Rivista "IBC" XII, 2004, 3
musei e beni culturali, biblioteche e archivi / editoriali
L'universo dei beni culturali è una realtà molteplice, in cui convivono tradizioni antiche e moderne, linguaggi e forme di sorprendente ricchezza, come si addice alla fertile e inquieta immaginazione dell'uomo. Per questo conservare significa anche innovare, ordinare e intepretare un sistema aperto dove ciò che viene dopo modifica anche la nostra visione del prima: il passato non è mai un'entità chiusa, lo si interroga per capire meglio anche noi stessi, osservatori coinvolti in un grande processo comune.
Così non deve stupire se nel nostro numero, al dossier dedicato all'evoluzione del libro nella sua dimensione europea, validamente patrocinata dal Consortium of European Research Libraries e dai musei della stampa, si accompagna un capitolo iconografico, che vuol essere insieme un ragionato saggio per immagini, sull'esperienza espressiva del fumetto nella sua particolare versione emiliano-romagnola, legata a sua volta ai modelli di un immaginario più vasto e in qualche modo globale.
Il rapporto che ne nasce è un invito a riconoscere la pluralità dell'invenzione, la varietà dei codici culturali e degli oggetti a cui essi danno luogo, con un occhio libero e insieme rigoroso, pronto a intendere tanto il retaggio più solido del passato, l'architettura del sapere e le sue istituzioni bibliografiche, quanto la sequenza mobile delle immagini e del loro dialogo con la parola: tra libro, albo e quaderno, per non risalire addirittura allo splendore unico e irripetibile dei codici miniati.
Ancora una volta si ripropongono problemi e si ricostruiscono panorami ed esperienze comuni, verificando, come diceva del Medioevo il grande Focillon, che ciò che è locale è a un tempo europeo. E forse è in questa luce che occorre pensare una gestione moderna dei beni culturali, anche se le difficoltà oggettive tendono a crescere, in un mondo alla ricerca di nuovi equilibri e di nuovi modi di convivenza tra economia e politica. Ma il nostro compito è proprio quello di saper unire la varietà dei codici inventivi e la razionalità negoziata delle soluzioni, per farne un momento non secondario dell'etica di una vigile e fervida società civile. Così il bene culturale può essere anche una promessa di futuro.
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