Rivista "IBC" XIV, 2006, 4

musei e beni culturali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

Da de Chirico a Fontana: Piacenza espone la raccolta nata dalla passione artistica di due medici e della loro segretaria.
Un secolo in collezione

Claudia Collina
[IBC]

"Da de Chirico a Fontana", recita il sottotitolo della mostra "L'Anima del Novecento", inaugurata a Piacenza il 30 settembre 2006, a Palazzo Farnese, per promuovere una selezione della collezione "Mazzolini" donata alla Diocesi di Piacenza-Bobbio. Dire "da de Chirico a Fontana" parrebbe voler dichiarare, in termini storiografici, dalla Metafisica allo Spazialismo, ossia mezzo secolo di ricerche e sperimentazioni artistiche che si sono susseguite in un'Italia ricca di talenti, spesso sedotti da modelli internazionali, che hanno espresso la loro arte come area intermedia di esperienza tra il sé e il mondo in un'epoca segnata da frequenti traumi e fratture sociali e culturali; e dove il valore comunicativo dell'arte ha innescato un processo d'identificazione che ne ha fatto un vettore di contenuti resi palesi, sublimati, trasformati, o anche occultati, in varia forma.

In realtà, in questa mostra curata da Renato Barilli - affiancato da un comitato scientifico composto da Giuseppe Busani, Andrea B. Del Guercio, Stefano Fugazza, Tino Gipponi, Giulio Gravaghi, Roberto Tagliaferri, Ezio Raimondi e chi scrive, e coordinato dall'impegno responsabile e volenteroso di don Giuseppe Lusignani - il ruolo dei collezionisti ha una cogenza assai più determinante rispetto a una prima apparenza e sposta l'asse di lettura verso la cultura artistica italiana dell'immediato secondo dopoguerra, e in particolare verso Milano, dove vivevano i medici, proctologi, Giovanni Battista Ettore Simonetti e la sorella Fede, che diedero inizio all'ingente raccolta di 872 quadri e 27 sculture di cui, in mostra, è godibile una selezione rappresentativa (www.lanimadel900.it). Una selezione in cui poetiche emergenti postbelliche, d'avanguardia concettuale, si alternano a sviluppi astrattivi e persistenze figurative, più o meno retoriche, sviluppate sin dal secondo decennio del Novecento.

"Chi, quali che ne siano le motivazioni, riunisce nella sua dimora opere d'arte raccogliendole secondo determinati criteri, finisce con il compiere un'inevitabile operazione critica non priva di conseguenze, e contribuisce in maniera più o meno profonda (anche a seconda dell'entità delle sue scelte) all'affermazione di un artista e dunque di un movimento". Questa riflessione, verace e pregnante, di Stefano Fugazza sull'importanza dell'atto collezionistico accompagna la vicenda della raccolta formatasi all'interno dello studio medico Simonetti, che dal 1950 assumeva come infermiera Domenica Rosa Mazzolini, poi ereditiera del patrimonio artistico Simonetti e attuale donatrice.

Nell'immediato dopoguerra, a Milano, città simbolo della ripresa economica e di primaria importanza a livello culturale, gli interessi artistici dei tre crescevano in armonica e osmotica sintonia dando vita all'innesto di due raccolte, riunite poi in un'unica collezione. Raccolte formatesi sia sulla riconoscenza dei numerosi artisti, pazienti dello studio, sia con un'attenzione al mercato del tempo, affacciato su una città che viveva gli acmi dell'avanguardia culturale con il Fronte nuovo delle arti, il Movimento astratto concreto e lo Spazialismo.

Ed ecco, quindi, che essi acquisivano opere di diverse e molteplici correnti artistiche, che variano da dipinti metafisici e della surrealtà neobarocca di Giorgio de Chirico al verismo di Arturo Tosi, dal postimpressionismo di Filippo de Pisis al verismo purista di Ottone Rosai e Carlo Carrà, dal naturalismo di Raffaele De Grada al postcubismo di Massimo Campigli, dal chiarismo di Umberto Lilloni all'astrazione concreta di Giuseppe Ajmone, Renato Birolli e Bruno Cassinari, dall'informale di Antonio Corpora, Tancredi e Giò Pomodoro all'astrazione geometrica di Luigi Veronesi, dalla nuova figurazione di Virgilio Guidi allo spazialismo concettuale di Lucio Fontana, dall'arte organica e nucleare di Enrico Baj e Guido Biasi all'informale segnico di Giulio Turcato, Emilio Scanavino, Giuseppe Caporossi e Antonio Sanfilippo, dall'informale concettuale di Piero Manzoni e Agostino Bonalumi alla nuova figurazione esistenziale di Giangiacomo Spadari.

Un altro tassello importante è stato il desiderio di Domenica Rosa Mazzolini di donare l'ingente collezione alla Diocesi di Piacenza-Bobbio, in seguito a un importante incontro con il vescovo Luciano Monari, sacerdote di grande apertura e sensibilità, che ha saputo leggere il riflesso del trascendente nell'immanenza dell'arte laica del XX secolo. Grazie al suo impegno nel rendere fruibile questo patrimonio a un vasto pubblico e in maniera permanente, la collezione confluirà nella futura sede piacentina della Fondazione dei Santi Antonino e Colombano, che è stata appositamente creata per la sua conservazione e la sua valorizzazione e che si auspica diventi l'ideale proseguimento, museologicamente cronologico, della vicina Galleria "Ricci Oddi".

Eric J. Hobsbawm, introducendo la lettura al suo libro Il secolo breve. 1914-1991, considerava che "i confronti religiosi o ideologici, quali sono quelli che hanno riempito il nostro secolo, erigono delle barricate sulla via dello storico, il cui compito principale non è di giudicare, ma di comprendere perfino ciò che possiamo capire di meno". Parrebbe che lo spirito con cui è stata accettata questa donazione d'arte dalla Diocesi di Piacenza-Bobbio sia proprio in questa assonanza di corde; e lo testimonierebbero le parole del vescovo Monari pronunciate in occasione dell'inaugurazione dell'evento espositivo:

 

Si giustifica, così, il tentativo, forse ardito, che la nostra diocesi vuole compiere: mettersi in ascolto dell'umanità che si esprime in questi artisti con le loro ricerche stilistiche e tecniche, con le loro domande, le loro questioni aperte, le loro poetiche, le loro affermazioni a volte ostentatamente perentorie - tutto raccolto nelle loro opere. L'opera prodotta dall'artista vive ormai di vita propria; se da una parte testimonia la propria origine nell'uomo, nell'artista che l'ha prodotta, dall'altra chiede a noi di essere incontrata, guardata, vista, scoprendone sempre di nuovo la feconda, sorprendente ricchezza. È uno spaccato di umanità che parla, produce, vive. E questa testimonianza di umanità giunge a noi: l'interesse per l'uomo concreto, proprio della comunità ecclesiale fondata sull'incarnazione, non può essere cosa da poco. L'arte contemporanea ha abbandonato quelle grandi narrazioni che erano tipiche della tradizione cristiana per approdare a un'espressione più privata, più legata al dramma intimo del singolo.

 

Nel catalogo1 - realizzato con il proposito di non esaurire nell'immediato studi e approfondimenti storico-artistici, critici e filosofici, ma con l'intento di consegnare la conoscenza della collezione Mazzolini alla città di Piacenza, al suo territorio, e al più vasto pubblico mantenendone viva la curiosità - Renato Barilli compie una geografica panoramica sociale sul collezionismo e sui de/meriti che esso ha avuto sia a livello pubblico, sia privato, per addentrarsi poi nei sapienti collegamenti critici che lo distinguono, ravvisando l'importanza dell'ultimo de Chirico quale archetipo di artisti neobarocchi della contemporaneità, come Carlo Maria Mariani e Jeff Koons; e cogliendo quello che è il comune denominatore della raccolta: il gusto dei collezionisti, arsi dai "valori del pittoricismo" (valori che non hanno impedito, però, la sensibilità e l'interesse verso i lavori di Fontana e Manzoni).

Lo studioso Tino Gipponi mette in luce l'aspetto documentario della raccolta attraverso la registrazione dei carteggi tra Simonetti e alcuni artisti, tra cui de Chirico, Campigli, Rosai, Morandi, Guidi, Tomea, Fontana, Capello, Tassinari, Pomodoro, Borsato e Rambelli, testimoniando la stima di cui godeva il collezionista e l'interesse ad acquisire, nel 1955, anche un'opera di Giorgio Morandi, che si sottraeva con cortesia alla committenza. Mentre don Giuseppe Lusignani, con fine indagine filosofica, chiude i saggi con una riflessione originale in cui riverbera il caleidoscopio delle emozioni umane sull'opera d'arte e la sua percezione, per poi tratteggiare il tessuto culturale della metropoli lombarda che ha dato origine alla collezione e alla passione artistica dei Simonetti e di Rosa Mazzolini: una collezione che ha "il volto dell'umanità" e offre, a chi la fruisce, la "possibilità" di cogliere la relazione tra il sé e il cosmo che l'opera d'arte, come una membrana osmotica, incarna.

La mostra - che resterà aperta sino al 4 febbraio 2007 e che ha avuto il sostegno del Comune e della Provincia di Piacenza, il patrocinio dei Comuni territoriali, della Regione Emilia-Romagna e dell'Istituto regionale per i beni culturali, nonché la sponsorizzazione di numerosi privati - è corredata da un calendario denso di iniziative volte a coinvolgere all'emozione estetica e alla conoscenza dell'arte del XX secolo il più vasto pubblico. Sono stati organizzati laboratori didattici per scuole dell'infanzia, primarie e secondarie, convegni e seminari di confronto sui linguaggi artistici del Novecento e del presente, e i "dialoghi con gli artisti" del territorio Maurizio Bottarelli e Armodio: interviste volte ad ascoltare e percepire visivamente la profondità di un'umanità che interroga, medita e si esprime con successo attraverso la creatività artistica.

 

Nota

(1) L'anima del Novecento. Da de Chirico a Fontana. La collezione Mazzolini, a cura di R. Barilli, Milano, Electa, 2006.

 

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