Rivista "IBC" XIV, 2006, 2
musei e beni culturali / pubblicazioni
Nel 1934 Roberto Longhi venne a occupare, presso lo Studio bolognese, la cattedra di Storia dell'arte che prima di lui era appartenuta a Igino Benvenuto Supino. In quell'occasione Longhi fece una prolusione al proprio corso in cui attraversò le varie fasi della pittura emiliana, per concludere emblematicamente citando l'opera di Giorgio Morandi. In quell'itinerario parlò, tra l'altro, degli affreschi trecenteschi della chiesa di Santa Maria di Mezzaratta (un tempo citata erroneamente come Sant'Apollonia), e in particolare del celebre Presepio, opera capitale di Vitale da Bologna, auspicandone il suo stacco dalla parete dell'edificio e la sua successiva ricollocazione nella Pinacoteca del capoluogo emiliano.
Ancora Longhi, nella sua prefazione alla Guida alla mostra della pittura bolognese del Trecento, del 1950, parla diffusamente di questi lavori che, se non tutti almeno in parte, in quell'occasione vengono trasportati su tela ed esposti nella sede museale che tutt'ora li conserva. Sarà proprio grazie a quest'interessamento del Maestro che negli anni Sessanta, quando viene affidato all'architetto Leone Pancaldi l'incarico di riadattare gli spazi espositivi della Pinacoteca, quest'ultimo allestisce due sale atte a ospitare quei dipinti in toto (la prima per gli affreschi, la seconda per le loro sinopie, recuperate nel corso degli interventi conservativi).
Di Mezzaratta si occuperanno nel tempo anche Cesare Gnudi, nella sua memorabile monografia dedicata a Vitale da Bologna, edita nel 1962, Francesco Arcangeli, i cui studi convergeranno nei testi redatti per la mostra "Natura ed espressione nell'arte bolognese-emiliana" del 1970, e Carlo Volpe, nel suo testo su La pittura del Trecento in Emilia e in Romagna, del 1979. Ma quello che in questi autori risulta essere un momento, anche se di particolare importanza, citato all'interno di un più ampio percorso e che quindi, necessariamente, è trattato con intuizioni interessanti, talvolta illuminanti, ma mai esaustive, viene finalmente sviscerato in modo completo, e indagato in ogni sua parte, nel volume di Alessandro Volpe Mezzaratta. Vitale e altri pittori per una confraternita bolognese.
Il lavoro di Volpe, di grande utilità per lo studioso, permette di fare il punto sugli affreschi di Mezzaratta, collazionando tutto quello che su di essi è stato nel tempo scritto e pensato. Si va da una seria analisi delle fonti più antiche ai lavori più recenti inerenti l'argomento. Vengono analizzate le personalità dei singoli autori, riformulando le attribuzioni dei vari affreschi facenti parte del ciclo, con una trattazione che riguarda anche lo studio delle sinopie relative e la trascrizione e interpretazione delle diverse iscrizioni ritrovate sugli affreschi. Molto interessante anche, in appendice al volume, il saggio di Luca Ciancabilla sulle vicende conservative novecentesche degli affreschi.
A. Volpe, Mezzaratta. Vitale e altri pittori per una confraternita bolognese, Bologna, Bononia University Press, 2005, 176 p., _ 40,00.
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