questa attività di facilitazione digitale con un effetto estremamente positivo anche sul piano dei rapporti tra le generazioni.

Va anche osservato che chi, grazie ai facilitatori, ha fatto il grande passo di entrare nel mondo dell'informatica e della telematica, ha fatto anche esperienza diretta della possibilità di acquisire nuove conoscenze quale che sia l'età, e questa consapevolezza seguiterà sicuramente a produrre quella disponibilità continua ad apprendere che costituisce una ricchezza individuale e sociale particolarmente importante in questo momento storico.

Si può concludere che l'attività di facilitazione digitale svolta dai volontari è stata e continua a essere un'esperienza molto positiva per tutti, sia per i beneficiari del servizio, sia per i volontari. Un'esperienza che arricchisce le persone dando modo di esprimere e ricevere solidarietà, benevolenza e comprensione e, insieme, contribuisce a diffondere strumenti preziosi e ormai indispensabili per sviluppare una più profonda e consapevole partecipazione sociale.

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