Rivista "IBC" XXII, 2014, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari, media, pubblicazioni
Grazie alla tecnologia informatica (GIS) e al paziente lavoro di analisi e posizionamento di circa cinquecento relazioni di scavo archeologico e di oltre mille sondaggi (le cosiddette “carote”) è stata ricostruita la stratigrafia del sottosuolo di Bologna, di cui sono stati tracciati i cosiddetti “suoli sepolti”. Si tratta di antichi piani di calpestio, sui quali i nostri antenati hanno vissuto: il più antico e profondo è stato esposto dal Neolitico all’Eneolotico (tra il 5500 e il 2300 avanti Cristo), mentre quello più recente ha un’età compresa tra la fine dell’Età del Bronzo e la tarda epoca romana (tra il 2300 avanti Cristo e il VI secolo dopo Cristo). La datazione dei due livelli di vita è stata possibile grazie alle analisi del terreno col metodo del Carbonio 14 (eseguite all’ETH di Zurigo e al laboratorio ENEA di Bologna), interpolate con i numerosi dati desunti dagli studi archeologici sui manufatti.
Il lavoro è realizzato nell’ambito del dottorato di ricerca di Luigi Bruno sotto la supervisione di Alessandro Amorosi (Dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Bologna) e Paolo Severi (Servizio geologico, sismico e dei suoli della Regione Emilia-Romagna), in collaborazione con l’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (Maria Pia Guermandi e Remo Bitelli, progetto “CART”) e la Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emillia-Romagna (Renata Curina). Coordinatore dell’intero progetto è stato Raffaele Pignone, responsabile del Servizio geologico, sismico e dei suoli della Regione.
I risultati sono stati pubblicati in una carta geoarcheologica giustamente chiamata Bologna sotto Bologna. Perché di questo si parla: delle testimonianze, spesso labili, che i nostri predecessori hanno lasciato sotto i nostri piedi. Si tratta il più delle volte di tracce, non sempre immediatamente comprensibili, raccolte sul campo da geologi e archeologi e che, come in un puzzle, tassello dopo tassello vengono a raccontarci il perché della nostra città, il suo rapporto con i corsi d’acqua che le scorrono a fianco (e al di sotto), il motivo della sua forma, le ragioni delle sue strade, diritte o curve che siano.
L’attenzione del progetto è stata posta sul paleosuolo di epoca più recente, chiamato “romano” in quanto le maggiori testimonianze archeologiche rinvenute risalgono proprio a quell’epoca. È per questo che la carta vuole essere anche una piccola guida per invitare a conoscere le poche aree archeologiche visitabili, spesso poco note anche agli stessi cittadini. Per aiutare a comprendere la città romana, oltre ad alcune planimetrie e fotografie la carta riporta una sezione posizionata sul corso dell’antica Via Emilia (ora via Ugo Bassi - Rizzoli, nel centro storico), dove l’evoluzione del nostro sottosuolo è più immediatamente comprensibile.
Ma perché Bologna romana, ovvero Bononia? E perché così “sotto”? I resti archeologici si trovano all’incirca tra i due e i cinque metri di profondità rispetto alla città odierna e si impostano su un suolo spesso circa 30 centimetri. In aperta campagna, invece, a nord-ovest e a nord-est della città, il livello di epoca romana si posiziona poco al di sotto dei campi che ancora adesso vengono coltivati. E qui viene in aiuto la geologia. Bruno e Severi spiegano come i nostri fiumi abbiano depositato in pianura sedimenti erosi dagli Appennini, con azioni a volte lente a volte violente, ricoprendo il “piano di calpestio” dei nostri antenati e obbligando l’uomo ad adeguarsi alla forza della natura.
L’analisi della stratigrafia del terreno ha posto in luce come i nostri fiumi e torrenti (il Reno e il Savena, solo per citare i maggiori) si siano spostati nel corso dei secoli modificando il paesaggio, tanto da seppellire ville romane sotto metri di argilla e limo, o cancellando del tutto i segni della storia. Dove questi eventi fluviali non sono avvenuti è invece possibile che le tracce del passato siano ancora visibili ai nostri occhi, camminando per i campi. È singolare come sia stato proprio grazie a un geologo che un progetto da anni immaginato dagli archeologi si è potuto realizzare. Un progetto che, oltre al peso scientifico e divulgativo, è sicuramente utile per aiutare i cittadini, le imprese e gli enti a intervenire nel sottosuolo in quelle zone dove il rischio di incorrere in giacimenti archeologici è meno alto.
La carta è in vendita presso l’Archivio cartografico della Regione Emilia- Romagna: geoportale.regione.emilia-romagna.it/it/mapshop/.
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