Rivista "IBC" XV, 2007, 1

territorio e beni architettonici-ambientali / editoriali

Il paesaggio costituisce lo spazio più appropriato per il futuro delle strategie di conservazione e di valorizzazione dei beni culturali, una realtà complessa, ma visibile, a cui si deve rapportare tutto ciò che nasce dall'homo faber.
Sguardo al paesaggio

Ezio Raimondi
[italianista, presidente dell'IBC]

Il nostro lettore sa bene che le immagini fotografiche nella rivista "IBC" non hanno un valore convenzionalmente illustrativo, ma rappresentano sempre un discorso in proprio, alla maniera di un saggio autonomo che diviene insieme racconto, mobilitando insieme lo sguardo e la riflessione. Così in questo numero si è fatto ricorso alla nuova ricerca di Nino Migliori, all'acutezza percettiva di un fotografo che sa cogliere la vita profonda del quotidiano, magari a un incrocio, lungo una strada gremita di cose e di eventi. E lo si è fatto non solo per riproporre la visione di un artista inventivo, il suo sguardo "bifronte", ma anche per riprendere, attraverso le sue prospettive così memorabili e originali, il problema cruciale del paesaggio.

Da più parti, infatti, anche per effetto delle nuove ragioni legislative, si concorda che il paesaggio costituisce, come si legge in un libro recente di Carlo Tosco, lo spazio più appropriato per il futuro delle strategie di conservazione e di valorizzazione dei beni culturali, una realtà complessa, ma visibile, a cui si deve rapportare tutto ciò che nasce dall'homo faber. Ma proprio per questo occorre ancora riflettere sulla sua natura composita, di cui la funzione estetica è solo un aspetto, e riconoscere, come ci insegnava Lucio Gambi, che il paesaggio va inteso come storia, come temporalità che si iscrive in una morfologia stratificata e le dà un valore umano. La conseguenza, allora, è che bisogna affinare i nostri strumenti descrittivi e interpretativi ed educare a una sensibilità corrispondente per dialogare in modo più efficace e continuo con l'universo molteplice dei beni culturali.

Abbiamo bisogno di uno sguardo consapevolmente storico, educato alle ragioni della storia e dei suoi mutamenti. E anche la nostra scuola deve farsi laboratorio di un senso critico applicato alla percezione delle cose e a ciò che chiamiamo, appunto, paesaggio. Questa sembra essere una delle sfide che ci attende nel prossimo futuro. Intanto l'occhio profondo di Nino Migliori può insegnare a guardarci intorno con un rinnovato istinto esplorativo e a restituire al mondo silenzioso delle cose il suo incanto e la sua parola umana. Ed è un modo efficace per prepararci al Salone del restauro di Ferrara, ormai giunto alla quattordicesima edizione.

 

 

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