Rivista "IBC" XIII, 2005, 1

biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni

Deus ex Machina. Macchine e lavoro nell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert, a cura di P. Tinti, Bologna, Pàtron Editore, 2004.
Deus ex machina

Enrico Cipressi
[laureato in Conservazione dei beni culturali all'Università di Parma]

Il 24 novembre 2004, nella biblioteca del Liceo "Muratori" di Modena, si è inaugurata la piccola, ma assai interessante mostra dal titolo: "Deus ex Machina. Le tavole incise dell'Encyclopédie". I celebri volumi dell'opera di Diderot e d'Alembert si presentano in una ristampa livornese, pubblicata tra il 1770 ed il 1779 per iniziativa di Giuseppe Aubert e oggi di proprietà della biblioteca del Liceo, che ne ha promosso il restauro. Per le tavole del Recueil de planches, Aubert incaricò una squadra di artisti italiani che si impegnò a riprodurre le incisioni dell'edizione francese, tra i quali il supervisore dell'intero ciclo Antonio Baratti e i Remondini di Bassano. Il fisico, matematico e pittore Louis-Jacques Goussier (1722-1799) è, invece, la personalità cui dobbiamo la direzione della straordinaria impresa illustrativa dell'edizione parigina, nonché l'esecuzione di più di novecento delle 2.794 incisioni che compongono l'opera. L'impresa appare stupefacente, se riflettiamo sul fatto che all'epoca ancora non esistevano che pochi repertori di immagini riguardanti arti manuali e macchine. Diderot pretese, quindi, che i suoi collaboratori si recassero personalmente negli atelier, nelle botteghe artigiane e nelle fabbriche per documentarsi dal vivo.

Come risulta dal titolo dell'esposizione, è proprio il mondo delle macchine a costituire il centro delle riflessioni che hanno dato vita all'iniziativa del Liceo "Muratori": la loro rappresentazione all'interno dell'Encyclopédie e il loro uso nell'età dei lumi. Ma questa mostra non è che un'introduzione agli approfondimenti raccolti nel volume Deus ex Machina. Macchine e lavoro nell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert. In apertura, il saggio di Giovanni Tocci fornisce un inquadramento storico e culturale all'opera di Diderot e d'Alembert. Il sentimento di una missione pedagogica, etica e civile, che gli enciclopedisti sapevano di svolgere, segue quel mutamento di pensiero, in direzione della razionalità e del progresso, che aveva caratterizzato il dibattito sviluppatosi tra Sei e Settecento e che aveva trovato compiuta espressione nelle opere di Bacone, Cartesio e Newton.

È proseguendo lungo la strada aperta da Bacone, per il quale lo studio delle arti meccaniche era la parte centrale della filosofia, che Diderot pone la meccanica accanto alle arti liberali e ne tenta dapprima l'analisi ("ogni arte ha un aspetto teorico e uno pratico") e poi la rappresentazione. Questa si spinge, dunque, fino al dettaglio tecnico della macchina in uso, ai singoli pezzi di cui si compone. Vengono pure utilizzate tecniche di raffigurazione ancora oggi moderne, come la rappresentazione della macchina in esploso, o sequenze di immagini di artigiani al lavoro, tali da rendere la successione temporale delle azioni. Sono le immagini che hanno reso possibile lo studio sugli ingranaggi a ruote dentate e a pioli, condotto da Antonio Strozzi, che riflette sul livello tecnico raggiunto dalla meccanica alla metà del Settecento e sull'esattezza e affidabilità della sua rappresentazione nelle tavole dell'Encyclopédie.

l'Encyclopédie riserva grande attenzione anche alle conoscenze tecniche dell'antichità greca e romana: le macchine da guerra, l'edilizia e l'idraulica, la scenotecnica e le macchine teatrali (S. Macchioro, Encyclopédie e macchine dell'antichità: una ipotesi di lavoro per la riscoperta di una antichità tecnologica). A queste ultime sono dedicate splendide tavole, che illustrano le strutture scenografiche e i loro meccanismi. Emerge, a questo punto, una caratteristica apparentemente paradossale dell'Illuminismo: gli enciclopedisti che auspicano un moderno teatro con soggetti e personaggi aderenti al vero, rimangono ancora affascinati dalle sensazionali macchine del teatro barocco, alle quali, tuttavia, si accompagna il gusto del disvelamento razionale degli artifici.

La passione per le macchine che investe l'uomo del XVIII secolo può essere esemplificata da Jaques de Vaucanson (1709-1782), curioso personaggio cui è dedicato il saggio di Rossella Giberti. Prima orologiaio, poi fabbricante di stupefacenti automi (il più sensazionale dei quali fu "Le canard digèrateur"), quindi ispettore delle manifatture reali nonché progettista di macchine industriali. La sua vita e le sue passioni riflettono quell'amalgama di scienza, gusto del gioco, progresso tecnico, impegno sociale, che caratterizza l'autentico spirito illuminista.

Lo stesso spirito che guida il lavoro di Diderot e che si traduce, nella sua opera, in uno dei concetti cardine dell'Illuminismo: lo sviluppo tecnologico finalizzato al benessere dell'uomo. Un'idea già presente in Bacone, che individua lo scopo ultimo del conoscere nel "[...] dare una fedele espressione al dono della ragione per l'uso ed il beneficio degli uomini".

 

Deus ex Machina. Macchine e lavoro nell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert, a cura di P. Tinti, Bologna, Pàtron Editore, 2004, 232 p., _ 17,00.

 

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