Rivista "IBC" XXII, 2014, 1
musei e beni culturali, biblioteche e archivi / immagini, mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi
L’8 marzo 2014, alla Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, si è aperta la mostra “L’altra metà del cielo. L’epopea delle donne volanti”, che propone l’avventura di circa trenta aviatrici, dagli inizi del Novecento fino ai giorni nostri. Un’esposizione piacevole e particolarmente adatta a inserirsi nel novero delle manifestazioni che in qualche misura vogliono essere una dedica ai talenti e alla forza dirompente che le donne sanno esprimere. Suggestivo annotare che il primo brevetto di pilotaggio fu assegnato a una donna l’8 marzo del 1910: si chiamava Elise Deroche, era francese.
E se l’espressione “l’altra metà del cielo” è un modo per parlare del genere femminile, certamente non ci poteva essere titolo più ad hoc per un’esposizione che racconta per immagini, in modo assai ben documentato, fuori da toni retorici o enfatici, il percorso e l’affermazione del gentil sesso in un orizzonte (continuiamo a giocare sull’ambivalenza delle parole) che certamente si profilava assai maschile, fortemente legato, nell’immaginario collettivo, a una professione proiettata non tanto nell’ambito civile, bensì in quello militare. E pure negli eventi bellici, soprattutto dagli anni Trenta, le donne sono riuscite a dare un significativo contributo. Il fatto di prendere un brevetto e pilotare un aereo non si pensi sia stato un fenomeno legato alla pubblicità e alla moda, sebbene ci siano state anche queste componenti.
Chi sono le donne alate, circa una trentina, che ci raccontano la mostra e il bel catalogo curato da Mauro Antonellini, Angelo Emiliani e Paolo Varriale? Ci sono americane, molte francesi, in genere una nutrita componente europea, figure femminili provenienti dall’ex Unione Sovietica e dalla Nuova Zelanda. Ben si inseriscono in questo gruppo le italiane, come Rosina Ferrario, la nostra prima connazionale a ottenere nel 1913 il brevetto di pilota (il numero 203). Rilevante il percorso di Fiorenza De Bernardi, aviatrice che ha collezionato diversi primati (tra cui il fatto di essere il primo comandante donna in Italia nel 1969) e che sarà anche la prima a ottenere nel nostro paese la licenza di pilota di ghiacciai.
L’esposizione, organizzata dall’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Museo “Francesco Baracca” di Lugo, è una narrazione di vite e destini assai differenti e colpisce il fatto che la passione per il volo non sia affatto appannaggio di giovani borghesi in cerca di emozioni, ma un percorso raggiunto con impegno e determinazione, con spirito di servizio, con un piglio di sana competitività, tutt’altro che un “folle volo” di riscatto rispetto a un contesto nel quale non era certo facile inserirsi.
Una vera celebrità tra le coraggiose e belle protagoniste di questa mostra è Amelia Earhart, “Lady Lindy”, forse la più nota tra le pioniere del volo al femminile, prima donna ad attraversare l’Atlantico, personaggio dai connotati romantici, scomparsa a 25 anni. Su di lei, nel 2009, è stato realizzato un film diretto da Mira Nair e interpretato dal premio Oscar Hilary Swank.
Ali e donne sono del resto una simbiosi che attraversa il mito e la letteratura, come pure la storia dell’arte. Quale più suggestiva rappresentazione di donna alata della Nike di Samotracia, potente e impalpabile nel frusciare delle sue vesti, nella forza delle grandi ali che la sospingono?
Assai intensa la fotografia che accompagna sul manifesto l’edizione bolognese della mostra, che era già stata allestita due anni fa a Lugo. Si tratta dell’aviatrice neozelandese Jean Gardner Batten; lo scatto è del 1936 e lo realizzò Leo White. La Batten è conterranea di un’altra donna destinata a grande celebrità, la scrittrice Katherine Mansfield, anagraficamente non troppo più anziana di lei, ma con una vita breve e complessa. È un ritratto femminile coraggioso e di profondo talento, che ha “volato” e spaziato tanto con la mente, a dispetto della malattia e dei limiti fisici; una farfalla, come la definisce Pietro Citati in uno splendido saggio a lei dedicato.
Soffermandosi sulle le immagini esposte e contenute nel catalogo, che propone brevi ma esaurienti schede di queste signore dell’area, si resta colpiti dalla fresca bellezza e dalla profondità dei loro sguardi. Sono proiettate al di là delle nuvole, ma con precisi obiettivi; chissà? forse qualcuna pensava anche di arrivare prima o poi sulla luna, o comunque di visitare lo spazio; si legge su quei volti la consapevoli del contributo che offrono, della sfida che hanno accettato.
L’altra metà del cielo. L’epopea delle donne volanti, a cura di A. Emiliani e P. Varriale con Mauro Antonellini, Bologna, Centro stampa della Regione Emilia-Romagna, 2014, 71 pagine, senza indicazione di prezzo.
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