Rivista "IBC" XVII, 2009, 1
musei e beni culturali / corrispondenze, mostre e rassegne
Parigi. 7 gennaio 2009. La città si muove felpata e attenta a non scivolare sul biancore di neve che da un paio di giorni ha fermato il termometro a diversi gradi sotto zero. Questa notte - comunicano giornali, radio e televisione - si sono raggiunti i meno 10 in città e anche i meno 13 nella banlieue! I parchi sono stati chiusi per non incrementare il già rilevante numero di incidenti per cadute sull'infido ghiaccio che si nasconde sotto la morbidezza farinosa e innocua del primo strato di neve e lo scricchiolare dei grani di sale. L'inaccessibilità dei giardini crea rammarico nei ragazzi, che non vogliono rinunciare al piacere antico del giocare con le palle di neve e cercano su pattini e affini di ricreare un habitat da montagna a poca distanza dalla Senna.
La municipalità ha dato fondo alle riserve di sale per cospargere strade e marciapiedi. Pedoni e persone su mezzi a due ruote sono quelli più esposti al rischio di caduta. Ma, come sempre in queste circostanze climatiche, il pericolo più serio lo corrono i sans-abri, coloro che non hanno casa, che dormono riparati dai cartoni o in piccole tende rabberciate, rannicchiati sotto i portici; spesso bevono roba alcolica per reagire a questo calo termico vistoso e rischiano così di restare anestetizzati in modo irreversibile da una micidiale combinazione: alcol e gelo.
Questi, in Francia, sono giorni già abbastanza distanti dal colore delle festività natalizie; oltre alle folate di freddo secco, si respirano un pieno ritmo lavorativo e una sorvegliata preoccupazione per la situazione meteorologica, che richiede risorse e tempestività di interventi. Nelle edicole le locandine dei giornali sono focalizzate, oltre che sul maltempo, su una decisione presa, un po' a sorpresa, un anno fa, dal presidente Nicolas Sarkozy e puntualmente resa esecutiva alla data annunciata: dallo scorso lunedì 5 gennaio, dalle venti alle sei della mattina, non va più in onda la pubblicità sui canali della televisione pubblica. La qual cosa influenzerà il rapporto dei francesi con le reti non private, rispetto alle quali si stanno già rivoluzionando gli equilibri nella messa in onda delle trasmissioni. Ma tutto ciò comporta, oltre a una strategia oraria da ripensare, un rinnovarsi della competitività, che dovrebbe giocarsi sulla qualità dei prodotti.
La neve attutisce i suoni e il chiacchiericcio. Anche l'onda di turismo fortemente connotata dalla vacanza di fine anno si è in gran parte esaurita ieri, giorno dell'epifania, che qui non si festeggia, ma che concede ancora una festività a italiani e spagnoli, onnipresenti in musei e brasserie. Ieri li si intuiva piuttosto disorientati dai fiocchi che mettevano a repentaglio gli ultimi acquisti, e, cosa più seria, viabilità e voli aerei. Oggi comincia ufficialmente la stagione dei saldi. Inoltre - elemento per noi più pregnante - per chi può prendere le ferie adesso, magari approfittando dei giorni fuori dal fine settimana, si avvia uno dei periodi ideali per visitare mostre e musei; musei che qui, altrimenti, sono sempre troppo intasati, sia dal pubblico locale sia dai turisti del pacchetto weekend.
Non si corre più il rischio di restare fino a quattro ore al freddo per poter vedere la mostra su "Picasso e i suoi maestri" al Grand Palais, e altrettanto accessibili diventano la mostra su Mantegna al Louvre (dove buona parte dell'attesa, fortunatamente, era all'interno del museo) e quella sul futurismo al Centre Pompidou. Oltre al pericolo di prendersi una pesante bronchite, l'agognata visita, nei giorni di devastante affollamento, si svolge in una situazione che riduce parecchio la godibilità dell'evento. Seppure sia scongiurato il pericolo di fila, dunque, in una di quelle giornate di neve che inviterebbero i più pigri al tepore lento di una sala da tè profumata da tarte tatin e croissant si può anche scegliere di trascorrere l'intera giornata in un unico museo. Nello specifico, quello che ha catturato la nostra curiosità per le esposizioni in corso, oltre che per le collezioni permanenti, già più volte assaporate, è Les Arts Décoratifs in rue de Rivoli (www.lesartsdecoratifs.fr).
È possibile godersi un variegato percorso espositivo. Le proposte sono assai diverse tra loro, ma a ben pensarci si concatenano parecchio e hanno punti di contatto che ne ampliano i rispettivi contenuti. La prospettiva non è defatigante: ci si può anche fermare a pranzo, fare acquisti al bookshop o alla boutique annessa. Delle sei mostre in corso ne abbiamo selezionate quattro. Cominciamo da quella che ha per protagonista la moda; negli anni recenti il museo ha dedicato con sistematicità esposizioni ad alcune delle grandi firme internazionali: lo scorso settembre si è conclusa quella su Valentino. Al momento (e fino al 19 aprile) la vetrina è riservata ai quarant'anni di attività della stilista Sonia Rykiel: un tripudio di tessuti, di colori, di documentazione fotografica e di postazioni video che propongono, attraverso i défilés, l'affascinante e innovativo percorso di questa donna. Un simbolo lei stessa, nell'essenzialità dei tratti e nel rosso spudorato della sua chioma.
L'allestimento crea una ambientazione di luci soffuse e di spazi, quasi dei salotti; potremmo essere all'interno di un appartamento haussmaniano. Modelli e immagini permettono anche di affrontare alcuni tematismi nell'attività della stilista, che ha lavorato spesso in modo nuovo sui tessuti, come, per esempio, il velluto, e ha interpretato la maglieria in modo assai originale. Particolarmente interessante, sul piano della documentazione, un'intervista inedita alla Rykiel realizzata da Andy Warhol per la sua emittente Warhol's TV nel 1981; e poi un omaggio di ben trenta colleghi stilisti, che in occasione del défilé del primo ottobre 2008 le hanno dedicato un disegno, uno schizzo, un modello ispirato al personaggio Rykiel o al loro modo di vederla. Ne viene fuori una galleria di "Sonie" di grande estro e un sincero tributo alla sua creatività.
Dal rosso della maison Rykiel all'"Aussi Rouge que possible...", una mostra che, attraverso oggetti e materiali delle collezioni permanenti del museo, declina il rosso in tutte le sue valenze e invita il pubblico ad associare a questo colore sentimenti, grandi eventi, storie e avventure intellettuali e artistiche, stati fisici e mentali. L'esposizione, che rimarrà aperta fino al primo novembre 2009, propone un gioco di rimandi, di citazioni, di situazioni agli antipodi. Il rosso - "il primo di tutti i colori", come è stato definito da qualche studioso - certamente tinge le situazioni più disparate: è sinonimo cromatico di passione, potere, lusso, rivoluzione, peccato. Dalla trascendenza religiosa alla fiaba: il sangue del martirio, la mela di Biancaneve o il copricapo di Cappuccetto Rosso. Quadri, arazzi, libri, oggetti, mobili, citazioni cinematografiche, bandiere e abiti (uno per tutti Valentino, con il rosso che porta il suo nome) e il rimpianto che non sia stato realizzato un catalogo per fermare e riproporre un evento allestito con elegante sobrietà per un pubblico di persone che potranno approfondire il tema in base alle proprie vocazioni, come pure per affascinare e catturare l'occhio meno esperto.
E dal "gioco" dei tessuti e dei colori entriamo veramente nel mondo dei giochi andando a visitare un'esposizione realizzata con le collezioni di giocattoli appartenenti al museo. Qui sono utilizzati gli oggetti che si riferiscono alle professioni e ai mestieri. "Quand je sarai grand(e), je serai...": l'idea della mostra, allestita con ben 500 pezzi fino al prossimo 24 maggio, muove dalla domanda che noi tutti ci siamo sentiti porre più volte: "cosa farai da grande?". Nello specifico il quesito è stato rivolto a 604 ragazzi tra i 5 e i 12 anni (358 femmine e 246 maschi), e dall'analisi delle risposte - una sorta di catalogo delle aspirazioni - ha preso fisionomia il percorso espositivo. L'itinerario propone giocattoli riferiti a un rapporto con il lavoro e con i mestieri che implicano il piacere di realizzare con le proprie mani: alcuni hanno risposto vorrei fare il falegname, l'operaio, il pompiere, l'idraulico (non solo il cantante, il calciatore o il veterinario, per dare alcuni esempi). D'altro canto si apre uno spaccato sui progetti e sui sogni di questi ragazzini: c'è chi da grande vuol fare l'eroe, oppure l'avventuriero, ma anche l'inventrice!
La mostra conduce incosciamente il pubblico adulto a ricercare quelle che sono state le aspirazioni e le fantasie della propria infanzia, vissuta in un tempo meno recente. Dal piacere di guardare una mostra di giocattoli si può persino scivolare su qualche considerazione esistenziale: riguardo ai giocattoli che abbiamo "rotto", forse perché abbiamo voluto vedere come erano fatti e poi, quasi sempre, non siamo stati più in grado di farli funzionare. "Quand je sarai grand(e), je serai..." realizza così uno scenario sociologico non banale. Evidenzia preferenze, stereotipi, inclinazioni, ora più maschili, ora più femminili: la cesura è meno netta di quanto sarebbe stata nelle risposte alla stessa domanda anche meno di cinquanta anni fa. I punti di riferimento, i personaggi da emulare o a cui somigliare sono mutati, ne siamo consapevoli, anche per l'influenza esercitata dai mezzi di comunicazione.
A questo proposito, la giornata a Les Arts Décoratifs non potrebbe chiudersi in modo più piacevole. Ancora una volta giocando, e anche in questo caso con la memoria. All'ultimo piano del museo è possibile sedersi in una delle comode postazioni video che creano la mostra "40 ans de pub à la télé". Di grande attualità, alla luce del provvedimento sulla messa in onda della pubblicità appena adottato dal presidente della Repubblica francese, l'esposizione ripercorre, attraverso 40 film, la storia della pubblicità in televisione e la nascita della RFP (Régie Française de Publicité). Gli spot proposti, oltre a costituire una sorta di storia del costume e dei consumi dal fatidico 1968 a oggi, sono una piacevolissima occasione per vedere all'opera registi, musicisti e attori assai noti. La pubblicità televisiva francese, come la nostra del resto, si è avvalsa sovente di grandi artisti e il marchio di una calza, o quello di un'auto, propongono immagini e colonne sonore che hanno scandito il quotidiano di più generazioni. Una documentazione bella, divertente e insieme utile.
Le luci della sera enfatizzano l'epidermide bianca della città, regalandole bagliori d'acciaio. Quando usciamo dal museo, la giornata è stata piena di sorprese e di riscoperte. Sul "Venerdì di Repubblica" del 13 febbraio leggo che recentemente in America, al Guggenheim di New York, si sta lanciando un'iniziativa che prevede la possibilità di dormire e fare colazione all'interno del museo: è stata allestita una camera da letto, molto scenografica, da un artista belga, Carsten Höller. E la pubblicità sollecita a sperimentare questa notte imperdibile, in pantofole e vestaglia, tra le opere d'arte! È costoso, ovviamente, ma non mancheranno acquirenti. Nuovi ricchi e cattivo gusto non mancano mai, neanche di questi tempi.
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