Rivista "IBC" XX, 2012, 1

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Josef Albers, a cura di M. Pierini, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2011.
Omaggio al quadrato

Claudia Collina
[IBC]

"Questa mostra modenese rappresenta la visione di un direttore di museo che si distingue per la profondità della sua passione e la perspicacia del suo sguardo. Marco Pierini possiede, in abbondanza, le qualità che a Josef Albers stavano a cuore: un amore profondo per il piacere della visione, talento per il linguaggio (scritto e visivo), forza di volontà e meticolosità. In due splendidi edifici, uno austero e uno sontuoso, ha installato l'opera di Josef in una presentazione che le rende rara giustizia, mettendo in relazione architettura e pittura in una maniera che non soltanto incarna l'ideale del Bauhaus, ma addirittura risale al Rinascimento".

Le parole di Nicholas Fox Weber che aprono il catalogo monografico della mostra sull'artista Josef Albers, americano d'adozione, ma di origine tedesca, restituiscono con rara esattezza di sintesi la filosofia con cui è stata ordinata questa esibizione, omaggio di Marco Pierini all'opera omnia di Albers. La sperimentazione e la coerenza, costanti della sua ricerca artistica e didattica, si riflettono nelle opere di questo grande modernista e avanguardista, dai suoi esordi sino all'ultima opera prima della dipartita: dagli assemblages di vetri ai metalli, dalla fotografia alle covers discografiche, dall'arte tipografica alla pittura, opere che riflettono sempre la sua filosofia estetica, incentrata sulla luce e sulla purezza dei colori, osmotica all'etica e alla percezione che "art is not an object but experience".

Allievo della scuola Bauhaus e di Walter Gropius, poi assistente e maestro a Dessau sino all'insegnamento al Black Mountain College in North Carolina e all'Università di Yale, Albers applica con modularità il quadrato quale "paradigma di ogni sviluppo lineare e volumetrico degli oggetti, indipendentemente dalla loro funzione, dai materiali di cui sono costituiti, dallo spazio occupato e dal rapporto con l'ambiente" (Marco Pierini, p. 22); e per ventisei anni, dal 1950 sino al 1976, egli si concentrerà sul ciclo Hommage to the Square, in cui architettura della forma quadrata, combinata in quattro possibilità di quadrati l'uno dentro l'altro, e colore puro, steso con la spatola direttamente dal tubetto alla masonite, vibrano di luce irradiante ed energia immanente e trascendente. A creare l'aura, nella sua opera, è, per usare i termini di Elémire Zolla, la "sovrapposizione di un archetipo alla percezione, la rispondenza della realtà esterna a un segreto interiore". Come le variazioni canoniche di Bach, Albers studia le possibili composizioni cromatiche attraverso le proporzioni, la sezione aurea, la spazialità e le progressioni aritmetiche, con una tensione spirituale che solo nella composizione musicale può trovare omologia.

Sono gli anni della psicologia della Gestalt, delle teorie della percezione, che potrebbero con ambiguità portarci fuori dalla corretta interpretazione del grande lavoro di Albers, come ci avverte Pierini nel suo bel saggio introduttivo; in realtà, personalmente sentirei progressivamente più affine la ricerca del grande artista a quella di Steiner e Jung, dove il colore assume funzione di simbolo: esso stesso immagine efficace per rendere visibile l'astratto e indicarne l'"essenza", come per gli antichi egizi; ma anche processo alchemico che, dall'oscurità germinale della nigredo del primo Hommage to the Square del 1950, si trasforma, nelle varie fasi, sino alla pura luce "immaginale", trascendentale e inintelligibile, dell'ultimo Hommage.


Josef Albers, a cura di M. Pierini, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2011, 288 pagine, 34 euro.

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