Rivista "IBC" XXI, 2013, 2

Dossier: Un racconto che si rinnova - Verso il 70° della Resistenza e della Liberazione

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Musiche resistenti: le storie partigiane nella canzone del dopoguerra

Claudio Silingardi
[direttore dell'Istituto storico di Modena e dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia]

Negli ultimi vent'anni la musica ha iniziato ad avere un proprio spazio negli studi storici sulla società italiana, in particolare del dopoguerra, affiancando i più tradizionali riferimenti a letteratura, cinema e teatro, ambiti artistici ritenuti utili a esplorare sentimenti, motivazioni, sogni e speranze delle generazioni che si sono succedute dopo la Liberazione.1 Nel caso della musica, poi, è forte oggi la consapevolezza della sua importanza nella costruzione o nel consolidamento delle identità collettive e del vissuto individuale delle persone, sia sul piano politico sia su quello sentimentale, e della sua capacità di produrre senso comune storico.

In effetti, quella relativa alla Resistenza è forse la pagina più densa del rapporto tra canzone italiana e storia nel dopoguerra. In questo quadro, vari musicisti, cantanti e band provenienti dall'Emilia-Romagna hanno assunto un ruolo spesso centrale, a conferma della fecondità del contesto regionale nel favorire il rapporto tra memoria, storia ed elaborazione artistica, ma anche nel creare le condizioni affinché questi artisti potessero esprimersi. Basti pensare al ruolo che hanno avuto in questo senso le feste dell'Unità promosse dal Partito comunista, o l'impegno degli enti locali nel promuovere le diverse forme di cultura popolare.2


In genere si considera come momento d'avvio del rapporto tra canzone d'autore e Resistenza la nascita, alla fine del 1957 a Torino, del gruppo "Cantacronache". In realtà è presente qualche traccia di iniziative precedenti (per esempio un concorso per nuove canzoni dedicate alla Resistenza, promosso nel 1947 dalla sezione di Reggio Emilia dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia), ma in ogni caso l'immediato dopoguerra è segnato, da un lato, dall'egemonia della canzonetta d'evasione - si vogliono dimenticare velocemente le ferite della guerra - e, dall'altro, dalla riproposizione del canto partigiano tradizionale. Semmai, è il canto politico a conoscere un momento di creatività, soprattutto tra il 1948 e il 1953, cioè negli anni più duri dello scontro politico e sociale che segna l'Italia di quegli anni, mentre il canto del lavoro è tenuto vivo con continuità, fino alla loro scomparsa, dalle mondine emiliane.

Anche negli anni Cinquanta nella musica continua a prevalere una melodia rassicurante, rappresentativa di un'Italia arcaica e rurale, ben delineata dalle canzoni proposte dal Festival di Sanremo, che inizia nel 1951. Solo negli ambienti colti vi è attenzione al folk e alla canzone francese. Radio e poi televisione non prestano alcuna attenzione al canto di protesta, e l'unica possibilità di ascoltare i canti partigiani e comunisti è offerta, per chi riesce a riceverla, da Radio Capodistria.

Proprio per reagire all'egemonia della canzonetta sanremese, recuperando la canzone sociale, nasce alla fine del 1957, a Torino, il gruppo "Cantacronache", per il quale diventa centrale il recupero della memoria e della storia, in particolare di quella della Resistenza. Tra le varie canzoni che propongono (la più nota è Oltre il ponte, con testo di Italo Calvino) vi èPartigiano sconosciuto, che riprende il testo di una poesia scritta da Claudina Vaccari in onore di un partigiano ignoto ucciso in pieno centro a Modena nei giorni della liberazione.

Le vicende del luglio 1960, con gli scontri di Genova e l'uccisione di cinque lavoratori a Reggio Emilia, rappresentano un momento di svolta non solo politico, con l'apertura della stagione dei governi di centrosinistra, ma anche politico e sociale, con l'apparire di un inedito soggetto collettivo, i giovani dalle "magliette a strisce", che diventano protagonisti di un nuovo antifascismo. Proprio sull'episodio reggiano Fausto Amodei scrive la canzone Per i morti di Reggio Emilia, che salda esplicitamente le lotte in corso alla memoria della Resistenza.


Il gruppo "Cantacronache" entra in crisi e si scioglie nel 1962, ma alcuni suoi elementi danno vita, a Milano, alla rivista "Nuovo canzoniere italiano", e da questo momento nasce un nuovo gruppo musicale e di ricerca etnografica, molto attivo, che in un ventennio terrà centinaia di concerti in tutta Italia (tanti dei quali in Emilia-Romagna) e pubblicherà qualcosa come 276 dischi con la casa discografica "I dischi del sole". Ma incorrerà anche in denunce per i testi delle canzoni proposte, come del resto capita nel 1966 ad Antonio Ricci, giovane artista di Villanova di Bagnacavallo (Ravenna), che viene denunciato perché in un recital che porta in giro per la Romagna insieme a Enzo Fabbri, La Badoglieide, canta una canzone scritta durante la Resistenza da Nuto Revelli.

Soprattutto nella seconda metà degli anni Sessanta, anche l'Italia è investita da nuovi fenomeni musicali e di costume. Nasce il beat, che ha in Modena e nell'Emilia uno degli epicentri, con realtà come gli "Equipe 84" e i "Nomadi". Ma arriva anche il folk-beat, la canzone di protesta americana, che trova interpreti locali in figure come Francesco Guccini, autore per i "Nomadi" di canzoni che fanno riferimento alla Shoah, come La canzone del bambino nel vento (Auschwitz) e Dio è morto.

Durante il Sessantotto, in particolare, assume maggiore importanza il messaggio contenuto nelle canzoni e, per la prima volta in un movimento di protesta collettivo del Novecento, il linguaggio musicale è fondamentale: Contessa, la canzone di Paolo Pietrangeli che crea un collegamento alla Resistenza richiamando nella strofa finale Fischia il vento, diventa la colonna sonora del movimento.

Da questo momento, e per tutto il corso degli anni Settanta, i protagonisti sono diversi canzonieri, gruppi che iniziano ad attraversare l'Italia e l'Europa portando le loro canzoni politiche nelle manifestazioni, nei picchetti davanti alle fabbriche, nelle occupazioni delle scuole e delle università. Per l'Emilia-Romagna si possono citare i casi del "Canzoniere Il Contemporaneo", nato nel 1967 tra Modena e Carpi, che nel 1975 realizza un album di canzoni dedicate alla Resistenza, e quello del "Canzoniere delle Lame" di Bologna, fondato nello stesso anno, che nel proprio repertorio di canti sociali e politici propone diverse canzoni partigiane.

Il 1975, trentennale della Resistenza, va comunque ricordato per il capolavoro del gruppo milanese degli "Stormy Six", Un biglietto del tram, che propone brani ordinati cronologicamente, dalla battaglia di Stalingrado alla liberazione, come un libro di "storia cantata". E Stalingrado diventa la colonna sonora del movimento studentesco milanese.

Nel 1978 anche i "Nomadi" scrivono una canzone sulla Resistenza ambientata a Modena,Joe Mitraglia, che affronta l'aspetto problematico della violenza partigiana postbellica.


Nel decennio successivo tutte le prospettive di cambiamento svaniscono, i movimenti entrano in crisi, i giovani si chiudono nel privato, il movimento dei lavoratori subisce pesanti sconfitte e la stessa memoria pubblica della Resistenza è messa in discussione, mentre si procede alla rivalutazione del fascismo e di Mussolini.

In questo periodo le canzoni diventano un elemento decisivo non più nella formazione politica dei giovani, ma in quella sentimentale. Scompare di fatto il canto sociale e rarissime sono le canzoni che richiamano la Resistenza. Una delle poche è Nicolò, di Pierangelo Bertoli, scritta nel 1982, interessante per il testo che richiama speranze e delusioni del dopoguerra

Dopo il 1989 le campagne mediatiche contro la Resistenza assumono un'ampiezza straordinaria e si iniziano a rivalutare non più e non solo il fascismo e Mussolini, ma la stessa esperienza della Repubblica sociale italiana. Ma qualcosa nella musica si muove. Nel 1991 nasce il gruppo dei "Modena City Ramblers", che partendo dalla passione per la musica irlandese elabora un percorso originale di combat folk, attento alla storia italiana ma anche ai movimenti di resistenza e solidarietà di tutto il mondo. E in effetti i "Modena City Ramblers" sono la band che forse con più impegno e continuità si è dedicata a questi temi, a partire dalla originale versione di Bella ciao, che ha ridato nuova vita a questa canzone tradizionale. È interessante notare che molti loro giovani fan non conoscono l'origine del brano e sono convinti che la parternità di Bella ciao sia proprio dei "Modena City Ramblers".

Dopo il 1994, con la nascita di un governo che comprende ex fascisti, si assiste a un nuovo incontro tra Resistenza e mondo giovanile, che si esprime in primo luogo proprio nella musica. Il momento centrale di questo fenomeno è il concerto di "Materiale Resistente", organizzato a Correggio il 25 aprile 1995, seguìto da un CD e da un documentario, che fa emergere l'impegno nei confronti della memoria della Resistenza da parte di diverse band (alcune nate nel corso degli anni Ottanta). Tra gli emiliano-romagnoli possiamo citare gli "Skiantos", il "Consorzio Suonatori Indipendenti", e ovviamente i "Modena City Ramblers". Nello stesso periodo anche gli "Stadio" incidono una canzone, Jimmy, ispirata a un cippo partigiano, e gruppi di altre regioni si dedicano a storie emiliano-romagnole, come nel caso dei "Gang" che dedicano La pianura dei sette fratelli ai fratelli Cervi, fucilati dai fascisti nel 1943.


Nel Sessantesimo anniversario della Resistenza sono stati prodotti tra gli album più significativi dedicati alla guerra di Liberazione, in primo luogo Appunti partigiani dei "Modena City Ramblers", frutto di un'impresa collettiva che ha coinvolto tanti artisti, da Goran Bregović a Francesco Guccini, da Moni Ovadia a Piero Pelù.

Anche in anni più recenti, artisti della nostra regione hanno scritto canzoni dedicate a storie partigiane, come nel caso di Claudio Lolli, che nel 2006 ha inciso Poco di buono, mentre Francesco Guccini dal 2007 propone dal vivo la canzone Su in collina, pubblicata solo recentemente nell'album che chiude la sua carriera, L'ultima Thule.

Nel 2012, sempre a firma dei "Modena City Ramblers", è uscito un doppio CD collettivo dal titolo Battaglione alleato, dedicato all'attacco compiuto da paracadutisti inglesi, partigiani reggiani e partigiani russi all'ufficio cartografico dell'esercito tedesco a Botteghe di Albinea, nel marzo del 1945. Il sottotitolo recita "Musiche e canzoni per una storia della Resistenza", che sembra una perfetta sintesi di tutto quanto richiamato in questi appunti. Ma la vera novità è che una parte dei proventi hanno finanziato una ricerca sulla storia della Resistenza, e i "Modena City Ramblers" hanno promosso un mini tour di presentazione dell'opera presso istituti storici e musei della Resistenza, creando così un legame finora inedito tra musica e ricerca storica.


Note

(1) A titolo di esempio cito solo la trilogia di Guido Crainz: Storia del miracolo italiano. Culture, identità, trasformazioni fra anni cinquanta e sessanta, Roma, Donzelli, 1996; Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Roma, Donzelli, 2003; Il paese reale. Dall'assassinio di Moro all'Italia di oggi, Roma, Donzelli, 2012. Sulle questioni metodologiche rimando a Marco Peroni: "Il nostro concerto". La storia contemporanea tra musica leggera e canzone popolare, Firenze, La Nuova Italia, 2001. Su musica e Resistenza sono utili i due volumi di Stefano Pivato (La storia leggera. L'uso pubblico della storia nella canzone italiana, Bologna, il Mulino, 2002; Bella ciao. Canto e politica nella storia d'Italia, Roma-Bari, Laterza, 2005) e quello di Gioacchino Lanotte (Cantalo forte. La Resistenza raccontata dalle canzoni, Viterbo, Stampa alternativa, 2006). Sulla memoria della Resistenza nel dopoguerra si veda, di Filippo Focardi: La guerra della memoria. La Resistenza nel dibattito politico italiano dal 1945 ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 2005.

(2) Questo intervento riprende alcuni contenuti di una conferenza-spettacolo dal titolo "Questo è il fiore del partigiano. Storia e memoria della Resistenza nella musica italiana 1945-2013", che da alcuni anni promuovo insieme alla "Compagnia musicale sassolese". Inizialmente la mia era una conferenza "tradizionale", durante la quale facevo ascoltare alcuni brani utilizzando un computer portatile. A conferma del ruolo attivo degli enti locali, devo a Yuri Costi, assessore alla cultura del Comune di Prignano sulla Secchia (Modena), l'idea di unire le mie narrazioni all'esecuzione delle canzoni dal vivo da parte della "Compagnia", formata da Marco Dieci (voce e chitarra), Gigi Cervi (basso), Francesco Coppola (basso) e Lucio Stefani (violino).

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