Rivista "IBC" XXI, 2013, 4

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

"I Festival nazionale dell'incisione contemporanea", Bagnacavallo (Ravenna), 18-20 ottobre 2013;  Anatomie dell'effimero. Sette visioni di transitorietà, a cura di D. Galizzi, Fusignano (Ravenna), Grafiche Morandi, 2013.
Bagnavallo incide

Enzo Vignoli
[collaboratore della rivista "OLFA. Osservatorio letterario Ferrara e l'Altrove"]

Tra il 18 e il 20 ottobre 2013 si è svolto a Bagnacavallo il "I Festival nazionale dell'incisione contemporanea". La vivacità culturale del centro del Ravennate può non bastare a spiegare i motivi che hanno portato in provincia una manifestazione di questo tipo, con mostre di rilievo, dibattiti moderati da giornalisti di importanti quotidiani nazionali e a cui hanno partecipato autorevoli critici e galleristi, iniziative collaterali per celebrare il bicentenario della nascita di Verdi e Wagner, laboratori didattici allestiti per mostrare le modalità di alcune tecniche incisorie, concerti di musica antica. Ricorriamo, allora, alle parole di Paolo Bellini, storico dell'incisione e direttore della rivista "Grafica d'Arte", che durante il "Forum nazionale della grafica" al Teatro Goldoni ha parlato di "coraggio" e "speranza".

Termini giustificati dalla situazione non certo rosea in cui versa il settore nella nostra penisola, che ha visto, per esempio, la chiusura dello specifico stand presso "ArteFiera" a Bologna. Tutt'altra aria si respira nella "cittadella" di Bagnacavallo, che ospita un "Gabinetto delle Stampe" in cui sono attualmente presenti circa 11000 esemplari. Il 19 settembre, al Museo civico delle Cappuccine, si è inaugurata la mostra "L'incisione in Italia oggi. Linguaggi, poetiche, tendenze". Oltre un centinaio gli artisti rappresentati, mentre 450 sono gli incisori selezionati all'interno del sesto "Repertorio degli incisori italiani", in forza delle segnalazioni di critici ed esperti.

Questa esperienza festivaliera è stata preceduta da una sorta di battistrada, la mostra "Anatomie dell'effimero. Sette visioni di transitorietà". In essa, però, si avvertiva il respiro di un progetto pensato come quasi a sé stante, lontano dall'atmosfera competitiva di un festival. Contrapporre, poi, alla tangibile percezione di solidità che avvolge Bagnacavallo, un'esposizione di opere d'arte che trattano della caducità dell'uomo e delle cose, ha avuto il sapore di una sfida, che il curatore Diego Galizzi ha saputo vincere.

L'ex convento di San Francesco, il monumentale complesso che ha ospitato la mostra, costituisce un esempio riuscito di come sia possibile sfruttare un dato contingente avverso per trarne un vantaggio. Eretto su una precedente chiesa romanico-gotica, il convento assunse l'aspetto attuale alla fine del Settecento, dopo essere stato restaurato in più circostanze nel corso dei secoli. L'ultimo, recente, intervento ne ha consentito la riapertura nel 2000. La mancanza di fondi non ha permesso, però, il completamento dell'opera di risanamento e - ci azzardiamo ad affermare - per fortuna. Se una parte dell'edificio è stata adibita a ostello, quella non toccata dai lavori è stata infatti pensata come contenitore di mostre d'arte. L'ambiente è allo stato grezzo, quasi diroccato, e risente dei colpi subìti durante il secondo conflitto mondiale. Tutto può dare la sensazione di un luogo abbandonato, in rovina e lasciato a sé stesso. Eppure è particolarmente idoneo ad ambientarvi esposizioni di arte contemporanea, un'arte che spesso si confronta con il disagio che la società industriale e tecnologica produce sull'uomo.

Diego Galizzi è partito dall'idea di transitorietà suggeritagli dal "teatro" di cui disponeva, e solo successivamente è giunto ai nomi che l'avrebbero potuta incarnare. Laura Bisotti, Elisabetta Diamanti, Erico Kito, Elena Molena, Lanfranco Quadrio, Nicola Samorì e Giorgia Severi sono i sette artisti chiamati a testimoniare il loro rapporto con questa dimensione esistenziale. Sono due i sentimenti prevalenti nella mostra, e derivano da altrettanti modi di concepire la vita. Nicola Samorì, Lanfranco Quadrio ed Elena Molena incarnano la visione occidentale, in cui l'uomo e le cose si dissolvono: da qui il doloroso rigore e la disperazione laica, oppure la concezione fideistica cristiana che si affida alla speranza. L'altro sguardo non contempla una fine, ma testimonia una serena accettazione del trasmutarsi continuo dell'esistenza, e questa è la visione orientale: non solo la giapponese Erico Kito, ma anche Elisabetta Diamanti, Giorgia Severi e Laura Bisotti sembrano farsi portavoce di questo sentire.


"I Festival nazionale dell'incisione contemporanea", Bagnacavallo (Ravenna), 18-20 ottobre 2013; Anatomie dell'effimero. Sette visioni di transitorietà, a cura di D. Galizzi, Fusignano (Ravenna), Grafiche Morandi, 2013, 121 pagine, 10 euro.

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