Rivista "IBC" XX, 2012, 1

biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni, leggi e politiche

7500 libri preziosi, di cui 256 risalenti al Cinquecento: nella Biblioteca storica dell'Azienda Unità sanitaria locale di Piacenza è stato catalogato il patrimonio antico.
Un fondo salutare

Massimo Baucia
[conservatore del fondo antico della Biblioteca comunale "Passerini-Landi" di Piacenza]
Laura Cavazza
[IBC]
Zita Zanardi
[IBC]

Il lavoro di catalogazione del fondo antico della Biblioteca storica dell'Azienda Unità sanitaria locale di Piacenza è stato presentato lo scorso novembre insieme con il restauro dei putti dipinti da Robert De Longe nella chiesa di San Giuseppe dell'Ospedale. La circostanza è di particolare interesse, in quanto rappresenta il primo risultato del "Progetto di valorizzazione dei beni culturali delle aziende sanitarie della regione Emilia-Romagna" nell'ambito del settore delle biblioteche.

La catalogazione del fondo è stata compiuta negli ultimi due anni, ma il patrimonio culturale delle aziende sanitarie è oggetto d'interesse da parte della Regione Emilia-Romagna da oltre dieci anni. Risale infatti al marzo 2000 il convegno "I patrimoni culturali delle aziende sanitarie in Emilia-Romagna: conoscenza e valorizzazione", organizzato dall'Istituto regionale per i beni culturali, in cui si posero le basi di un progetto di ampio respiro, tale da poter prendere in considerazione tutti gli aspetti legati ai beni culturali che erano entrati a far parte del patrimonio delle aziende sanitarie a seguito dei provvedimenti normativi avvenuti nel corso degli anni Novanta. Tali provvedimenti avevano affidato alle aziende un insieme di beni estremamente complesso e articolato, di grande valore storico e culturale: beni artistici, architettonici, naturali, archivistico-documentali, strumentali, ma anche fondi librari antichi e intere biblioteche.

Il convegno del 2000 fu in effetti l'occasione per una preliminare ricognizione di localizzazioni e materiali; una ricognizione che con il progetto vero e proprio, varato a poca distanza di tempo, finalmente diventava sistematica e capillare, toccando tutto il territorio regionale. Sono state così messe in evidenza ombre e luci delle attività di tutela e conservazione dei beni culturali poste in atto dalle aziende sanitarie regionali nel corso degli ultimi vent'anni. La prima mappatura della situazione già consentiva di intravedere alcune aree d'eccellenza, a fronte di molteplici preoccupanti emergenze: mancanza di salvaguardia e corretta conservazione avevano provocato in molti casi incuria, danni e dispersioni. In sostanza si chiarì che, a parte qualche caso, le aziende sanitarie non avevano una "politica" per i beni culturali. Si rendeva quindi necessario un progetto unitario regionale, che affrontasse questo nodo partendo da un censimento dei materiali e che portasse all'obiettivo della valorizzazione, passando per la strada maestra di una corretta conservazione e tutela dei materiali. Si doveva aggiungere l'eventuale riordino e catalogazione dei fondi, nel caso si trattasse di biblioteche.

La situazione di queste ultime, in generale, appariva relativamente problematica rispetto ad altri beni, con l'eccezione di un paio di casi di vera e propria emergenza. A motivo di ciò bisogna sottolineare il costante rapporto di collaborazione tra le aziende sanitarie e la Soprintendenza regionale per i beni librari e documentari, in corso fin dagli anni Ottanta a favore delle biblioteche mediche d'informazione corrente e di alcuni fondi antichi. La Biblioteca storica dell'Unità sanitaria locale di Piacenza si presentava fra i primi destinatari dell'intervento di progetto, per le caratteristiche di grande pregio del fondo, ma anche per l'assenza di una catalogazione normalizzata e per l'esigenza di migliorare certe condizioni di tutela e conservazione. I lavori sono partiti nel corso dell'estate del 2009, guidati dalla Soprintendenza per i beni librari in collaborazione con la Sezione antica della Biblioteca comunale "Passerini-Landi" e il Polo bibliotecario piacentino.


La Biblioteca storica dell'Ospedale "Guglielmo da Saliceto" è ospitata nell'arioso ambiente conosciuto come "Sala delle colonne", al primo piano di un edificio che faceva parte del più vasto complesso progettato dall'architetto Alessio Tramello e realizzato, fra il 1502 e il 1521, per ampliare gli spazi dedicati ai luoghi di ospitalità - circa una trentina di ospedaletti - uniti nel 1471, per volontà del vescovo di Piacenza Giovanni Campesi, a formare l'Ospedale grande, che ne ereditava anche gli archivi. Nel corso del tempo, la struttura subì importanti trasformazioni; in particolare, nel 1806, la creazione degli "Ospizi civili" determinò il suo raggruppamento con diverse istituzioni di beneficenza. Nel 1817 l'Ospedale s'ingrandì, poiché venne annesso anche il Monastero benedettino del Santo Sepolcro con le sue proprietà.

Il patrimonio librario è custodito nelle lunghe serie di armadi di legno che rivestono le pareti della sala, tranne i volumi di grande formato e la maggior parte delle riviste, che si trovano in alcuni capienti mobili posti nelle navate laterali della sala.

L'origine di questa raccolta, che contiene molte rarità e diversi unica, non è ancora stata ricostruita, ma si auspica che la sua catalogazione possa costituire un valido incentivo per una ricerca in tal senso. È molto probabile, comunque, che sia l'esito di lasciti e doni di medici che hanno prestato la loro opera nel corso degli anni, come attesta la natura eterogenea delle opere, che vede coesistere, accanto a edizioni di carattere decisamente medico-scientifico, anche classici della letteratura (da Virgilio e Omero ad Alexandre Dumas padre e figlio) o la produzione quasi completa di editori illustri quali i milanesi fratelli Treves.

I volumi catalogati sono circa 7500, di cui più di 3200 stampati fino al 1830. Di essi 256 risalgono al XVI secolo: il più antico reca la data 1519. Si tratta del De vrinis libri septem (stampato a Venezia dal tipografo Bernardino Vitali), opera del medico bizantino Joannes Zacharias Actuarius, vissuto fra il XIII e il XIV secolo. Particolarmente presenti sono i testi sulla peste e sulle malattie infettive in genere, dovute probabilmente alla posizione geografica della città, posta al valico di entrata della pianura padana e passaggio obbligato, quindi, per merci e persone che portavano con sé i vari contagi. Tra le opere più significative su questo argomento: i De peste libri tres di Jacques Dalechamp (Lione, 1552); il De peste del medico modenese Giovanni Marinelli (Venezia, 1577); i Libri 12 Razae de pestilentia (Venezia, 1555) del medico bizantino Alessandro di Tralles, considerato il padre dell'elmintologia; il Tractatus de maculis pestiferis (Venezia, 1601) di Girolamo Mercuriale; Del governo della peste e delle maniere di guardarsene (Torino, 1714) di Ludovico Antonio Muratori.

Tra le rarità compare un'edizione del XVI secolo che per ora non risulta catalogata da nessun'altra biblioteca italiana: si tratta dell'opera del medico faentino Benedetto Vittori intitolata Prattica d'esperienza nella quale si contengono marauigliosi rimedij da lui istesso, & da molti altri eccellentiss. medici esperimentati in tutte l'infermità, che occorrer possono nel corpo humano, stampata a Venezia da Francesco Rocca nel 1570. Un'altra edizione al momento non reperibile altrove è costituita dal delizioso opuscoletto settecentesco intitolato Avviso di somma importanza alle signore donne, o sia, Ragionamento intorno a' busti con ossa di balena par dar bella figura a' corpi della gioventù, e conservarla. Del signor Reisser, sarto da donna a Lione. Tradotto in lingua italiana (In Venezia, presso Bartolommeo Occhi, 1781).

Anche le note manoscritte di possesso risultano interessanti, soprattutto per la ricerca sulle provenienze dei volumi: a titolo di esempio, 13 volumi della biblioteca recano la dedica dei rispettivi autori al medico piacentino Domenico Ferrari (1765-1842), che fu per molti anni direttore dell'ospedale, oltre che consulente di Maria Luigia d'Asburgo-Lorena (duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla) e docente presso la facoltà di Medicina a Parma. Del medico piacentino Alberico Montanari sono ben 77 volumi appartenenti a edizioni stampate fra il 1538 e il 1821: a lui si deve anche la presenza di un manoscritto contenente un suo compendio (datato 1792) della monumentale opera di Andrea Vesalio De humani corporis fabrica libri septem, della cui prima edizione (Basilea, 1543) è qui presente un esemplare.

La catalogazione della biblioteca costituisce indubbiamente un risultato di tutto rispetto. Le notizie bibliografiche, rese accessibili nel catalogo on line del Polo bibliotecario piacentino (opac.biblioteche.piacenza.it), rappresentano uno strumento basilare per la valorizzazione: l'effettiva possibilità di consultare i volumi al termine della catalogazione (possibilità per cui si è impegnata l'Unità sanitaria locale di Piacenza) è stata il presupposto dell'intervento e si pone ora come la sua naturale conseguenza. La scrupolosa attenzione riservata alla descrizione dei dati di esemplare è inoltre, come sempre in questi casi, un significativo passo avanti nella direzione della tutela. I lavori preliminari (spolveratura e bonifica degli scaffali e, in senso lato, dell'ambiente architettonicamente splendido) hanno rappresentato peraltro l'ineludibile tributo alla causa della conservazione.


Proprio nell'apprezzare i risultati raggiunti, non si può non considerare come l'iniziativa, per certi versi, ben si collochi nella tradizione dell'OPAC piacentino [On line public access catalogue, ndr]. La storia della banca dati del Polo - formatasi tra recupero informatizzato del pregresso e catalogazione corrente, secondo un progetto fortemente voluto dal Centro documentazione biblioteche della Provincia, avviatosi nel 1987 e finanziato in larga parte con le risorse dei piani bibliotecari provinciali - è segnata infatti anche dall'inclusione di altri fondi particolari.

Tra questi fondi, forse assimilabile per la percentuale di volumi antichi a quello di cui qui si tratta, c'è la biblioteca dell'architetto Giulio Ulisse Arata (1881-1962) conservata presso il Collegio "Alberoni". Lo stesso avvio della catalogazione informatizzata della Biblioteca "Passerini-Landi", del resto, mosse nel 1994 dal fondo "Anguissola" e proseguì nel 1997 con i fondi "Del Boca" e "Merli" all'Istituto storico della Resistenza. Se da un lato, dunque, la molla che ha avviato la costituzione del Polo è stata la prospettiva della condivisione del gestionale e dell'OPAC in vista degli obiettivi graduali della catalogazione partecipata e dell'attuazione di servizi integrati (come il prestito intersistemico e interbibliotecario o i servizi on line per gli utenti), dall'altro lato, soprattutto grazie a contributi regionali, non si è mancato, fin dagli inizi, di promuovere la valorizzazione di fondi significativi tramite la pubblicazione in OPAC dei relativi cataloghi.

Oggi la presenza di questa biblioteca - adeguatamente pubblicizzata, come già si è fatto e come si continuerà a fare - richiamerà certo l'attenzione degli studiosi delle materie a cui attengono i volumi che vi si trovano con tanta abbondanza. Alle loro indagini essa potrà offrire il contributo di qualche sconosciuta edizione, ma anche lumi in relazione alla circolazione e alla diffusione di teorie, di pratiche terapeutiche e di cognizioni in un ambiente forse defilato, ma non certo isolato o incurante o estraneo a quanto si andava elaborando in campo medico, farmaceutico, chimico e in altre discipline collaterali. Quegli studiosi non potranno non chiedersi se questa biblioteca rappresenti non soltanto un prezioso giacimento, ma anche l'unica risorsa documentaria del genere esistente a Piacenza.

Stupirà, probabilmente, l'assenza in OPAC di una rappresentanza adeguata di catalogazioni relative ai fondi antichi della "Passerini-Landi", ove spontaneamente ci si rivolgerebbe per trovare una prima risposta. Una parte di quelle notizie bibliografiche sta altrove. Gli incunaboli sono localizzati nella banca dati Incunabula Short Title Catalogue (www.bl.uk/catalogues/istc/index.html). Le cinquecentine sono in parte in Edit 16 e, comprese quelle stampate fuori d'Italia, nel Polo Cer (polocer.sebina.it/SebinaOpac/Opac) e da qui sono transitate in SBN [Servizio bibliotecario nazionale, ndr]. Una recentissima risorsa catalografica on line della "Passerini-Landi" è DIGITCAT (digitcat.biblioteche.piacenza.it) che - grazie alla digitalizzazione di circa centocinquantamila schede dei cataloghi storici e a un software per la consultazione che si avvale dell'indicizzazione del campo autore, titolo, luogo di edizione, data, collocazione e note - mette a disposizione, pur con i limiti impliciti nella modalità utilizzata, oltre a incunaboli e cinquecentine, l'intero patrimonio della Biblioteca, comprendendo anche le opere dal Seicento a tutto il Novecento (escluse le accessioni dopo il 1998).

Mentre ci si augura che possa trovare visibilità e accessibilità anche la biblioteca privata del dottor Antonio Corvi, costituitasi nel corso di una pluricentenaria e dinastica attività farmaceutica, proprio la catalogazione dei volumi della Biblioteca dell'Ospedale civile può assumere un ruolo trainante per ripercorrere, con l'ausilio del nuovo strumento, i fondi antichi della Biblioteca comunale alla ricerca di opere analoghe: riscontri positivi già si erano avuti, quanto all'anatomia, al tempo della mostra "Il corpo in scena: i trattati di anatomia della Biblioteca comunale Passerini-Landi", a cura di Marinella Pigozzi (Piacenza, 30 novembre 2005 - 28 febbraio 2006) e, per la botanica, con un particolare riguardo per le farmacopee e i libri professionali degli speziali, in occasione della mostra "Filtri di salute, d'amore, di morte, di conoscenza: trattati di botanica della Biblioteca comunale Passerini-Landi", a cura di Marinella Pigozzi (Piacenza, 23 novembre 2006 - 25 febbraio 2007).

Questi volumi analoghi possono essere presenti, a seconda della tipologia, o perché parte di biblioteche professionali confluite o perché, soprattutto per la fitofarmaceutica, presenti in biblioteche conventuali; ancora, per la parte più antica o di pregio, per la marcata connotazione collezionistica del fondo "Landi"; e infine, per la parte seriore, perché né la Biblioteca civica né la Landiana (prima che fosse lasciata al Comune) trascurarono l'ambizione di essere aggiornate e utili agli studi dei cittadini. Certo è che un cospicuo numero di libri di medicina o di scienze ausiliarie (1097 opere su 4476) era nella "libreria" di Luigi Ghizzoni (1751-1820) e una parte consistente arrivò alla "Passerini-Landi" in esecuzione delle sue volontà testamentarie. Poco si sa del Ghizzoni: all'Ospedale lasciò cinquemila franchi invece di libri; sua sorella Anna fu madre di Domenico Ferrari; un suo nipote Vincenzo sposò una Valaperta, cognata di Giacomo Morigi (1783-1856). I due furono, come anche del Ghizzoni si dice, direttori dell'Ospedale civile, e con i loro nomi si può intanto chiudere il cerchio.


Nota

Si ringraziano: Gianni Battini e Maria Teresa Palla (Azienda Unità sanitaria locale di Piacenza); Luisella Spezia (Provincia di Piacenza); Maria Schirripa e Cesare Zambelloni (Pierreci Codess Coopcultura).

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