Rivista "IBC" XVIII, 2010, 3
territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni
Architetto, ex assessore e poi sindaco di Cesena per due mandati elettorali, docente presso il Laboratorio di costruzione dell'architettura nella Facoltà di architettura dell'Università di Bologna, Giordano Conti, oggi consigliere dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, è anche uno scrittore e un teorico. L'editore Foschi di Forlì pubblica due suoi libretti, piccoli e però assai densi di concetti e saperi, con in più il grande pregio della semplicità e della chiarezza.
La materia dell'architettura auspica un recupero della cultura del fare e delle "buone tecnologie" del passato, così radicate nelle culture locali: quella alpina del legno, quella appenninica della pietra, il laterizio nell'area padana, la calce e i calcestruzzi. Brevi note bibliografiche aggiunte a ognuno dei capitoli li rendono quasi una guida pratica, utilissima per sconfiggere il crescente rischio di "perdere definitivamente, in un'orgia di materiali, tecnologie e forme sempre più avanzate, l'identità del fare architettonico, la sua contestualità rispetto al luogo". Si capisce, dai titoli che Conti dà ai suoi libri, chi sono i suoi modelli e i suoi compagni di strada: Saverio Muratori, a cui egli si riferisce già nel 1998 quando scrive Per una lettura operante della città (è l'aggettivo a svelare subito il maestro) e Pier Luigi Cervellati, che fu autore di una Nuova cultura delle città, che Conti parafrasa nel suo La nuova cultura del recupero del 1995.
Nella Città del buon vivere, dedicato proprio a Cesena, e illustrato con belle fotografie di Alberto Monti e Michele Buda, Gaddo Morpurgo interroga il sindaco uscente sulle ragioni per cui la città bella è anche una città buona per abitarci. Il "buon vivere" di cui l'autore ci parla è un impasto fatto di parole come accoglienza, appartenenza, sostenibilità, identità, progetto. Ma deve esserci soprattutto l'orgoglio, orgoglio di essere cittadini e di saper riconoscere la propria vocazione, poiché Calvino ci ha ricordato che ogni città ne ha una sua propria. Cesena, e con lei i cesenati, ci appare orgogliosa: per esempio, del suo centro storico, che è ancora un luogo dove sempre si torna. Anche se la città è migliorata ovunque, perché la secante ha reso più facile l'entrata, l'attraversamento e l'uscita dalla città, perché i nuovi quartieri (Montefiore, ex Zuccherificio, Novello) hanno standard di qualità molto elevati. Il centro storico è anche la Grande Malatestiana, un nome un po' parigino, che però non guasta, visto che di orgoglio civico si parla: si tratta dell'ampliamento della storica biblioteca, che è alla fin fine il simbolo di una città che non vuole continuare a crescere, ma invece vuole riqualificare sé stessa.
Trattare la propria città come se fosse la propria casa: questa è la ricetta, secondo Conti. Ecco il segreto, semplice e a portata di mano, ma frutto di un difficile percorso collettivo, quello stesso che impariamo quando dall'io (l'identità) riusciamo a passare al noi (l'appartenenza), quando la città che abbiamo reso bella ci invita a ritrovare quell'orgoglio che esprimevano così semplicemente i nostri vecchi dicendo "andiamo in piazza".
G. Conti, La materia dell'architettura, Forlì, Foschi Editore, 2010, 144 pagine, 12,00 euro; G. Conti, La città del buon vivere. Intervista di Gaddo Morpurgo, Forlì, Foschi Editore, 2010, 109 pagine, 15,00 euro.
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