Rivista "IBC" XXI, 2013, 3
Dossier: Musei Multiverso - Un software per creare e collegare universi culturali
musei e beni culturali, dossier /
Quando si è trattato di decidere quali sarebbero stati i contenuti della prima applicazione sperimentale del progetto "MuMu - Musei Multiverso" nell'ambito dei musei dell'Emilia-Romagna abbiamo ragionato su varie ipotesi. L'impostazione della app, basata su un certo numero di pianeti da scoprire e visitare attraverso un viaggio virtuale, non rendeva immediatamente percepibili le possibili soluzioni. I pianeti andavano collegati tra loro e avrebbero potuto a loro volta generare nuovi possibili collegamenti. Lo strumento da utilizzare per poter fruire di questo nuovo universo poneva inoltre alcune precise condizioni: numero contenuto e brevità di testi, spazio privilegiato per immagini, video, audio; necessità di costruire due tipi di percorsi per ogni pianeta. Bisognava quindi ragionare su temi che valorizzassero i patrimoni e, al tempo stesso, esaltassero le caratteristiche tecniche dell'applicazione.
Più o meno nello stesso periodo, l'Istituto per i beni culturali della Regione stava valutando le iniziative da intraprendere per celebrare il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. È venuto a quel punto naturale scegliere proprio la figura del grande compositore per inaugurare questo nuovo approccio. Oltre a essere stato un grandissimo musicista, Verdi è stato infatti anche uomo dei suoi tempi, ricco proprietario terriero, interprete musicale del Risorgimento italiano, filantropo riservato, politico riluttante, contadino delle Roncole. Una figura quindi ideale, vista la sua poliedricità, per costruire un itinerario tra musei e luoghi dell'Emilia-Romagna secondo legami di senso e rimandi non troppo ovvii.
D'altra parte la realtà dei musei emiliano-romagnoli, ricca e articolata, consente di leggere il territorio regionale ripercorrendone di volta in volta e in modo documentato la storia, le vicende artistiche e culturali, la cultura materiale, gli aspetti del paesaggio, i beni naturali, gli aspetti tecnico-scientifici e produttivi.
L'intreccio tra questa varietà di situazioni e le caratteristiche e gli interessi della figura di Giuseppe Verdi si è concretizzato nell'individuazione di 4 possibili percorsi tematici di visita: musica, territorio, Ottocento (inteso come società, arte e storia di quel periodo) e cultura del cibo. Percorsi che, a loro volta, si incontrano e si intersecano componendo una sorta di griglia percorribile in direzioni diverse, a seconda delle curiosità e degli interessi.
I musei e i luoghi coinvolti in questa prima "esplorazione planetaria" sono stati 24: una soglia dettata, oltreché da ragioni tipologiche, anche dal tipo di opere e di materiali conservati e dalla necessità di non eccedere nel numero di luoghi rappresentati, anche per meglio testare l'applicazione e il suo funzionamento.
Con il coinvolgimento dei responsabili dei musei e degli altri luoghi rappresentati - e con la consulenza e la collaborazione dell'Istituto nazionale di studi verdiani che, insieme alla Fondazione Toscanini e al Castello della musica di Noceto, ha messo a disposizione le registrazioni musicali - sono così stati costruiti i quattro percorsi, alla scoperta dei quali si viene introdotti dal Preludio della Traviata.
Le tappe del viaggio sono anch'esse connotate da brani musicali (la maggior parte dei quali verdiani e tratti da alcune delle opere più note, come Otello, Aida, I Lombardi alla prima Crociata, Don Carlo, Falstaff), da immagini delle sedi museali, dipinti, sculture, disegni, fotografie, strumenti musicali, erbari, orti botanici, strumentazioni scientifiche, porzioni di territorio, pompe idrauliche, da brani video e audio che raccontano vicende e persone.
Punto di partenza, e non poteva essere altrimenti, è la casa natale di Giuseppe Verdi a Roncole di Busseto, un luogo evocativo che ricorda le umili origini del Maestro, che nel 1863 scriveva: "Sono stato, sono e sarò sempre un paesano delle Roncole". Un Verdi giovane e un Verdi affermato sono illustrati da altre due case-museo: Casa Barezzi a Busseto e Villa Verdi a Sant'Agata di Villanova sull'Arda. Tra i materiali utilizzati per raccontare Villa Verdi, tra l'altro, si può ascoltare la lettura della famosa lettera di Giuseppina Strepponi che descrive con accenti comici l'impegno del marito nella progettazione e realizzazione degli spazi della casa e del parco e i continui cambi di letto da una stanza all'altra mentre fervevano i lavori.
Verdi si occupava personalmente anche della gestione dei suoi terreni e ne apprezzava i prodotti. Per questo abbiamo connesso i luoghi verdiani al museo di San Martino in Rio con immagini e un filmato che raccontano la vita dei contadini e dei proprietari nelle campagne padane tra Ottocento e primi anni del Novecento. Verdi imprenditore agricolo si preoccupa di far arrivare l'acqua nei suoi terreni disponendo lo scavo di canali di derivazione dai torrenti vicini. Una pratica che ci rimanda al millenario rapporto che coinvolge uomini, acque e bonifica delle terre prima sommerse e poi rese coltivabili: ad Argenta il Museo della bonifica ne racconta lo sviluppo nel corso del Novecento in Emilia-Romagna.
Allo stesso modo i paesaggi, la storia e la società dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento rivivono nelle opere d'arte della bella collezione del nobile piacentino Giuseppe Ricci Oddi, conservata nella Galleria omonima che annovera tra i suoi artisti Antonio Fontanesi, Antonio Mancini, Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis.
Il percorso legato all'Ottocento artistico prosegue con Giovanni Boldini, che ha rappresentato con grande efficacia e raffinata eleganza l'alta società europea di fine secolo e inizi Novecento, ma anche la vita nelle grandi città e i segnali di modernità che la caratterizzano. In questo caso la connessione tra i luoghi verdiani e il Museo Boldini si fa più stretta e coinvolgente: il pittore ferrarese è l'autore di uno dei più celebri ritratti di Verdi, mentre il compositore rinnova a sua volta l'amicizia reciproca con il dono di dediche e spartiti.
La musica verdiana è, con tutta evidenza, la colonna sonora del Risorgimento italiano e Va, pensiero una sorta di secondo inno nazionale, anche se Verdi non partecipa in prima persona alle battaglie risorgimentali. Nel 1861 accetta l'invito di Cavour a far parte del primo Parlamento del Regno d'Italia, ma la politica non gli interessa. Il tema è comunque imprescindibile e per questo il nostro percorso fa tappa anche al Museo del Risorgimento di Bologna, che conserva cimeli, materiali e documenti resi ancora più interessanti e "vivi" dalla passione degli attuali curatori, e si sposta poi alla periferia di Forlì, nel cuore di una bella casa padronale, Villa Saffi, già sede di riunioni carbonare, che dal 1861 ha ospitato il leader mazziniano e democratico Aurelio Saffi e sua moglie Giorgina Craufurd. Inglese di origine, ma patriota italiana per passione politica, amica e collaboratrice di Mazzini, Giorgina partecipa con slancio alle vicende del Risorgimento e organizza le prime società di mutuo soccorso per le donne lavoratrici. Abbiamo scelto di parlare di lei in omaggio alle tante donne protagoniste dimenticate delle battaglie risorgimentali e degli albori delle lotte emancipazionistiche.
Risorgimento e melodramma rivivono in un prodotto solo apparentemente minore, ma in realtà potente ed estremamente comunicativo: la figurina, gioco dell'infanzia, magica icona della cultura divenuta seriale e popolare, concentrato di storia nazionale. Lo straordinario museo modenese dedicato appunto alle figurine ne raccoglie centinaia di migliaia. Per il nostro viaggio abbiamo ovviamente privilegiato quelle dedicate alle opere verdiane e ai protagonisti dell'unità d'Italia.
Abbiamo deciso di concludere il "lungo" Ottocento nel segno della rivoluzione tecnologica e quindi della modernità: Villa Griffone, sulle colline bolognesi, è il teatro del primo riuscito esperimento di radiocomunicazione compiuto nel 1895 da un giovane e appassionato autodidatta, Guglielmo Marconi. Un piccolo, emozionante filmato ce lo mostra all'opera. Pioniere del wireless, Marconi riceverà il premio Nobel nel 1909.
La musica, in Emilia-Romagna, non si identifica solo con Giuseppe Verdi. L'itinerario tematico è in questo caso particolarmente denso di snodi e punti di sosta. La prima tappa, che funge anche da centro propulsivo per successive esplorazioni, è il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna, il cui nume tutelare è il padre francescano Giovanni Battista Martini, una delle personalità più illustri del Settecento musicale europeo, che ebbe anche Mozart tra i suoi allievi. Un allievo particolarmente apprezzato, visto che padre Martini non esitò a correggergli il compito con cui altrimenti non sarebbe forse riuscito a superare la prova di ingresso nella prestigiosa Accademia Filarmonica bolognese.
Il museo bolognese conserva, tra l'altro, una splendida raccolta di strumenti musicali. Collezioni di strumenti sono conservate in molti altri musei. Tra questi abbiamo scelto il Castello della musica ospitato nell'antica Rocca Sanvitale di Noceto, che affianca due diverse raccolte: gli strumenti del maestro liutaio Renato Scrollavezza e gli oltre duemila dischi in vinile a 78 e a 33 giri di musica lirica e sinfonica appartenuti al giornalista sportivo e melomane Bruno Slawitz. Le registrazioni che proponiamo sono imperfette, ma le voci dei cantanti decisamente affascinanti.
Quanto agli strumenti musicali, accanto a quelli di più nobili tradizioni, non potevamo dimenticare strumenti popolari e curiosi come le ocarine di Budrio, ben rappresentate nel museo a loro dedicato, con le quali si suona di tutto, e ovviamente anche Verdi.
Se l'Emilia-Romagna rimane, come è stata definita, la terra del melodramma, l'epicentro tellurico è sicuramente nell'antico ducato governato da Maria Luigia d'Austria. A Parma, nel 1867, nel quartiere operaio e popolare di Oltretorrente (quello che il trasvolatore fascista Italo Balbo non riuscì a espugnare), è nato Arturo Toscanini, tra i più celebri direttori d'orchestra del mondo, che ha conquistato le platee internazionali con la forza irresistibile delle sue interpretazioni sia operistiche che sinfoniche. La sua casa è un museo ricco di oggetti, documenti, immagini e riproduzioni sonore originali.
Pietro Mascagni era livornese, ma i casi della vita lo hanno portato spesso in terra di Romagna: la chiesa parrocchiale di Bagnara di Romagna ospita infatti un piccolo museo a lui dedicato, traboccante di spartiti, dipinti, fotografie, dediche. Merito della bella Anna Lolli, la cantante con cui Mascagni visse una lunga e romantica storia d'amore, testimoniata dalle oltre quattromila lettere qui conservate.
Era invece pesarese di nascita, ma legato a Lugo e a Bologna, dove visse in fasi diverse della sua vita, Gioachino Rossini. L'autore del Barbiere di Siviglia e del Guglielmo Tell è stato anche un raffinato buongustaio, amante della buona tavola e del buon vino. Alle prese una volta con una composizione musicale, sembra abbia confessato: "Sto cercando buoni motivi, ma non mi vengono in mente che pasticci, tartufi e cose simili". La duplice passione rossiniana per la musica e per il cibo ci permette di introdurre un breve percorso gastronomico, quasi d'obbligo viste le caratteristiche peculiari del nostro territorio.
Così, per scoprire i segreti della nobile arte della norcineria, si visita il Museo del prosciutto di Langhirano, che fa autorevolmente parte della confraternita dei musei del gusto emiliano-romagnoli, e ci si reca poi in rispettoso pellegrinaggio nella Casa Artusi di Forlimpopoli, che insieme al museo ospita una biblioteca, un ristorante e una scuola di cucina. Secondo molti autorevoli critici, a Pellegrino Artusi - autore, nel 1871, del famoso manuale La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene - va il merito di aver collaborato a una seconda importante Unità d'Italia: quella degli italiani a tavola.
Questi sono alcuni dei nodi e dei punti di sosta della nostra esplorazione sotto l'ala protettrice di Verdi. Come è evidente, si tratta di scelte motivate, che non esauriscono però le possibilità di connessione dei musei tra loro. Altri potrebbero privilegiare fili conduttori diversi e produrre così - come è nell'intenzione degli ideatori della piattaforma - universi sempre nuovi, veri e propri moltiplicatori di storie e narrazioni.
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