Rivista "IBC" XX, 2012, 1

musei e beni culturali / pubblicazioni

A. Emiliani, Via Belle Arti 56. Conversazione-autobiografia, a cura di G. Mangani, Ancona, Il lavoro editoriale, 2011.
Il domicilio della conoscenza

Valeria Cicala
[IBC]

Nessun titolo poteva meglio sintetizzare un'intera vita e la passione per la propria professione. Via Belle Arti 56, un indirizzo che suona assai familiare per chi vive a Bologna e frequenta i luoghi della cultura, e dunque sa che lì è situata la Pinacoteca nazionale, che è anche la sede degli uffici della Soprintendenza statale. È immediato accostare a questi edifici il nome di Andrea Emiliani, uno dei maggiori storici dell'arte italiani. Colui che ha teorizzato e sperimentato una politica per i beni culturali (titolo di un suo libro, da cui muove un'intera riflessione sul patrimonio del nostro Paese, sulla sua salvaguardia e sulla sua corretta fruizione); colui che considerato con occhi nuovi e capacità d'indagine diretta il paesaggio: ha battuto il territorio regionale lasciando le città e percorrendo l'Appennino con le sue pievi e le case rurali, come pure gli orizzonti della pianura. Per primo ha parlato del concetto di museo diffuso.

Andrea Emiliani è protagonista di una storia prodigiosa, sia come studioso, sia come uomo. Nella temperie culturale e umana in cui si è formato, sono molti gli incontri che hanno accompagnato la sua prima stagione di ricercatore, a partire dagli anni Cinquanta, in una Bologna densa di dialoghi, di confronti, di intellettuali operosi che rendevano straordinario il quotidiano. Si legge questo libro e si spalanca, davanti al lettore, non solo un'esperienza eccezionalmente intensa di lavoro e di ricerca, ancora in corso, ma la storia di un mondo culturale: un'immagine calda, viva, di anni intessuti di progettualità esaltante, come pure di battaglie perdute, di amare delusioni a causa di una politica troppo spesso miope e ottusa nei confronti del patrimonio, dell'importanza che questo ha per l'educazione e la crescita del Paese.

Ma prima di Longhi, di Gnudi, di Morandi, di Arcangeli, di Denis Mahon, di compagni di strada come Gambi, Cervellati, Fanti e di una schiera di colleghi, non solo italiani, con cui ha realizzato progetti di ricerca, di esposizioni che hanno portato oltre oceano la grande pittura emiliana, le matrici intellettuali e culturali di Andrea Emiliani sono da ricercare, lo dichiara apertamente egli stesso, a Urbino. In pagine che si leggono avendo la percezione di seguire il percorso iniziatico di un giovane con le scoperte quotidiane, che si sedimentano e preparano le scelte future. "La forma perfetta del Palazzo Ducale, sintesi di un progetto architettonico, arte, paesaggio e civiltà urbana": c'è questo alla base dei viaggi, delle esperienze fatte sia attraversando l'Europa sia scandagliando i crinali di confine tra Marche Romagna e Toscana; "pesava" - scrive ancora il professore - "quella forma classica, sintesi del genio sublime e di lavoro artigianale".

Oltre cinquant'anni della storia culturale, non solo inerente questa regione, si compongono in un flusso di ricordi, di annotazioni, di profili umani rapidamente tratteggiati. L'autore crea un racconto che stimola il lettore anche per il tipo di costruzione narrativa che propone e perché si finisce per sentirsi parte di questa esistenza ancora adesso immersa e dedicata al patrimonio. E di questo gli siamo tutti estremamente grati.


A. Emiliani, Via Belle Arti 56. Conversazione-autobiografia, a cura di G. Mangani, Ancona, Il lavoro editoriale, 2011, 143 pagine, 15,00 euro.

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