Rivista "IBC" XIII, 2005, 3
biblioteche e archivi / convegni e seminari, mostre e rassegne, storie e personaggi
Nella primavera del 1947, quando in occasione del "Premio Modena", svoltosi presso il padiglione dei giardini del Palazzo Ducale, una commissione composta da Roberto Longhi, Guglielmo Pacchioni e Giorgio Morandi si poneva il compito di selezionare 195 su 970 opere di pittura contemporanea da esporre, l'avvocato Franco Allegretti era tra coloro che sentivano la necessità di non disperdere l'eredità di quella splendida e irripetibile congiuntura culturale. E fu così, grazie a questa lungimiranza, che nel dicembre di quell'anno nacque l'Associazione degli Amici dell'arte con "lo scopo di diffondere il gusto dell'arte"1 e di cui lo stesso Franco Allegretti fu ininterrottamente presidente fino al 1980, anno della sua morte.
Il 18 giugno 2005, alla presenza di Giorgio Pighi, sindaco di Modena, Rosaria Campioni, soprintendente per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, Meris Bellei, direttrice del Servizio biblioteche del Comune di Modena, Carla Barbieri, responsabile dei Fondi moderni della Biblioteca "Poletti" di Modena, Emilio Mattioli, docente di Estetica, Mario Bertoni, critico d'arte e archivista, Aldo Mariani, presidente dell'Associazione Amici dell'arte, e dello scrivente, la figura di Franco Allegretti è stata riletta nelle sue diverse vesti di militante del Partito d'Azione, lettore e scrittore, critico d'arte, e promotore di una straordinaria stagione espositiva che ha fatto di Modena, almeno per tutti gli anni Cinquanta, un importante crocevia dell'arte contemporanea in Italia.2 L'incontro è stato promosso dalla Biblioteca civica d'arte "Luigi Poletti" e dall'Associazione Amici dell'arte, in collaborazione con il Caffè dell'Orologio. All'indirizzo www.comune.modena.it/biblioteche/allegretti la sua biblioteca e il suo vasto carteggio con alcuni tra i maggiori artisti e critici del secondo dopoguerra sono consultabili on line.
A rendere poi tutto maggiormente degno di interesse è l'aspetto non secondario che dal 1947 al 1957 l'Associazione degli Amici dell'arte realizzava le diverse mostre presso la cosiddetta "Saletta" posta al primo piano del centralissimo Caffè Nazionale sotto il Portico del Collegio in via Emilia, luogo già caro ai giovani Adolfo Venturi e Antonio Delfini, nonché visitato da Filippo Tommaso Marinetti e da Carducci, vista la vicinanza delle storiche librerie Zanichelli e Vincenzi e nipoti. Nonostante lo spostamento nel 1957 della sede espositiva dal Caffè Nazionale in via Emilia all'Albergo Reale in largo Garibaldi e, nel 1960, presso l'Università del tempo libero in corso Canalgrande, per indicare le mostre realizzate dall'Associazione Amici dell'arte realizzate nei nuovi ambienti espositivi si continuava a usare il termine "Saletta", a dimostrazione di quanto la sua fama si fosse largamente diffusa sia a livello cittadino che da parte di moltissimi artisti e critici in contatto con Franco Allegretti.
Sarebbe impossibile citare in questa sede tutte le personalità che transitarono, esposero o scrissero per la Saletta modenese, e di cui si conservano alla Biblioteca "Poletti" i cataloghi delle mostre e i contatti epistolari con Allegretti; si farà pertanto un elenco per forza ristretto, ma comunque in grado di trasmettere quel respiro veramente "nazionale" che questo luogo della città possedeva. Artisti come Afro, Vasco Bendini, Renato Birolli, Bruno Cassinari, Ennio Morlotti, Mino Maccari, Ottone Rosai, Carlo Carrà, Felice Casorati, Giacomo Manzù, Pompilio Mandelli, Mario Mafai, Ardengo Soffici, Emilio Vedova, Fausto Pirandello, Massimo Campigli, e critici come Roberto Longhi, Francesco Arcangeli, Giulio Carlo Argan, Carlo Ludovico Ragghianti, Luciano Anceschi, Carlo Volpe, Carlo Bottari e Maurizio Calvesi, solo per citarne alcuni.3
Guardando più a fondo questa realtà eterogenea, questo crogiuolo cosmopolita che ha consentito l'incontro dei più diversi linguaggi della critica e dell'espressione artistica, si coglie altresì come talvolta, nei cataloghi di mostra, scrittori di fama nazionale si siano fatti critici (è il caso di Eugenio Montale che presentò Mario Vellani Marchi, di Curzio Malaparte che introdusse Orfeo Tamburi, di Giuseppe Ungaretti che presentò Bona o Alfonso Gatto con le presentazioni di Riccardo Manzi e Luigi Broggini) o come alcuni artisti (quali Fausto Pirandello, Giovanni Cavicchioli e Arcangelo Salvarani) abbiano invece preferito affidare a sé stessi, diffidando di qualsiasi critico, la stesura delle proprie presentazioni.
Ma se un simile "gioco delle parti" e una tale varietà erano di casa alla Saletta, questo era forse riflesso della stessa personalità di Allegretti, dal suo non venir mai meno alla primaria professione di avvocato, affiancando a questa il ruolo di principale organizzatore delle diverse esposizioni, nonché di scrittore di un vasto numero di presentazioni, tutte contrassegnate dall'altissimo livello critico e filologico. In proposito va ricordato come egli ebbe, fin dall'adolescenza, una spiccata cultura umanistica e una particolare apertura alla letteratura europea, soprattutto francese. Le sue personali ambizioni letterarie vennero infatti premiate già nel 1939, con la pubblicazione della raccolta di poesie intitolata Avevo scoperto il fuoco, presso l'editore Guanda di Modena.4
A completare questo ritratto eterogeneo sta poi la volontà di Franco Allegretti nel considerare i linguaggi dell'arte nella loro accezione più vasta, e quindi degni di essere esposti e compresi, nei propri valori di creazioni e originali espressioni visive. Per questo ad Allegretti va anche il riconoscimento di aver divulgato a Modena quello sguardo "aperto" sull'arte, in sintonia con quello che stava facendo, in quegli stessi anni, Carlo Ludovico Ragghianti. Alla Saletta quindi, a fianco alle mostre degli artisti menzionati, non mancarono per esempio esposizioni sui burattini (1965), sulla scenografia (1972), sui cartelli turistici (1954) o sulla più bella pubblicità animata di "Carosello" (1963), realizzata dal concittadino Paul Campani negli studi della Paul Film.
Ma personalità come Ragghianti, Arcangeli, Morandi, Salvini e lo stesso Longhi, erano già note a Franco Allegretti e con tutta probabilità vi erano fra loro contatti a partire almeno dal 1943, vista la comune militanza antifascista all'interno del Partito d'Azione.5 Per inciso e a conferma di ciò, si ricorda che il nostro era fratello di Mario Allegretti, giovane comandante partigiano caduto il 10 aprile 1945 nella battaglia per la difesa del Monte Santa Giulia.6
Osservare la figura di Franco Allegretti oggi, a venticinque anni dalla scomparsa, significa quindi coglierne appieno il ruolo di vero e proprio protagonista, riconosciuto non solo a livello locale ma anche in grado di dialogare con buona parte della più autorevole cultura nazionale. Ed è forse proprio la ricerca di un dialogo ciò che sta alla base della straordinaria attività svolta dall'"avvocato amico dell'arte". Dalla vasta corrispondenza tra artisti e critici si coglie proprio quella volontà dialogica, interlocutoria, che diventa ben presto confidenziale apertura degli uni e degli altri nei confronti dello stesso Allegretti, nonché spesso l'instaurarsi di un rapporto di amichevole fiducia; questa capacità di dialogo è dimostrata poi da quella varietà e vastità di scelte espositive espresse dalla Saletta e in particolare dall'estensione del concetto di "artisticità" verso i più differenti campi espressivi: la pittura può dialogare con la grafica o con, per esempio, la pubblicità animata.
Conservare il Novecento nell'epoca in cui viviamo, e cioè nel tempo in cui la tecnologia digitale è a disposizione per la memoria storica, significa proprio consentire il dialogo tra il più vasto numero di documenti (dal manoscritto al paesaggio...) e al contempo garantirne la fruizione a un numero di utenti sempre crescente. Consultare e ricostruire virtualmente sul web l'intera biblioteca di Allegretti e una selezione del suo vastissimo archivio composto da più di 11.000 carte, fra lettere autografe, programmi di gite artistiche oltre alla completa documentazione della vita dell'Associazione (bilanci annuali, assemblee dei soci, prezziari delle opere esposte - aspetto questo importantissimo per ricostruire oggi l'andamento delle quotazioni dei diversi artisti all'interno del mercato dell'arte),7 tutto questo significa dare vita non solo a una comprensione sempre più dettagliata del personaggio Allegretti, ma spingersi attraverso una "geografia umana", artistica e storica, affascinante e ineguagliabile.
L'esposizione dal 18 giugno al 15 luglio 2005 presso la saletta dello storico Caffè dell'Orologio di circa cinquanta manoscritti originali scelti tra i nomi più autorevoli dell'archivio dell'Associazione degli Amici dell'arte, oltre a consentire quel dialogo tra spettatore e documento che si risolve solo attraverso la lettura di questo, ha avuto anche lo scopo di tentare quel difficile compito che si pone ogni ricostruzione storica: annullare virtualmente la distanza spazio-temporale tra passato e presente e dar vita con ciò a una volontà di comprensione sempre maggiore e divulgabile. Vista la scomparsa del Caffè Nazionale, tornare oggi ad esporre all'interno di una saletta di un caffè storico non più le opere - che sarebbe impossibile - ma una traccia di quei documenti che quelle stesse opere hanno accompagnato, non vuole limitarsi a una rivisitazione delle mitiche atmosfere dei tempi andati, bensì cercare di trasmettere quel connubio forte che esisteva tra la Saletta, il Caffè Nazionale e Franco Allegretti. Un legame suggerito anche da quel rapporto amichevole se non addirittura fraterno, che emerge dalle lettere di moltissimi artisti e critici giunti di persona a Modena: si veda per esempio quanto scrivono rispettivamente Ottone Rosai e Giuseppe Viviani ad Allegretti. Rosai: "Illustre Avvocato, molto lusingato per l'accoglienza ricevuta invio a Lei e a tutti 'gli amici dell'arte' i miei più sentiti ringraziamenti. Il pomeriggio passato a Modena rimarrà in me come uno dei ricordi più belli della mia vita". Viviani: "Caro Avvocato, mi parve partendo di essere stato a Modena da chissà quanto tempo e di aver lasciato vecchie care amicizie abituali. Infatti poche volte succede di partire con tanta nostalgia da luoghi dove sì brevemente uno rimane! È che la loro cortesia e gentilezza sono di buon e vecchio conio, di quelle che a un tratto ti abbracciano il cuore. Non ho parole per ringraziarti tanta gentile accoglienza e interessamento schietti come il bravo 'Lambrusco' [...]".8
Da quanto emerge da queste parole, per concludere, è opinione dello scrivente che non si capirà mai abbastanza ciò che è stata a Modena la realtà della Saletta del Caffè Nazionale se non si rileva come in essa e in Franco Allegretti per primo, si fossero avverati i valori che sono alla base di quella che possiamo chiamare "cultura del caffè". Con la diffusione dei caffè in Europa a partire dal XVIII secolo (erano quelli i luoghi in cui si potevano leggere i giornali e le gazzette portatori del nuovo credo illuminista, dagli ideali rivoluzionari a quelli legati alla "civil conversazione") e sicuramente fino alla prima metà del Novecento, per scelta di gruppi di artisti e letterati, gli stessi caffè si sono posti talvolta quali luoghi più adatti rispetto allo studio per conoscere, diffondere e creare i nuovi linguaggi dell'arte contemporanea. Forse pensando alla saletta del fiorentino Giubbe Rosse o del romano Caffè Aragno, divulgando i nuovi linguaggi dell'arte e della critica in un luogo pubblico qual era la Saletta modenese, Franco Allegretti ha diffuso al contempo i valori del dialogo, dell'apertura e della democrazia: gli stessi, alla fine, che difese attivamente durante gli anni della Resistenza.
Note
(1) Lo Statuto dell'Associazione degli amici dell'arte, reca per intero: "L'Associazione ha lo scopo di diffondere il gusto dell'arte". Biblioteca civica d'arte "Luigi Poletti", Archivio dell'Associazione Amici dell'arte, collocazione "009.001(1)".
(2) Scrive in particolare Pompilio Mandelli: "Preg.mo Avvocato, sono venuto a Modena in occasione della partita e ho avuto modo di visitare la vostra magnifica saletta 'Nazionale'. Nel rallegrarmi con lei e i promotori di questa simpatica iniziativa, che onora Modena e che la mette in linea, nel campo culturale e artistico, con le maggiori città italiane (...)". Biblioteca civica d'arte "Luigi Poletti", Archivio dell'Associazione Amici dell'arte, collocazione "1.3.4 (6)".
(3) Per l'elenco completo degli artisti, dei critici e delle 267 mostre, coi rispettivi cataloghi, realizzate alla Saletta dal 1947 al 1977, si veda: I cataloghi della Saletta degli Amici dell'arte, a cura di C. Barbieri, Modena, 1997 (Quaderni della Biblioteca Poletti, 1).
(4) Per quanto riguarda Franco Allegretti scrittore si guardi lo scritto di Emilio Mattioli nel sito web della Biblioteca "Poletti": www.comune.modena.it/biblioteche/poletti.
(5) Si veda in particolare: G. De Luna, Storia del Partito d'Azione. La rivoluzione democratica (1942/1947), Milano, Feltrinelli, 1982. A p. 63, nell'appendice riguardante i gruppi clandestini dell'antifascismo democratico alla vigilia della Seconda guerra mondiale, alla voce Emilia Romagna - Bologna, si leggono, tra gli altri: Gian Carlo Cavalli, Cesare Gnudi, Roberto Longhi, Carlo Ludovico Ragghianti e Antonio Rinaldi. A questi però vanno aggiunti Giorgio Morandi e Giuseppe Raimondi; a p. 337 invece è scritto: "A Modena operava il professor Roberto Salvini, sovrintendente alle Belle arti e rappresentante del PdA nel CLN, coadiuvato dall'avvocato Franco Allegretti, Nino Nava, Aurelio Ferrari, Mario Allegretti". Si vedano anche: V. Telmon, La formazione del PdA a Bologna, in Il PdA dalle origini all'inizio della lotta armata. Atti del Convegno, Bologna 23-25 marzo 1984, Roma, Archivio Trimestrale, 1985; e il fondamentale testo di C. L. Ragghianti, Disegno della liberazione italiana, Pisa, Nistri-Lischi, 1962.
(6) Per uno sguardo esaustivo sulla figura e sulle vicende di Mario Allegretti si vedano: M. Giacobazzi, Mario Allegretti, Comandante della Brigata "S. Giulia", Modena, Unione Modenese della Resistenza, 1985; E. Gorrieri, La Repubblica di Montefiorino. Per una storia della Resistenza in Emilia, Bologna, il Mulino, 1966 (si veda in indice: "Allegretti").
(7) Indispensabile per la consultazione dell'archivio dell'Associazione Amici dell'arte, è il regesto redatto da Mario Bertoni e presentato in: M. Bertoni, La saletta degli Amici dell'arte, Modena, Galleria civica, 1992.
(8) Biblioteca civica d'arte "Luigi Poletti", Archivio dell'Associazione Amici dell'arte, collocazioni "2.2.10 (4) Ottone Rosai" e "4.2.10 (5) Giuseppe Viviani".
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