Rivista "IBC" XV, 2007, 1

Dossier: La storia torna a scorrere

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

La Filanda di Casalecchio

Vittorio Emanuele Bianchi
[Pianificazione e promozione del territorio del Comune di Casalecchio di Reno (Bologna)]
Mauro Ungarelli
[Servizi di comunicazione del Comune di Casalecchio di Reno (Bologna)]

La memoria di Casalecchio (Bologna) è legata indissolubilmente al fiume Reno. Le sue acque furono sfruttate per usi produttivi e commerciali, e portarono a concepire e a realizzare, in tempi antichi, dei capolavori di ingegneria idraulica che testimoniano ancora oggi l'ingegno umano. La storia dell'area detta della Canonica o della Filanda è in questo senso emblematica.

Attorno al 1130 sorse a Casalecchio la Canonica di Santa Maria di Reno, tenuta dai Canonici renani. Questa istituzione avrà un ruolo rilevante nel territorio casalecchiese e negli sviluppi storici del paese. Già la posizione in cui venne edificata, dalla quale si potevano dominare gli accessi da e per Bologna, permise ai Canonici di diventare un sicuro punto di riferimento per i viaggiatori (di basso ma anche di alto rango, fino alle massime autorità della Chiesa e dell'Impero). Furono i Canonici renani a scavare il primo tracciato del canale e a dotarlo di una semplice chiusa: il canale venne poi ampliato e prolungato nel prosieguo dei tempi e la chiusa assunse l'imponente aspetto di oggi. Nel 1154 il papa Anastasio IV donava loro il ponte di Casalecchio, con l'obbligo di restaurarlo e mantenerlo.

Nel corso dei secoli, lungo il canale, vennero realizzati punti intermedi di regolazione del flusso (scolmatori) con opere idrauliche che sono tuttora in uso: una di queste è rappresentata proprio dalla cosiddetta Filanda in località Croce. La scelta dei Canonici di installarsi nel territorio della Croce di Casalecchio, proprio di fronte a quella località che oggi viene chiamata Passo della Canonica, non fu casuale. In quel punto, infatti, esisteva un guado (già frequentato in epoca preistorica, etrusca, gallica, romana e anche nel Medioevo) che veniva utilizzato per passare il fiume quando il ponte ancora non esisteva. Quel guado fu a lungo usato, anche dopo la costruzione del ponte, da quanti non volevano pagare il pedaggio obbligatorio per il passaggio o, più semplicemente, per accorciare la strada. Attraversare il fiume a piedi era pericoloso: c'erano buche, eventualità di piene improvvise, possibilità di cattivi incontri e la presenza di una chiesa e di una canonica significava un sicuro punto di riferimento per tanti viaggiatori e pellegrini.

I Canonici, nel XII secolo, accumularono vari possedimenti e giurisdizioni, per lo più frutto di donazioni, ma anche a seguito di fusioni con altre analoghe comunità di religiosi. Inoltre in quel periodo la Canonica, come tutte le parrocchie, aveva la funzione civile di assuntore delle imposte, che riscuoteva a nome dell'autorità superiore. Il patrimonio della Canonica divenne quindi sempre più pingue. I Renani diventarono in poco tempo potentissimi: avevano una grande influenza culturale e religiosa, con contatti in tutta Italia ed Europa. Inoltre possedevano terre, godevano di entrate fiscali proprie, di giurisdizioni scolastiche e feudali e stretti rapporti con la Santa Sede. Molte delle notizie che abbiamo di loro sono desunte dal ritrovamento del famoso Necrologio Renano, che aveva una funzione liturgica ma anche, in second'ordine, amministrativa e di "memoria storica".

A partire dai primi anni del 1200 la Canonica di Casalecchio si avviò verso un periodo di discordie interne e di decadenza. La successione da un priore all'altro fu la causa di una grave scissione dei Renani. I Galluzzi, potente famiglia bolognese, volevano che fosse eletto priore uno dei loro e occuparono la Canonica con la forza. Dieci canonici riuscirono a fuggire e a rifugiarsi in San Pietro, a Bologna, dove elessero priore il candidato della loro parte. Altrettanto fecero i religiosi rimasti nel monastero e la scissione si prolungò per dieci anni, provocando ingenti danni, sia economici che d'immagine. Altri avvenimenti gravi, come un'epidemia di peste e l'occupazione della Canonica da parte di Bernabò Visconti, in guerra con i bolognesi, costrinsero i canonici a rifugiarsi a Bologna. Solo nel 1570 i canonici ritorneranno in possesso del loro insediamento in Casalecchio, dove nel 1580, sulle rovine della Bastia, costruiranno una nuova canonica, su progetto dell'architetto Pietro Fiorini.

Il primo mulino della Canonica fu completato nel primo semestre del 1307. Fu poi venduto per quattromila ducati d'oro ai Cospi, antica famiglia senatoria bolognese che ebbe in proprietà la villa, oggi conosciuta come Villa Ghillini. Più volte rifatto e ingrandito, il mulino macinava in origine semi oleosi, poi, dopo molto tempo, si modificò in mulino da grano. Nel 1842 un gruppo di imprenditori bolognesi, utilizzando il primo salto d'acqua del canale, installò alla Canonica un grande canapificio moderno, uno dei primi in Italia per dimensioni, macchinari e disponibilità finanziarie. Lo stabilimento, alto quattro piani, utilizzava unicamente l'energia idraulica fornita dal canale ed era specializzato nella fabbricazione di spaghi, "cordette" e fili da calzolai. Il canapificio della Croce non ebbe una storia lunga (presumibilmente meno di un secolo) ma tanto bastò per lasciare una testimonianza nella toponomastica. A differenza dei nomi Canonica e Bastia, che individuano un'ampia area della Croce, la zona che ricorda la presenza del canapificio e che viene denominata "La Filanda" è un'area limitata all'interno della Canonica, comprendente le aree che furono interessate dall'opificio e dalle sue pertinenze.

Il canapificio della Canonica fu acquistato nel 1906 dal Linificio e dal Canapificio nazionale, che integrò l'energia idraulica con quella a vapore. Al massimo della produzione lo stabilimento impegnò settecento persone. All'inizio del secolo la filanda fu nuovamente sostituita da un mulino che utilizzava il medesimo storico dislivello del canale per il suo funzionamento. La sua importanza era extraterritoriale al punto che vi sono cartoline risalenti agli anni Venti e Trenta del secolo scorso che lo raffigurano specificatamente come "Mulino della Canonica di Casalecchio". Dopo un periodo di espansione negli anni Venti, nel decennio successivo iniziò una crisi che lo portò alla chiusura. Durante la Seconda guerra mondiale venne bombardato, ma fu ricostruito subito dopo e rimase in piena attività sino a metà degli anni Ottanta, mantenendo il suo storico nome. Dopo la dismissione del mulino della Canonica la filanda fu abbandonata. Il mulino venne demolito dopo pochi anni e alcuni edifici annessi rimasero per qualche tempo per consentire l'alloggiamento in altro sito delle persone che ancora vi abitavano.

Il piano regolatore di Casalecchio del 1989, e la successiva variante generale del 1999, hanno disciplinato la riconsiderazione storico-ambientale dell'area, da realizzarsi con il piano particolareggiato e con l'obiettivo di rivalutare gli aspetti storici ancora esistenti. Il piano particolareggiato approvato ridisegna l'area abbandonata della filanda, ricucendo una zona della città che versava in un grave stato di abbandono e degrado. Allo stesso tempo ristruttura e rivaluta le opere idrauliche storiche ancora esistenti sul canale, rendendole fruibili anche dalla popolazione: fino ad allora erano rimaste nascoste all'interno dei ruderi degli opifici che le utilizzavano. Tornano così a nuovo uso i resti del vecchio mulino, che ora ospita "La Casa della Pace", il salto d'acqua e le opere idrauliche sul canale, finalmente visibili dopo il recupero.

Vi è anche un progetto per la realizzazione di una ruota idraulica per la produzione di energia elettrica che utilizzi ancora il salto d'acqua del canale: una grande pala in acciaio mossa dall'energia idraulica e collegata a una turbina moderna collocata nell'alloggiamento della vecchia turbina che dava energia al mulino della Canonica. In questo contesto la ruota idraulica del vecchio mulino verrebbe "ricostruita" ex novo. Oltre all'aspetto architettonico-urbanistico, questa operazione si prefigge due scopi: la produzione di energia alternativa da usarsi a livello locale e la funzione didattico-dimostrativa, per illustrare concretamente, soprattutto a beneficio delle scuole, come si può produrre energia dall'acqua.

Ritornerà a nuovo uso anche l'antico guado della Canonica: presto sarà realizzata una passerella ciclopedonale in struttura metallica sospesa che congiungerà le due sponde del Reno, levandosi sul tracciato dell'antico guado che porta da via Canonica, sulla sponda destra, a via Passo della Canonica, sulla sponda sinistra. La passerella sarà un invito per i casalecchiesi, e non solo per loro, a riscoprire il fiume Reno e a fruire delle passeggiate lungo le sue sponde, che consentono il godimento di bellissimi paesaggi. Attraversando la filanda non si potrà fare a meno di gettare lo sguardo sul salto d'acqua del canale che ha visto la nascita e il declino di una potente istituzione ecclesiale, ha visto guerre, decadenza e recupero. Il suono di quell'acqua collega ancora saldamente Casalecchio alla sua storia.

 

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