Rivista "IBC" XXI, 2013, 3

interventi, storie e personaggi

La figura dell'arguto naturalista Carlo Emery rivive nel fondo conservato dall'Università di Bologna presso la Biblioteca di Agraria "Gabriele Goidanich".
Tra lucciole e formiche

Annalisa Demaria
[Biblioteca di Agraria "Gabriele Goidanich", Università di Bologna]

Il nome di Carlo Emery (Napoli, 25 ottobre 1848 - Bologna, 11 maggio 1925) negli ultimi anni è in parte caduto nell'oblio, eppure fu un personaggio di rilievo nel panorama scientifico italiano del suo tempo. Lo zoologo napoletano di origine svizzera, infatti, non si sottrasse al dibattito sul darwinismo, di cui fu osservatore critico, e intrattenne una rete fittissima di rapporti con i maggiori naturalisti, partendo dal suo campo di interesse, costituito dall'entomologia e, in particolare, dallo studio dei formicidi. Presso l'Ateneo di Bologna fu docente di Zoologia a partire dal 1881 e direttore dell'Istituto di zoologia negli anni in cui un giovane Augusto Murri si accingeva a dirigere la Clinica medica e un illustre poeta quale Giosuè Carducci continuava nella direzione della prestigiosa cattedra di Letteratura italiana.

Durante il periodo bolognese della sua attività, Emery si dedicò principalmente agli studi sulla secrezione del veleno nelle vipere e sulla luminosità emessa dalle lucciole, studi destinati a rivestire grande importanza e che costituiscono ancora oggi pietre miliari nella storia della zoologia.1 Prima che gli venisse assegnata la cattedra a Bologna, Emery mise a frutto la laurea in Medicina esercitando la carriera medica, attività di cui si rintracciano elementi nel suo epistolario, inoltre fu ricercatore presso la Stazione zoologica di Napoli appena fondata da Felix Anton Dohrn. Si ricorda infine che fu assistente alla cattedra di Fisiologia di Palermo e in quella di Cagliari.

Emery torna oggi alla ribalta in occasione della catalogazione del fondo documentario che porta il suo nome, conservato presso la Biblioteca di Agraria "Gabriele Goidanich" dell'Università di Bologna. I materiali provengono dall'ex Istituto di entomologia, ora confluito nel Dipartimento di scienze agrarie, e consistono in libri, lettere, fotografie e attestati, lasciati presumibilmente all'Ateneo dagli eredi dell'Emery stesso.

È manifesto l'apprezzamento reverente con cui l'Istituto di entomologia accolse il lascito dell'illustre zoologo, membro, fin dalla sua fondazione, della Società entomologica italiana: i materiali sono infatti alloggiati in un mobile appositamente costruito, su cui spicca l'incisione "Sacrarium Emery". La donazione comprende circa 87 monografie appartenute allo studioso, tra cui 3 anteriori al 1830, riconoscibili dall'ex libris che la tradizione vuole disegnato dal proprietario stesso e che raffigura un gatto nero con il motto: "Meglio soli che male accompagnati".

Fra i tre libri antichi, si segnala per rarità l'opera di Andreas Johann Schmidt dal titolo Rem Publicam formicarum, pubblica dissertazione di una tesi argomentativa sulle formiche.2 A parte i volumi scritti direttamente da Emery, si trovano nel fondo opere in lingua italiana, tedesca e francese a cui il docente napoletano contribuì in qualità di prefatore o curatore. Tra queste si nota l'opera ottocentesca Le livre d'histoires, récits scientifiques de l'oncle Paul à ses neveux. Lectures courantes pour toutes les écoles, trattato scientifico raccontato ai bambini.

Il volume Zoologia popolare, ovvero la bestiale commedia, dedicato ai suoi studenti, e l'opera L'inno dei lavoratori delle Formiche, firmati da Emery con lo pseudonimo di "Cocò il Pappagallo", rivelano un atteggiamento scanzonato nei confronti della zoologia. Si riporta, a questo proposito, un estratto da entrambi i volumi:


Zoologia popolare
ovvero
la Bestiale Commedia
Nuove dispense di zoologia per le sessioni
straordinarie d'esami
disposte in 100 strofe facili e amene
per cura di Cocò (Il Pappagallo)
precedute da una lettera del
Prof. Carlo Emery all'autore

Il lombrico

Il lombrico sotto terra,
gallerie va scavando
e la terra divorando
che all'esterno evacuerà.

Setole ha, non parapodii;
digogàmo, a doppio sesso,
ha reciproco l'amplesso.
L'uova in bozzoli depon.

Della vita dei Lombrici
Darwin scrisse un libro già.
La struttura dei Lombrici
Rosa a tutti insegnerà.


L'inno dei Lavoratori
delle Formiche
versi di Cocò (il Pappagallo)
letti al banchetto di chiusura
del Convegno Zoologico
in Portoferraio il 19 aprile 1905

La formica che s'aggira,
priva d'ali, è l'operaia.
Se ne vedono a migliaia,
tutte intente a lavorar.

Non conoscon Labriola
né il gran Ferri, né Turati,
non han leghe e sindacati,
e non sanno scioperar...


Per quanto riguarda le monografie a carattere scientifico di cui Emery è autore, contenute nel fondo, esse costituiscono un tutt'uno bibliografico con la raccolta dei suoi articoli conservati in quattro volumi rilegati e sempre contenuti nel "Sacrarium". Dalla volontà archivistica di Emery scaturì, quindi, l'attuale ordinamento, impartito tanto alle pubblicazioni, ordinatamente collezionate e raccolte, quanto alla corrispondenza e agli attestati.

Venendo dunque alla sezione manoscritti e documenti, ci si trova davanti a tre faldoni di lettere ricevute, ordinate alfabeticamente per mittente. L'ordinamento del fondo è stato mantenuto e si è provveduto a indicare, per ogni lettera, data, luogo, mittente, e a fornire, ove possibile, un regesto. Nell'ordinamento impartito originariamente al fondo si riconoscono almeno due mani: sulle singole missive compare sovente il nome del mittente di pugno di Emery, cui si aggiunge in inchiostro rosso il nome (talvolta erroneamente interpretato) a opera di una mano successiva.

Si tratta di circa 646 tra lettere e cartoline postali, nell'arco cronologico dal 1841 al 1925, quando Emery era docente negli atenei di Palermo, Cagliari e Bologna. Le missive provengono da tutto il mondo, sia da istituzioni scientifiche quali musei o università, sia da singole personalità e da località assai lontane (Kiev, Calcutta, Tokio). È questo un riverbero della struttura della disciplina zoologica, che si avvale di ritrovamenti e segnalazioni di esemplari provenienti da studiosi e da stazioni osservative di tutto il globo. Da insigne studioso della sistematica, sostenuto dalla grande padronanza delle lingue, Emery è al centro di una rete di corrispondenti, i quali spesso allegano campioni di esemplari in un'ottica di scambio e diffusione delle idee e delle conoscenze.

Si è accennato alla poliglottìa di Emery il quale, di famiglia originaria della Svizzera, oltre all'italiano conosceva l'inglese, il francese, il tedesco. Questo aspetto emerge anche dalla corrispondenza, che comprende lettere in tutte le lingue sopracitate. Tra i corrispondenti più significativi si segnalano: Auguste Forel (circa 94 tra lettere e cartoline postali), mirmecologo per passione ma noto, soprattutto, per i suoi studi sulla neurologia e sull'anatomia cerebrale; Adolfo Targioni Tozzetti, fondatore e primo presidente della Società entomologica italiana; e Giovanni Capellini, già rettore dell'Università di Bologna. Da citare, inoltre, una missiva arrivata da Federico Delpino, anch'egli docente all'Università di Bologna e noto soprattutto per i suoi studi sulla biologia vegetale.

Completano il fondo "Emery" una serie di fotografie di difficile identificazione e gli attestati che gli conferirono accademie e istituzioni quali l'Accademia dei Lincei, la Società entomologica italiana, la Reale Accademia delle Scienze, la Societé Entomologique Belge e la Society of Biological Chemistry. Il conferimento della qualifica di socio o membro da parte di importanti istituzioni italiane ed estere è ulteriore testimonianza della stima di cui Emery godette ai suoi tempi. L'attuale interesse che la descrizione e la rinnovata fruibilità del fondo hanno ottenuto porteranno senza dubbio a conoscere e a far conoscere maeglio la figura dello zoologo napoletano d'adozione bolognese.

La descrizione dei materiali d'archivio è disponibile sul sito della Biblioteca "Goidanich", dove un motore di ricerca consente di interrogare il fondo:www.biblioteche.unibo.it/agraria/archivio-e-manoscritti/fondo-emery. La diaspora dei materiali di Emery ha fatto sì, però, che presso varie istituzioni italiane si ritrovino raccolte di libri e di insetti appartenuti o raccolti dallo zoologo napoletano. All'Università di Bologna, oltre al fondo di Agraria, è presente la cosiddetta "Miscellanea Emery" presso il Dipartimento di scienze biologiche, geologiche e ambientali: 5438 articoli scientifici, raccolti da Emery e datati tra il 1805 e il 1924, il cui elenco è disponibile on line:www.bigea.unibo.it/it/risorse/files/miscellanea-emery-3.

La collezione emeryana di imenotteri formicidi è conservata tuttora al Museo civico di storia naturale "Giacomo Doria" di Genova ed è costituita da 93 scatole grandi e 32 scatole piccole, contenenti molti dei campioni ricevuti, insieme alle lettere, dai suoi colleghi e amici studiosi di tutto il mondo. Il tassello rappresentato dal fondo cosnervato presso la Biblioteca di Agraria costituisce quindi un elemento significativo e importante per ricostruire la poliedrica personalità scientifica di Carlo Emery e per rinnovare il suo ricordo.


Note

(1) C. Emery, Intorno alle ghiandole del capo di alcuni serpenti proteroglifi, "Annali del Museo civico di storia naturale di Genova", XV, 1879-1880, pp. 546-555; C. Emery, La luce negli amori delle lucciole, "Bullettino della Società Entomologica Italiana", XVIII, 1886, pp. 406-411.

(2) A. J. Schmidt, Rem Publicam formicarum, Jenæ, typis Johannis Jacobi Bauhoferi, 1684.


Bibliografia

Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto per l'Enciclopedia Italiana Treccani, 1960- , Volume 43 (la voce dedicata a Emery è curata da Maurizia Alippi Cappelletti).

A. Ghigi, Carlo Emery, "Annuario dell'Università di Bologna", 1924-1925, pp. 259-260.

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