Rivista "IBC" XII, 2004, 3

Dossier: Carattere Europa

musei e beni culturali, biblioteche e archivi, dossier /

Per un accesso integrato alla produzione libraria europea

Rosaria Campioni
[IBC]

La situazione catalografica italiana relativa ai libri antichi è senz'altro migliorata rispetto a venticinque anni fa (allorché Conor Fahy con l'acutezza dello "sguardo da un altro pianeta" metteva a nudo le specifiche difficoltà del fare ricerche bibliografiche riguardanti il XVI secolo in Italia per la mancanza di cataloghi a stampa delle principali biblioteche e per il "fenomeno tipicamente italiano di disseminazione regionale") ma resta ancora molto da fare per fornire l'accesso ai numerosi fondi storici conservati nelle biblioteche, anche di piccoli centri.

Le riflessioni di Luigi Crocetti circa la missione dei bibliotecari che operano nella parte storica di una biblioteca ("il bibliotecario sarà il primo studioso dei documenti che custodisce, perché il loro studio da lui condotto sarà il miglior servizio agli studiosi esterni, spianerà loro la strada") delineano la cornice teorica in cui collocare solidamente progetti di cooperazione culturale di ampio respiro, favoriti anche dallo sviluppo delle nuove tecnologie e dalle straordinarie potenzialità della rete.

I progressi della catalogazione retrospettiva nel nostro paese non riguardano solo il XVI secolo, a seguito del censimento delle edizioni italiane promosso dall'Istituto centrale per il catalogo unico (ICCU) i cui risultati sono visibili sulla base dati Edit 16 e tramite i vari cataloghi a stampa di cinquecentine pubblicati in questi ultimi anni, ma anche quelli successivi come si può rilevare dall'incremento quotidiano dei record di libri antichi grazie alla catalogazione partecipata svolta nei diversi poli che implementano l'Indice del Servizio bibliotecario nazionale (SBN).

Ebbene, quello che va emergendo pure per autori italiani adeguatamente indagati è la mancanza di "copertura" totale delle nostre biblioteche o, prendendo a prestito un'espressione di Olindo Guerrini, la loro "disonesta povertà". La conoscenza delle raccolte custodite nelle biblioteche di altri paesi è pertanto fondamentale anche per comprendere la fortuna di scrittori italiani, la circolazione e la ricezione delle loro opere; accenno, a titolo di esempio, soltanto a due ricerche di interesse emiliano.

Nell'ambito dell'impegnativo progetto di costruzione della bibliografia pichiana, promosso dal Centro internazionale di cultura "Giovanni Pico della Mirandola", a cui la Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna sta collaborando con particolare riguardo alle edizioni cinque-seicentesche, risulta come anche il posseduto delle due Biblioteche nazionali centrali di Firenze e di Roma lasci nell'ombra la notevole fortuna editoriale goduta nel Cinquecento da Giovanni Pico della Mirandola e dal nipote Giovan Francesco in area germanica e documentata soprattutto dalla Bayerische Staatsbibliothek di Monaco. Per essere più precisi, delle 86 edizioni del XVI secolo finora censite, 41 sono presenti nelle biblioteche emiliano-romagnole e, delle restanti 45, ben 33 sono note solo presso biblioteche di altri paesi (in particolare la già citata Bayerische di Monaco, la British Library, la Nazionale di Francia e la Herzog August di Wolfenbüttel). Si avrà buon gioco a replicare che alcune opere di Giovanni Pico sono state colpite dalla censura e, dato l'ambito di appartenenza dottrinario-filosofico e il particolare contesto storico, l'esempio rischi di essere scarsamente rappresentativo.

Scegliamo quindi uno scrittore vissuto un secolo dopo, di estrazione popolare, più avvezzo alla frequentazione delle piazze e delle osterie che alle esclusive accademie filosofiche, il persicetano Giulio Cesare Croce. Delle 425 edizioni presettecentesche delle sue numerose opere censite da Roberto Bruni una quindicina di anni fa nelle biblioteche inglesi, più di un terzo non figura nelle biblioteche italiane. Un risultato sorprendente per un caso che, anche se circoscritto, costituisce comunque una spia di qualche interesse sui riflessi esercitati dalle vicende del collezionismo, alimentato prevalentemente dall'antiquariato librario, per l'incremento delle biblioteche pubbliche inglesi. Al catalogo andrebbe ora aggiunta l'edizione milanese di Pandolfo Malatesta del Bertoldo - descritta nella base dati Hand Press Book (HPB) - conservata presso la Biblioteca del Christ Church College di Oxford, particolarmente importante perché diversa da quella già nota del medesimo stampatore che reca l'imprimatur, con la data 22 ottobre 1606, e la dedica a Filippo Contarini.

La cooperazione tra le biblioteche dei vari paesi è quindi la strada migliore per fornire un servizio qualificato agli studiosi e su questo assunto è stato istituito dieci anni fa da ventitré biblioteche il Consortium of European Research Libraries (CERL), di cui ha già trattato su questa rivista Margherita Spinazzola ("IBC", VIII, 2000, 2, pp. 5-7).

L'Europa ha finalmente una costituzione, la cui esigenza era da tempo avvertita e resa più pressante dalla straordinaria accelerazione del processo di integrazione impresso con il recente ingresso di dieci nuovi stati membri. Alcuni di essi (Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Polonia, Slovacchia) sono membri associati del CERL, che ha opportunamente promosso negli ultimi anni una strategica apertura nei confronti dei paesi dell'Europa orientale che vantano biblioteche storiche con notevoli patrimoni librari in grado di arricchire qualitativamente la base dati HPB, che oggi offre più di 1.600.000 record. Lo stato dell'arte della base dati è illustrato in questo dossier da David James Shaw, segretario del CERL, che accenna pure al nuovo progetto relativo ai manoscritti, le cui caratteristiche principali sono descritte nel contributo di Lotte Hellinga (nota ai bibliotecari e agli studiosi per l'impegno profuso nella costituzione e nello sviluppo della base dati HPB) e Marian Lefferts (executive manager del CERL).

Il CERL, sorto con l'ambizioso obiettivo di costituire un'unica base dati dei libri prodotti in Europa nel periodo della stampa manuale, conta oggi settantadue membri (44 a pieno titolo, 12 speciali e 16 associati). Il numero delle biblioteche che utilizzano i prodotti del CERL è tuttavia maggiore grazie alla soluzione del cluster, adottata un lustro fa, che consente di allargare le opportunità di fruizione a seguito di accordi specifici. A tal proposito mi limito a segnalare che, grazie alla partecipazione al CERL della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'IBC come membro a pieno titolo, 12 biblioteche comunali (Archiginnasio di Bologna, Carpi, Malatestiana di Cesena, Manfrediana di Faenza, Ariostea di Ferrara, Saffi di Forlì, Imola, Trisi di Lugo, Passerini-Landi di Piacenza, Classense di Ravenna, Panizzi di Reggio Emilia, Gambalunga di Rimini) e tre biblioteche universitarie (Dipartimento di astronomia dell'Università di Bologna, Dipartimento di scienze giuridiche dell'Università di Ferrara, Istituto di biblioteconomia e paleografia dell'Università di Parma) possono accedere direttamente a HPB e fornire l'accesso agli utenti. Si aggiunga che, per il tramite dell'ICCU, tale opportunità è offerta da altre due biblioteche emiliano-romagnole: l'Universitaria di Bologna e la Palatina di Parma.

L'estensione dell'accesso a HPB alle principali biblioteche storiche della nostra regione è stata accompagnata nel 2000 da una giornata di studio, promossa dalla Soprintendenza per i beni librari in collaborazione con il CERL, volta ad illustrare le migliori modalità di fruizione della base dati. Va ricordato infatti che essa ospita i file forniti da una ventina di istituti partecipanti al Consortium, con differenti tradizioni catalografiche e perciò è utile conoscere i diversi criteri adottati per rendere più efficace la ricerca. Un secondo workshop nel 2002 è stato dedicato soprattutto all'analisi delle caratteristiche e del funzionamento del "Thesaurus file" che comprende i nomi di luogo, degli stampatori e degli editori, degli autori sia principali sia secondari, nelle differenti forme usate nei cataloghi forniti dai vari paesi. Il Thesaurus rispecchia le forme scelte nei diversi cataloghi confluiti nella base dati HPB e, in altre parole, rappresenta l'unità nella diversità.

Nonostante il "rumore" sotteso alla somma dei vari cataloghi, fondati su diverse tradizioni bibliografiche, non vi è dubbio che i bibliotecari e gli studiosi hanno a disposizione un formidabile strumento on-line che facilita la localizzazione delle edizioni antiche, la cui descrizione riporta talvolta anche le note di possesso relative agli esemplari. Si aprono così inedite prospettive di ricerca per comprendere i principali itinerari dei libri in Europa e ricostruire storicamente alcune prestigiose collezioni smembrate nei secoli scorsi. A tal proposito è emblematico che il tema prescelto per festeggiare in novembre a Edimburgo il X anniversario del CERL sia proprio quello delle provenienze e delle note di possesso, quasi a sottolineare l'obiettivo di ricomporre e valorizzare una storia culturale europea mediante la cooperazione tra le biblioteche che riescono a ridare voce alle persone del passato mediante l'analisi delle tracce lasciate sui libri.

Non trascurando l'interdipendenza delle varie fasi del ciclo vitale del libro (sottolineata più volte da Luigi Balsamo) e acquisita l'importanza della conoscenza degli aspetti tecnici del processo di stampa per i bibliotecari e gli studiosi ai fini di una corretta analisi e interpretazione del libro antico, è parso non peregrino inserire nel dossier anche un'intervista a più voci sui musei della stampa, sempre in un'ottica europea. La consapevolezza della sostanziale condivisione dei procedimenti nel lungo periodo della produzione manuale del libro ha costituito uno sfondo unitario al convegno internazionale sul futuro dei musei della stampa, promosso nel febbraio 2004 dal Museo Bodoniano di Parma per celebrare i 40 anni dalla sua istituzione.

In occasione di tale incontro Margherita Spinazzola ha intervistato, oltre a Leonardo Farinelli direttore del Museo Bodoniano, i direttori del Museo della stampa di Lione (Alan Marshall), Plantin-Moretus di Anversa (Francine De Nave) e Gutenberg di Magonza (Eva Hanebutt-Benz). Pur nella diversità dei contesti territoriali sono emerse alcune problematiche organizzative ed espositive comuni e la disponibilità a progettare altre opportunità di incontro per proseguire lo scambio e il confronto. L'esigenza di consolidare una rete di relazioni su scala europea e di avviare rapporti di collaborazione scientifica è particolarmente avvertita nel momento in cui il ruolo di tali musei richiede di essere ripensato in relazione al processo di dematerializzazione connesso all'era digitale, e quindi alle inevitabili ricadute sulle modalità di esposizione e di comunicazione per le giovani generazioni, sempre più avvezze al virtuale e lontane dal "manuale".

 

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