Rivista "IBC" XX, 2012, 2
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari, progetti e realizzazioni, pubblicazioni, storie e personaggi
La valle del fiume Trebbia, un ambiente caro non solo ai piacentini, è considerata speciale per la suggestiva natura del paesaggio e per la varietà dei suoi manufatti storici. L'occasione per parlarne è data da due recenti avvenimenti: l'istituzione di un parco di interesse regionale nell'area di pianura della valle e la scoperta di uno scritto inedito di Fredi Drugman a cui si rifà il titolo di questo articolo.
Fredi Drugman, come è noto a chi si occupa di museografia, è stato tra i primi in Italia a dedicare un tenace impegno alla ricerca e all'insegnamento per sostanziare un nuovo modo di fare museo, espresso dal concetto di "museo diffuso". Un termine empatico, oramai acquisito da una copiosa letteratura, che allude alla funzione del museo come stimolo di salvaguardia delle presenze storico-naturalistiche e di cultura materiale di un territorio, in quanto matrici dei paesaggi nonché risorse per l'elaborazione di valori, di nuove economie che non siano in contraddizione con lo spirito del luogo, ma diventino capaci di indurre nuovi ritmi di vita. Un museo multipolare, con accrescimento del suo ruolo sociale integrato, in forma materiale e immateriale, con il proprio intorno territoriale.1
L'elaborato di Fredi Drugman (redatto nel 1994), "Idee per un progetto di museo lungo il Trebbia", corrisponde a una ricognizione in chiave di progettazione architettonica delle potenzialità relative ai manufatti che hanno identificato la Strada statale 45: "quei manufatti che nel corso dell'antichissima storia hanno 'armato' la SS 45 [...] in particolare i ponti". Si presenta formalmente con un voluto rimando alla tradizione del taccuino di viaggio, con disegni di architettura, tra annotazione e visione di progetto. L'area rilevata, con la consapevolezza di descrivere un inventario museale praticabile, si estende, seguendo il verso dello scorrere dell'acqua della Trebbia, dalla zona collinare alla pianura, fino alla confluenza nel Po.
Pagina dopo pagina, come in un diario che sottende il movimento dei sopralluoghi, il discorso è agile, corredato da numerose scritte a mano e da una serie di freschi schizzi, per proporre una rivisitazione dei ponti della Val Trebbia in vista di un loro riscatto funzionale e simbolico. Questi ponti, infatti, sono stati effettivamente marginalizzati dall'irrompere, sul vecchio tracciato della Statale 45, della superstrada a scorrimento veloce diretta verso la Liguria e il mare.
La leggerezza sapiente di quei segni colorati, spesso tracciati sulle foto dei ponti visti nel loro contesto, sottende in realtà il recupero di un respiro naturale, necessario per individuare nuovi percorsi per la progettazione architettonica leggera, in contesti di alta valenza naturalistica e ambientale. Sono proposte di vivibilità alternativa dei 13 ponti considerati, con un fluire continuo di descrizioni, visioni progettuali, annotazioni, tra satira pungente e poesia.
Le parti dattiloscritte dell'elaborato sono, al contrario, molto dense, e rimandano, con tasselli di approfondimento, a un rigoroso mosaico composto in anni di lavoro di ricerca, seguendo la logica progettuale che ha organizzato l'attività del laboratorio di museografia fondato da Drugman e tuttora operativo sull'impostazione strategica prospettata.2
Il quadro di riferimento
Lo scritto di Fredi Drugman, che costituirà un'agile monografia di prossima pubblicazione, fa parte dell'"Inventario dei beni storico-artistici e di cultura materiale della Val Trebbia", attuato parallelamente al progetto "Il sistema museale diffuso della Val Trebbia".3
Questo progetto, voluto e coordinato da Fredi Drugman, è stato impostato sull'idea di mettere in opera un'infrastruttura culturale complessiva, capace di porre in relazione le strutture museali esistenti con il patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico della valle: fatto proprio dall'amministrazione provinciale di Piacenza, ha avuto il finanziamento del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) con due annualità di ricerca, nel 1989 e nel 1991.4
Considerato dal laboratorio di museografia come progetto pilota, ha avuto un valore emblematico, in quanto inserito in un contesto operativo, per due motivi: da un lato il dialogo con l'amministrazione locale, impegnata in quegli anni nella definizione di nuove modalità di governo del territorio e del paesaggio; dall'altro l'opportunità di avviare un tavolo di lavoro condiviso da professionisti e ricercatori di diverse esperienze disciplinari. Il loro lavoro di ricerca ha costituito non solo una base di conoscenza per l'articolazione dell'intervento museografico comune, ma anche, attraverso gli apporti specifici, il primo nucleo patrimoniale del museo territoriale stesso: gli aspetti di geologia e morfologia dei luoghi in relazione agli insediamenti del popolamento antico; gli assetti degli abitati e dei percorsi storici; l'osservazione della flora e della fauna del luogo.5
Qui di seguito si riportano gli elementi di base che caratterizzano l'area in oggetto:
· il fiume Trebbia come filo conduttore dell'intero sistema, elemento unificante di riferimento rispetto a una valle non omogenea, non solo per la diversità degli ambienti geografici (la pianura di fondovalle, la collina della media valle e i rilievi dell'alta valle) ma perché divisa da confini storici, con conseguenti gravitazioni culturali diverse;
· la Strada statale 45, la napoleonica Route de Gênes, con andamento parallelo al fiume, che percorre l'intera valle da Piacenza verso lo spartiacque dell'Appennino e il mare (la "via del sale");
· un paesaggio naturale rimasto per certi versi intatto, con alti valori naturalistici e geomorfologici, in alcuni casi unici in Europa, come la "Finestra di Bobbio";
· un sistema insediativo originario, con nuclei architettonici di notevole interesse e con una struttura puntiforme dispersa, molto spesso in precarie condizioni di stabilità statica conseguente alla dispersione demografica;
· il ruolo di Bobbio, principale polo a scala urbana di rilievo, sia per l'eccezionale significatività del suo centro storico, sia per la presenza di prestigiose istituzioni conservative e culturali;
· il ruolo di Travo, con il castello di proprietà pubblica destinato a museo del popolamento antico e con le contigue zone di scavo archeologico.
Il sistema museale, con funzioni di hub, mira a organizzare le molteplici modalità di funzione del territorio, con l'obiettivo di accogliere e suscitare non solo una domanda di turismo culturale ma anche di visita entro una motivazione di svago (vacanza, ambiente, gita sportiva eccetera), e in risposta a una domanda conoscitiva, educativa e di formazione (studio e ricerca di settore per diversi livelli di specializzazione).
L'area della Val Trebbia interessata all'ipotesi di museo territoriale ha coinvolto, nella prima fase della proposta, 8 comuni: Ottone, Ferriere, Zerba, Cerignale, Corte Brugnatella, Coli, oltre a Bobbio e Travo.
Questa delimitazione territoriale ha avuto un valore esclusivamente operativo, poiché gli elementi di omogeneità di certi aspetti, sia paesaggistici che culturali, portano evidentemente a travalicare i confini amministrativi individuati. La dimensione più appropriata per un sistema a rete di museo diffuso in Val Trebbia è piuttosto la valle intera, arrivando quindi fino al Po, e comprendendo anche Piacenza, in modo da costituire un'unità sufficientemente significativa per consentire l'applicazione di economie di sistema. Per l'area di pianura tangente all'operosa città capoluogo, sicuramente la più complessa, è stato avviato un ulteriore autonomo lavoro nell'ambito dell'"Osservatorio del fiume Po" per la valorizzazione turistico-ambientale della maggiore via d'acqua italiana.6
Anatomia del sistema: la Strada statale 45
"Per argomentare di museo diffuso lungo un percorso portante prefissato, la valle del fiume Trebbia, occorre consolidare alcuni fondamenti, capisaldi di una ipotetica struttura reticolare - fatta di andirivieni e rimandi continui - la cui forma architettonica deve risultare inequivocabilmente determinata e correlata alla struttura portante della SS 45 [...] con la sua ossatura antisismica prepotente ma, nel contempo, sufficientemente ripetitiva e moderna da consentire un approccio non imbalsamatorio a punti (e ponti) alienati da questa gigantesca dinosaurica, opera".
Sono le parole di Drugman a dare forza all'idea portante del progetto, la spina dorsale del sistema museale, la Strada statale 45: una struttura dinamica, capace di creare connessione tra i diversi nodi funzionali e di accesso a un territorio che, nella sua interezza, è visto come ambito del "museo lungo" o del "museo su gomma". La scelta è lungimirante, data la localizzazione strategica della strada, così come storicamente si è definita: direttrice di penetrazione trasversale alla Via Emilia e all'andamento del Po, indirizzata verso l'alto versante dell'Appennino e la Liguria. La Statale, infatti, affianca il corso del fiume Trebbia lungo l'intera valle e lambisce i nuclei di origine medievale di fondo, media e alta valle: Podenzano, Caselle, Rivergaro, Travo, Bobbio, Marsaglia, Ottone.
I nodi funzionali
L'ipotesi progettuale prevedeva una razionalizzazione dell'offerta museale, assegnando tematiche specifiche in rapporto alla vocazione dei luoghi e articolando le collezioni secondo percorsi rivolti verso punti esterni ai centri museali esistenti. Il connettivo sarebbe stato costituito anche da opportuni punti di informazione d'area, affiancati da leggere strutture di accoglienza e foresteria:
· Bobbio, baricentro del sistema, centro informativo e di gestione dei rapporti a carattere nazionale e internazionale. Questo per l'importanza delle sue strutture culturali, che si confrontano con altri monasteri benedettini in Europa (vedi per esempio quello svizzero di San Gallo, con la celebre biblioteca): il Museo dell'Abbazia di San Colombano, antico scriptorium monastico e sede degli Archivi storici bobbiesi, un attivo Centro culturale polifunzionale, una Scuola di cinema.
· Travo, museo e centro attrezzato per l'archeologia.
· Coli, centro attrezzato per la documentazione degli aspetti geologici e paleontologici, e per la fruizione delle emergenze naturalistiche della dorsale Trebbia-Perino.
· Ottone, centro integrato di servizi per la Val Boreca, predisposto per le osservazioni della fauna e della flora.
La mancata realizzazione del Parco del bacino del Trebbia, al quale il progetto era collegato, ha di fatto bloccato la messa in opera del sistema. Oggi l'uso capillare del computer aggiunge nuova duttilità alle logiche di valorizzazione puntuale dell'ambiente che erano alla base del progetto prospettato. Forse questa nuova definizione dei confini del Parco potrebbe portare, con adeguate calibrature, al confronto e magari alla complementarità di parte dei materiali elaborati.
La condivisione consapevole e matura di un valore è frutto di operazioni lunghe e pazienti e fa parte del lavoro di restauro della cultura, insieme alla conservazione delle conoscenze: occorre ricominciare a formare i concetti a partire dai luoghi e dalla possibilità di mantenervi soprattutto le persone. Come ho trovato scritto negli appunti di Fredi Drugman e come riporto in questo scritto dedicato alla sua memoria: "Per il bacino del Trebbia fare come i pescatori".
Note
(1) Sul tema i riferimenti nell'attività di Fredi Drugman sono molti; tra questi: il testo della relazione presentata al seminario omonimo promosso dal Dipartimento di progettazione della Facoltà di architettura del Politecnico di Milano nel maggio 1980 (F. Drugman, Il museo diffuso, "Hinterland", V, 1982, 21-22, pp. 24-25); diverse ricerche del Ministero della pubblica istruzione, università, ricerca scientifica e tecnologica (MURST) da lui coordinate, tra cui: "Architettura e scienza nei musei della cultura materiale", condotta con gruppi locali nelle facoltà di Architettura di Torino, Venezia, Napoli e Palermo; I luoghi del sapere scientifico e tecnologico, a cura di F. Drugman, Torino, Rosenberg & Sellier Editori, 1994; F. Drugman, I musei del territorio, in Il museo della cultura politecnica. Luoghi del sapere, spazi dell'esporre, a cura di F. Drugman, L. Basso Peressut, M. Brenna, Milano, Unicopli, 2002, pp. 19-23. Altri scritti sono riportati nella recente raccolta degli scritti di Drugman: Lo specchio dei desideri. Antologia sul museo, a cura di M. Brenna, Bologna, CLUEB, 2010 (volume pubblicato nella collana di museografia, da lui voluta, "Lexis - MuseoPoli - Luoghi per il sapere").
(2) Il laboratorio di museografia, presso il Dipartimento di progettazione dell'architettura del Politecnico di Milano, è attualmente coordinato da Luca Basso Peressut.
(3) Si veda l'"Inventario per il rilevamento del patrimonio storico, artistico e di cultura materiale della Val Trebbia", promosso dalla Provincia di Piacenza nel 1994 (coordinamento di Luigi Redaelli), con il sostegno dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna. Oltre ai "Ponti" (F. Drugman), furono rilevati: "I manufatti della produzione protoindustriale e industriale, le canalizzazioni del Trebbia" (M. Ricci); "I beni storico-artistici delle diocesi" (A. Coccioli Mastroviti); "Gli habitat storici" (F. Bertuzzi).
(4) Si veda: CNR, Contratto Prima annualità, n. 89.01939.15, dicembre 1989; CNR, Contratto Seconda annualità, n. 91.01634.CT15, maggio 1991.
(5) Elenco dei componenti del gruppo di lavoro: G. Marchetti (Dipartimento di geologia, Università di Pavia) e P. dall'Aglio (Dipartimento di archeologia, Università di Bologna); F. Bertuzzi, M. Finzi, M. Savoia, "Assetto storico del territorio"; M. Ricci, G. Petrali, "Aspetti di museografia"; G. Montanari, G. Volpe, "Pianificazione territoriale provinciale e carta dell'insediamento storico"; S. Malcevschi (Dipartimento biologia animale, Università di Pavia).
(6) La ricerca "Il museo a risonanza territoriale: il sistema museale del Po" è un'articolazione tematica dell'"Osservatorio del fiume Po", progetto interdisciplinare avviato per la valorizzazione ambientale, culturale e turistica del fiume e del suo bacino. Il committente è la Consulta delle 13 province e delle 4 regioni rivierasche. Il lavoro del laboratorio di museografia è stato presentato, nel giugno 2003, alla Triennale di Milano, nell'ambito della mostra "Periferie e nuove urbanità", a cura di L. Basso Peressut, M. Ricci, G. Montanari. Per il tratto piacentino del fiume Po, in cui si contano cinque centrali, è stato inoltre ipotizzato il "Parco-Museo dell'Energia", progetto di F. Drugman con G. Montanari, M. Finzi e L. Spagnoli.
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