Rivista "IBC" XIV, 2006, 3

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, restauri

Il cantiere dei restauri del Duomo di Reggio Emilia.
Il Duomo disvelato

Enrico Cipressi
[laureato in Conservazione dei beni culturali all'Università di Parma]

Il cantiere di restauro del Duomo di Reggio Emilia è il più importante della provincia reggiana, anche sotto il profilo dimensionale. Ne ripercorriamo brevemente la storia e lo sviluppo. I lavori, ancora in corso, ma ultimati in varie parti dell'edificio, sono seguiti dagli stessi esperti che avevano già curato insieme i restauri della chiesa della Beata Vergine della Ghiara e della Basilica di San Prospero. Gli interventi finanziari, pubblici e privati, sono stati numerosi e il coinvolgimento delle diverse istituzioni che vi hanno contribuito costituisce un esempio di coordinamento delle iniziative che concorrono alla realizzazione di un progetto complessivo.

I primi lavori sono stati eseguiti nella Cappella Toschi nel 1999 e l'anno seguente nella Cappella Brami, entrambi finanziati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Reggio Emilia "Pietro Manodori". Poi, nel 2001, i restauri sono proseguiti nelle sagrestie e nella Cappella delle reliquie, sotto la direzione della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Bologna. Al momento, la Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico di Modena e Reggio Emilia ha terminato i lavori nella Cappella Rangoni e nella Cappella del Santissimo, e ha iniziato quelli riguardanti le altre cappelle, situate nella navata sinistra.

Nello stesso tempo, il Comitato che rappresenta le istituzioni finanziarie e imprenditoriali interessate alla realizzazione del progetto, presieduto da Vincenzo Morlini, si è fatto carico del restauro delle tre navate, del transetto, del presbiterio e delle restanti cappelle del lato destro. Progettista e direttore dei lavori è l'architetto Mauro Severi, affiancato dal collega Giancarlo Grassi, mentre Angelo Mazza, della Soprintendenza, dirige i lavori di restauro delle pitture, delle sculture e degli oggetti sacri. La ditta Ivan Marmiroli cura, in particolare, il restauro dei dipinti.

Nel corso delle operazioni tecniche relative ai vari interventi (necessari, viste le condizioni di degrado delle singole cappelle e del Duomo nel suo complesso) sono emersi alcuni affreschi, che erano rimasti nascosti dagli apparati decorativi posteriori. Un ritrovamento sorprendente, poiché non esistevano documenti che ne fornissero testimonianza: nella Cappella Brami, l'affresco con Cristo risorto di Sisto Badalocchio e, nella Cappella del Santissimo, i frammenti di un fregio raffigurante angeli. In quest'ultimo le figure, in processione e nell'atto di spargere l'incenso con il turibolo, inducono a ritenere che al centro del fregio fosse situato il tabernacolo. L'autore è stato identificato, da Angelo Mazza, con Giovanni Giarola, per le affinità stilistiche riscontrate con gli affreschi eseguiti dallo stesso artista nella vicina Basilica di San Prospero. Poi, durante le ricognizioni effettuate sulla struttura del pilastro collocato alla sinistra dell'ingresso della Cappella Rangoni, che mostrava cedimenti dei gradini, è stato rinvenuto un affresco della fine del Trecento, raffigurante una Madonna col Bambino. È il più antico dell'intero complesso monumentale e conferma che anche gli altri pilastri della chiesa erano stati interamente affrescati.

Occorre segnalare, infine, che nel 2001 era stato terminato il restauro del Santuario delle reliquie e quello delle sagrestie. Sull'altare del Santuario è stata ricollocata, poiché ne era la sede originaria, la tela di Francesco Vellani raffigurante la Madonna assunta, sostituendo l'Assunta di Federico Zuccari, che qui si trovava. La pala dello Zuccari - in Duomo dal 1786, quando il duca Ercole III l'aveva ceduta per rimpiazzare il dipinto di Annibale Carracci di cui aveva preferito appropriarsi - è pure stata sottoposta a restauro. Gli interventi condotti hanno consentito anche il recupero di due angeli ai lati della Madonna e, in basso, dei ritratti di un frate domenicano e del cardinale Girolamo Bernieri di Correggio, figure tutte che in precedenza erano completamente celate da ridipinture successive.

 

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