Rivista "IBC" XV, 2007, 3
Dossier: Biblioteche e archivi di ente locale: il censimento 2004
biblioteche e archivi, dossier /
Sul territorio provinciale di Forlì-Cesena sono 45 le biblioteche di ente pubblico, 1.217.879 i libri e i fascicoli conservati, 198.187 i prestiti locali, 189,8 i giorni di apertura media per ogni biblioteca. Sono 29 gli enti conservatori di archivi storici, 245 i fondi archivistici, 3.643,6 i metri lineari in cui consiste il patrimonio documentario, 44% la percentuale media di ordinamento degli archivi storici. Numeri in rapporto fra loro per definire indicatori: indicatori di efficacia, indicatori di efficienza, indicatori di economicità, indicatori di vivacità. Numeri dietro i quali, sappiamo bene, stanno persone, patrimoni, impegno politico, impegno professionale, infrastrutture tecnologiche e tanto altro ancora. Numeri sui quali riflettere per fare quel salto di qualità imposto dalle sfide della conoscenza e dell'economia. È in questa prospettiva che mi piace guardare ai dati della capillare rilevazione promossa dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna.
Come si presenta la provincia di Forlì-Cesena? La lettura, per quanto approssimata per ragioni di sinteticità, viene fatta in funzione della Direttiva regionale che ha approvato gli standard e gli obiettivi di qualità per le biblioteche, gli archivi storici e i musei ottemperando alla Legge regionale 18/2000 ("Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali"), e assume come punto di vista i principi generali della stessa legge: la conservazione, valorizzazione e promozione dei beni e degli istituti culturali e la loro fruizione da parte dei cittadini; le garanzie di informazione, documentazione e formazione permanente dei cittadini in raccordo con le finalità educative generali; la promozione dell'autonomia e lo sviluppo degli istituti culturali e dei relativi servizi e attività.
Gli archivi storici, le biblioteche e i centri di informazione bibliografica dei trenta Comuni della provincia di Forlì-Cesena formano un prezioso e diffuso patrimonio documentario e librario, che però presenta una certa disomogeneità: alcune zone sono particolarmente attive, mentre altre soffrono, spesso per l'oggettivo isolamento imposto dalla configurazione del territorio. Il sistema è vasto e variegato, tuttavia mancano in alcuni casi molte, in altri solo alcune corrispondenze con gli indicatori di qualità e con i requisiti operativi raccomandati per la definizione dei servizi al pubblico, soprattutto per la parte inerente al personale, alle ore di apertura, agli acquisti annui. In linea di massima, le biblioteche godono di maggiore salute rispetto agli archivi storici, i quali, per la loro natura, sono meno immediatamente avvicinabili dal grande pubblico e possono presentare problematiche complesse per quanto concerne la conservazione.
In entrambi i casi, negli anni immediatamente precedenti al censimento sono state realizzate alcune nuove strutture e sono stati aperti nuovi servizi, ma è ora che comincia la vera sfida: nei vecchi e nei nuovi contenitori, pur continuando il compito di salvaguardia, conservazione e catalogazione dei patrimoni, è arrivato il momento della massima apertura, della visibilità e della piena fruibilità, con la consapevolezza che questo processo può influenzare la vita, culturale e non, delle comunità. In questo senso, rubando la terminologia agli economisti, la Provincia di Forlì-Cesena, in accordo con gli enti titolari degli istituti culturali e con la Regione Emilia-Romagna, sulla base dei diversi ruoli e in rapporto alle specifiche funzioni proprie di ciascun soggetto, ha lavorato e deve continuare a lavorare per aumentare il proprio "capitale sociale": quelle reti formali e informali di relazioni fra persone ed enti che completano le istituzioni e le infrastrutture; che facilitano la trasmissione e la condivisione di norme e valori; che sostengono la cooperazione e permettono di gestire al meglio le limitate risorse comuni.
L'esperienza della Rete bibliotecaria di Romagna, importante polo del Servizio bibliotecario nazionale, è ancora un fondamentale esempio e un'opera da proseguire. La forma collaborativa sviluppata nel corso della sua concretizzazione, una vicenda ventennale tuttora in progressione, ha dimostrato ampiamente come il percorso unitario intrapreso dalla Regione Emilia-Romagna, dalle Province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, dai titolari delle biblioteche (siano essi Comuni, enti privati o scolastici), sia un valido modello organizzativo per sviluppare e offrire buoni servizi ai cittadini.
È in questo senso che mi sento di impegnare l'Amministrazione provinciale di Forlì-Cesena affinché possano essere accresciuti gli sforzi comuni attraverso i quali raggiungere quella graduale qualificazione dell'intero sistema degli istituti culturali regionali. Una qualificazione in grado di "garantire, in maniera regolamentata, una precisa possibilità di recupero delle situazioni svantaggiate e tradizionalmente sofferenti e nello stesso tempo assicurare un generale incremento qualitativo dell'intera organizzazione regionale degli istituti culturali rispetto alle diverse e nuove esigenze dell'intera comunità", come afferma la Direttiva regionale sugli standard. Perché, per dirla infine con Benjamin Franklin, il miglior investimento è la conoscenza.
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