Rivista "IBC" XII, 2004, 2

Dossier: Rappresentare la storia - Musei e contemporaneità

musei e beni culturali, dossier /

Verso un sistema dei musei e dei luoghi per la memoria

Patrizia Tamassia
[IBC]

Una relazione particolare si stabilisce tra i musei e la storia appena trascorsa, quella storia i cui protagonisti e testimoni sono coloro che contribuiscono in maniera determinante al farsi museo degli eventi e dei valori che si vogliono tramandare. Il processo di trasmissione di una memoria che diventa patrimonio comune e condiviso trova proprio nei musei lo strumento di comunicazione a un pubblico differenziato.

Un quadro completo di questa particolare condizione è costituito dall'esperienza del Risorgimento: la sua rappresentazione attraverso i musei è quella che ci può fornire maggiori indicazioni metodologiche sia per la sua genesi sia per la sua evoluzione. Spunti di riflessione si offrono anche con la possibilità di analizzare le fasi storiche successive che hanno influenzato lo sviluppo di questi musei in una direzione a volte diversa rispetto al modello e alle interpretazioni storiografiche che avevano ispirato il progetto museografico e allestitivo iniziale. Questo tema è trattato da Massimo Baioni nelle prossime pagine.

Avvicinandosi ai nostri giorni, è il periodo della Resistenza e della Liberazione a riproporre il tema del particolare legame tra storia contemporanea e musei in quella situazione di passaggio cruciale determinata da una forte volontà di memoria. Occorre però sottolineare, tra le due esperienze, una differenza fondamentale costituita dalla presenza, nel caso dei Musei del Risorgimento, di un progetto culturale ben delineato di creazione di una identità nazionale, all'indomani dell'unificazione dello stato italiano, e dalla mancanza al contrario di un progetto condiviso a livello nazionale per i musei della Resistenza. Nel contributo di Ersilia Alessandrone Perona questo aspetto viene approfondito.

La presenza e la distribuzione sul territorio nazionale di questa tipologia di musei risultano molto differenziate e profondamente legate alle differenti realtà locali; proprio l'Emilia-Romagna spicca per numero e per qualità di siti museali e di luoghi della memoria della Seconda guerra mondiale. La nostra regione è così ricca, e l'articolo di Claudio Silingardi ce ne fornisce una descrizione documentata e completa, per molte e diverse ragioni, alcune legate allo svolgersi degli avvenimenti, altre al periodo successivo. La distanza di tempo che ormai ci separa da quegli eventi è una prospettiva storica che rende possibile un'analisi della rappresentazione di quegli anni decisivi e sofferti; in particolare nei musei storici si evidenzia come si sia voluto porre l'accento su alcuni aspetti del periodo rappresentato e come altri, al contrario, siano rimasti volutamente in ombra: per celebrare il sessantesimo anniversario della Liberazione è certamente questa una modalità consapevole e costruttiva che, aggiungendo il contributo di una riflessione, coglie uno dei significati del delicato passaggio generazionale.

Un esempio interessante di questa chiave interpretativa, applicata in particolare al tema della deportazione, ce l'ha fornita il Comune di Carpi (Modena) alla fine del 2003, quando, insieme all'Istituto storico di Modena e alla Fondazione Fossoli, ha organizzato una serie di iniziative in occasione del trentesimo anniversario dell'inaugurazione del Museo-monumento al deportato. Nel catalogo Simona Bezzi osserva: "A dimostrazione del fatto che il museo è una struttura sociale in rapporto osmotico con l'ambiente circostante, anche l'allestimento del Museo porta su di sé i segni del tempo. Ecco come la stessa istituzione museale può diventare fonte stratificata di memoria". L'allestimento del museo-monumento è fortemente improntato dal progetto culturale e architettonico e ne costituisce la sintesi esemplare, circostanza questa che ha trovato raramente un esito così armonico. Questo delicato equilibrio è il tema trattato da Giovanni Leoni, che ha realizzato tra gli altri il progetto di nuovo allestimento per il Museo della repubblica partigiana di Montefiorino (Modena) e per quello del Museo Cervi (Gattatico, Reggio Emilia).

Molte istituzioni museali della nostra regione sono sorte senza un vero e proprio progetto, in certi casi si usa dire "spontaneamente", anche se questa espressione non va intesa in senso letterale: con essa si vuole semplicemente rendere il senso di una modalità più pragmatica che programmata, che si serve di uno strumento culturale quale il museo in modo ancora non sufficientemente sedimentato e razionalizzato come metodo di comunicazione e di divulgazione, ma percepito nei suoi elementi essenziali, come efficace e incisivo. Proprio per queste ragioni il modello dei musei del Risorgimento ha costituito un riferimento importante soprattutto nella scelta della tipologia di documenti e reperti da mostrare e del loro allestimento. Alle considerazioni sulle fonti è dedicato l'intervento di Giuseppe Masetti.

Il numero e la qualità di musei e luoghi per la memoria nella nostra regione - valga per tutti la testimonianza di Paola Varesi sul Museo Cervi - da una parte testimoniano della ricchezza di offerta e di iniziative culturali che è un tratto che ha caratterizzato la società emiliano-romagnola in questo secondo dopoguerra, ma dall'altra rappresentano una frammentazione che potrebbe anche portare, negli anni a venire, a una dispersione di risorse e energie progettuali. Si è venuto a creare in modo non pianificato un mosaico i cui singoli tasselli si arricchiscono dell'esistenza degli altri e insieme restituiscono la storia complessiva del periodo attraverso l'approfondimento dei singoli aspetti: per citarne alcuni, la storia militare, la resistenza nelle campagne, la deportazione e le stragi nel Parco storico di Montesole. L'esigenza di collegamento e di scambio di esperienze già espressa da coloro che lavorano in questo ambito si può tradurre nell'avvio del percorso di costruzione di un sistema regionale dei musei e luoghi per la memoria in Emilia-Romagna.

Quello che oggi possiamo fare per la valorizzazione di quanto in questi sessant'anni si è realizzato, spronati dalla ferma volontà ed esigenza di memoria dei protagonisti e testimoni, e per continuare in quella direzione in modo efficace, è lavorare per un processo di crescita da attuarsi a partire dalla ricomposizione e dal coordinamento delle diverse esperienze. Vogliamo considerare gli articoli di questo dossier come un'indispensabile premessa di riflessione metodologica e come la prima di una serie di iniziative alle quali l'Istituto regionale per i beni culturali, i musei e gli istituti storici insieme, stanno pensando ormai da tempo: proprio per le celebrazioni del sessantesimo è stato presentato il progetto di una carta tematica dal titolo, provvisorio, Una regione di storia. Musei e luoghi per la memoria della Seconda guerra mondiale in Emilia-Romagna, da distribuire attraverso un quotidiano ad ampia diffusione su tutto il territorio regionale. Semplici e significativi passi verso il sistema regionale.

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