Rivista "IBC" XV, 2007, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni, pubblicazioni, storie e personaggi

Tra Modena e Como prende corpo l'archivio di un artista e architetto contemporaneo.
Ico Parisi inedito

Stefano Pirovano
[storico dell'arte]

A proposito di Ico Parisi, architetto e artista comasco, molto è stato pubblicato, su riviste specializzate, libri e cataloghi. Molto, e bene, dato che il volume che ha accompagnato la sua retrospettiva alla Galleria civica di Modena del 1990, appena sei anni prima della morte, resta un autorevole punto di riferimento. Ma nonostante una decina di testi monografici e centinaia di articoli, almeno due aspetti del lavoro di Parisi rimarranno poco conosciuti, almeno sino all'apertura al pubblico del suo archivio personale. Uno è il design d'interni dei primi anni di attività, quando l'autore e la moglie Luisa Aiani progettavano arredamenti su misura, facendo produrre pezzi in stile neoliberty ai migliori artigiani del comasco. L'altro è la fotografia, silenziosa compagna di strada del "Volpo", dagli esordi alla vecchiaia.

Tra il 1988 e il 1996 Ico Parisi ha prodotto e organizzato un archivio che ha come fondamentale caratteristica proprio quella di essere stato pensato dall'autore a suggello della propria parabola creativa. L'organizzazione dei materiali è semplice e funzionale, come dovrebbe essere una buona casa. C'è una categoria per ogni tipo di lavoro, dall'architettura al disegno industriale, alle serie di opere d'arte. Per ogni lavoro c'è una scheda che ne riporta i dati anagrafici (titolo, data, luogo, committente, ecc.) ed elenca, nominandoli uno a uno, tre tipi di documenti a esso riferiti: lucidi (generalmente i disegni tecnici), schizzi (le bozze) e fotografie (le immagini dell'opera). L'archivio è così costituito da un gruppo di 2.208 schede e da tre ampie e distinte raccolte di documenti. All'epoca della mostra alla Galleria civica di Modena, in accordo con Flaminio Gualdoni, allora direttore del museo, Parisi ha destinato tutto il materiale dell'archivio a Modena, ma in seguito, per ragioni probabilmente dettate dalla volontà di poter continuare a lavorare su quei documenti (cosa che è poi realmente avvenuta), ha preferito riportare schede, fotografie e lucidi a Como, per donarli con atto ufficiale datato 1995 alla Pinacoteca civica di Palazzo Volpi.

Con l'archivio sono arrivati a Como anche alcuni prototipi di mobili, una collezione di vetri e ceramiche e, sopratutto, un corpus di oltre 10.000 fotografie, tra positivi e negativi, non citate nelle schede dell'archivio. I disegni, dunque, sono rimasti alla Galleria civica di Modena che, oltre ad averne pubblicata una piccola parte in un catalogo del 1994 curato da Piero Deggiovanni, nel 2006 di questo gruppo ha schedato 120 pezzi, grazie a un programma di finanziamento dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna. Le schede, i lucidi e le fotografie che si trovano a Como sono stati invece interessati da una campagna di riordinamento e di parziale digitalizzazione. Il corpus di fotografie non archiviate, quasi completamente inedite, è stato oggetto di un piano triennale che, iniziato nel 2005 con finanziamento dalla Regione Lombardia, si concluderà nel 2007 con la schedatura di 2.500 opere, tra negativi e positivi, riguardanti tutto l'arco della vita di Parisi, rivelando così una produzione pressoché sconosciuta e di grande interesse. Se oggi molto si sa sulla "mano" di Parisi, ancora tutto da scoprire è il suo "sguardo".

 

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