Rivista "IBC" XIX, 2011, 4

Dossier: Storie di Risorgimento - L'Unità d'Italia vista dall'Emilia-Romagna

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /

Crescendo risorgimentale

Angelo Varni
[storico, presidente dell'IBC]

Attraversare l'Emilia-Romagna seguendo la molteplicità delle prospettive di conoscenza offerte dall'intreccio delle storie di uomini, di cose, di idee che hanno delineato la fisionomia specifica del territorio disteso tra Po, Adriatico e Appennino: questo l'obiettivo posto alla base dell'impegno di ricerca fatto proprio dall'Istituto regionale per i beni culturali per dare un orizzonte di ampio e durevole respiro al proprio partecipato inserirsi nelle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità.

Prospettive per molti aspetti originali, eppure tutte necessarie per cogliere i mutamenti intervenuti, non solo nelle varie fasi della costruzione politica e strutturale dello Stato allargantesi all'intera penisola; ma pure per individuare le modalità, anch'esse indispensabili, di formazione di un tessuto di adesione collettiva a un immaginario e a un bagaglio di memorie che offrissero un racconto della vicenda risorgimentale, dove l'enfasi epica illuminasse e facesse da elemento connettivo dei processi intervenuti.

Ecco allora il richiamo alla monumentalità che fissò nella pietra i sentimenti, le illusioni, i sacrifici di un passato appena vissuto e che si temeva già di veder svanire nell'urto con un difficile presente, segnato dalle difficoltà dell'immissione del Paese nelle modernità dello sviluppo economico e civile.

E ancora le biografie di alcune personalità, emblematiche di un diffuso contributo all'elaborazione risorgimentale, che, se vide l'emergere di figure di spicco nei vari ambiti culturali, geografici, professionali e politici, non fu, per altro, meno densa di adesioni espresse da appartenenti a strati sociali fino ad allora tradizionalmente estranei agli eventi riguardanti il cammino della "grande" storia. Gli stessi, del resto, che furono chiamati ad accettare le sfide dei mutamenti imposti dal divenire tutti partecipi di un'italianità non più solo vagheggiata attraverso le suggestioni dei poeti e dei romanzieri, bensì fatta di dure scelte fiscali, di inediti legami amministrativi, di dialoghi interregionali fra mondi sovente neppure comunicanti, di strategie economiche lontane dall'atavico fluire di consolidate gerarchie sociali, di reti urbanistiche e infrastrutturali destinate a imporre novità tanto materiali, quanto di abitudini di vita collettiva.

In un simile ambito acquista valenza interpretativa pure l'inedita analisi delle tipologie architettoniche delle sedi delle amministrazioni comunali, quando i municipi, pur nell'accentuata centralizzazione, ripresero a essere - in un inevitabile richiamo alla storia più gloriosa del Paese, intessuta di realtà di "campanile" dall'impianto politico "democratico" - punto di riferimento di una realtà sociale che a essi riportava la propria specificità e la propria quotidianità.

Come pure assume quasi un rilievo in qualche modo riassuntivo del riproporsi del territorio regionale dopo la sua raggiunta unità postrisorgimentale, lo sguardo gettato sui luoghi, sui paesaggi, sulla natura, a volte inattesa, dalle fuggevoli angolature dei finestrini dei treni che presero a solcare con sempre maggiore frequenza le nostre contrade, assai lontane, nel 1861, dalle esigenze di traffici su rotaia espresse dai paesi d'Oltralpe e che proprio per questo affidarono a un tale "innovativo" mezzo di trasporto le proprie speranze di sviluppo.

Intanto, di questa Italia finalmente costruita da tanti sacrifici e da un'inattesa "svolta" del destino colta con sapienza diplomatica e, a un tempo, con coraggio di popolo, si cercò di delineare un'immagine degli spazi, delle situazioni, delle comunità che ne interpretasse il senso complessivo, la raffigurazione realistica nel bene e nel male, l'orientamento dell'opinione di ceti e di ambiti geografici. E fu allora un crescendo di immagini a stampa, di periodici, di illustrazioni grafiche e, nuovo esaltante strumento riproduttivo dell'esistente, di fotografie, che ambivano a descrivere non solo gli aspetti esteriori, quanto la coscienza più intima dei soggetti immortalati dalla lastra.

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