Rivista "IBC" XII, 2004, 1
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi
Dedicai lunghi anni a imparare l'ordine e la configurazione delle macchie. Ogni cieca giornata mi concedeva un istante di luce, e così potei fissare nella mia mente le nere forme che macchiavano il pellame giallo. Alcune racchiudevano punti; altre formavano linee trasversali nella parte interna delle zampe; altre a disegno anulare, si ripetevano. Forse erano uno stesso suono o una stessa parola. Molte avevano orli rossi.
Jorge Luis Borges, La scrittura del dio, El Aleph, 1952.
Nel 1979 Pier Achille Cuniberti (Padulle di Sala Bolognese, 1923) descriveva il
suo processo pittorico in varie fasi, come una ricetta di cucina in cui, dopo
aver preparato gli "ingredienti" ("superfici" dove "l'osservatore,
con un solo sguardo, da pochi centimetri di distanza, abbraccerà l'opera
nella sua totalità, evitando così un'inutile dispersione d'energie")
e gli "strumenti" (dove non mancano "squadre, righe e
compassi"), inizia la fase creativa, che attinge il soggetto da
rappresentare dalla molteplicità della fantasia organizzata ("concepimento
dell'opera") per arrivare alla "delicata" ed
"entusiasmante" realizzazione.1
L'attualità che l'artista riconosceva a queste sue parole dieci e vent'anni anni dopo - tanto da riportarle nel catalogo della personale da Forni Tendenze a Bologna nel 1989 e nella grande antologica del 1999 svoltasi a Ravenna,2 nel Museo della città - Loggetta Lombardesca - è ancora assai valida quale viatico per introdurci nel suo pensiero e per ripercorrere le linee della mostra "Cuniberti", curata da Claudio Cerritelli e Dario Trento e svoltasi a Bologna nelle sale del Museo civico archeologico dal 15 novembre 2003 al 28 febbraio 2004.3
Concepimento dell'opera: pensare al soggetto da realizzare. Ecco una decina di possibili argomenti di rappresentazione:I suoni di una sorgente che sgorga fra i parallelepipedi A e B
Dialoghi tra bruchi su di una mensola ben progettata
Pennellate e segni inutili (se ne fanno tanti) raccolti in piccoli musei di cm. 21 x 29,7
I giochi del vento su di un crinale e i suoi rapporti con un polo rosso e un albero solitario
Rumori e fatiche di quattro germogli nell'intento di raggiungere la superficie di una terra ostile e male abitata
Festa di un triangolo, grigioverde, di trentacinque centimetri
I difficili dialoghi tra due nubi e un aeroporto
Bottiglia contenente notevoli tracce di "A"
Favola per adulti con caminicannone, fumanti, che sparano numeri telefonici
Merlatura guelfa insidiata da un centinaio di piccole virgole grigie, rigorosamente numerate in rosso.4
L'immaginazione di Pirro è, quindi, figurativa, matematica, geometrica,
letteraria e onomatopeica e ama la magia che offre il paradosso: la sua
traduzione visiva di "suoni", "dialoghi", "rumori"
è affidata primariamente al segno, alla sua intensità o alla sua leggerezza,
tradotto dalla materia propria del disegno o della pittura. Matite, pastelli,
oli e acrilici sono gli strumenti coi quali egli organizza la propria sintassi
artistica, che dal 1948 all'attualità si è svolta all'insegna di un rigore
morale e di una coerenza poetica che, come ricorda Pier Giovanni Castagnoli,
sono proprie degli artisti di grande temperamento. Quelli che si lasciano
sfiorare, ma non sedurre, dalle influenze delle grandi stagioni stilistiche:
"dagli assaggi in direzione 'astratto-concreta' delle opere dei primi
anni Cinquanta, alle prove informali immediatamente successive, alle
investigazioni condotte intorno alle 'possibilità di relazione' e alle
ipotesi di 'figurabilità' tra la fine del decennio e l'avvio di quello
seguente, fino alle tangenze 'Pop' della produzione degli anni Sessanta, non
c'è passaggio o stagione che non risulti in sintonia o quantomeno in rapporto
con gli orientamenti più attuali dell'esperienza artistica e
contemporanea".5
Nel 2001, in un'intervista rilasciata a Flavio Niccoli su questa rivista, Cuniberti ricordava la sua formazione artistica sotto la guida di Ferdinando e Ruggero Rossi, rispettivamente padre e fratello del pittore Ilario, mentori del suo basilare apprendimento del disegno geometrico e dell'organizzazione dei segni sullo spazio del foglio; su questo spazio l'artista aveva potuto "mettere punti, più tardi anche macchioline, per esprimere i luoghi interni dell'angoscia o della gioia" attraverso una pittura intesa come lotta con sé stesso "per mettere segni sulla carta".6 In questa "lotta" egli ha coniugato, al suo singolare e personalissimo discorso poetico, l'amore e la suggestione per pittori come Paul Klee, Mario Sironi, Giorgio Morandi, Pablo Picasso, Wols, Fautrier; e per la Camera da letto di Arles di Vincent Van Gogh e la Ninfea blu di Monet.
Pittore, disegnatore, grafico, illustratore e docente, Pirro è stato presentato dal fior fiore della critica nazionale e locale, ma a ben seguire la sua fortuna - esemplarmente riportata nella ricca bibliografia che chiude gli apparati del catalogo Cuniberti - si rivelano essere tre le persone che più hanno accompagnato il suo percorso artistico nel corso degli anni, con professionalità sapiente, stima, entusiasmo e, perché no, affetto: Dario Trento, Claudio Cerritelli e Graziano Campanini, proprio gli autori e il promotore di questa mostra. Un'esposizione che mette un punto fermo alla complessa esegesi del corpus d'opere di Pier Achille Cuniberti, attraverso la contestualizzazione del suo lavoro nell'ambito della pittura contemporanea dell'attualità, l'approfondimento interpretativo della sua produzione artistica lunga più di quarant'anni e la profonda sintonia, per non dire similarità di significato, con la migliore letteratura emiliana a lui coeva.
La mostra, un'antologica più tarata sui disegni e le masoniti che sulla pittura di grande formato comunque sviluppata da Pirro con esiti di notevole intensità, delinea anche attraverso il catalogo la parabola artistica del segno di Cuniberti, dagli esordi del 1948 all'attualità del 2003. Catalogo e mostra sono imprescindibili l'uno dall'altro: seguendo con rigore la necessaria filologia, i due critici affrontano storia dell'arte e critica in maniera esaustiva, collocando il lavoro di Cuniberti nel posto esatto che gli spetta. Dario Trento, nel saggio Cuniberti nella pittura italiana del secondo dopoguerra, stila un affresco storico del clima, delle influenze artistiche che determinarono la crescita e le variazioni del linguaggio figurativo dell'artista: dalla folgorazione per Klee e dall'interesse per Vieira da Silva, all'arrivo alla poetica informale, a ultimo naturalismo concluso, che egli dimostra, invece, di "abbracciare nella sostanza". Gli anni Sessanta vedono il suo accostarsi alla pittura Pop, attraverso i temi dell'essere umano, via via sempre più "deumanizzato", e della "trasmutazione" del paesaggio e della natura morta; mentre il decennio dei Settanta si apre con una crisi artistica che porterà Pirro a originali soluzioni affini a quelle di Nanni Valentini e Piero Ruggeri, verso una sperimentazione della "felicità di una nuova espansione possibile" che dona nuova "energia ai segni", traendo linfa di freschezza da una propria "autogenerazione". Da questo momento si susseguiranno nuovi scarti stilistici, che collegano l'artista alle esperienze postmoderne di Dadamaino, ma la base del lessico cunibertiano è oramai stabilita e s'arricchirà sempre più come ricerca tecnica (le masoniti) e immaginativa, seguendo un'ulteriore scarto teso alla semplificazione negli anni Novanta, verso una distillazione squisita del suo lavoro, tanto che "l'ultima stagione dell'artista è una silenziosa lezione di pittura nel segno prolungato dell'abbandono, dell'auscultazione, del mormorare continuo, infinitamente malinconico ma costantemente vigile e trepido".7
Claudio Cerritelli, nel saggio Sui sentieri della leggerezza (1948-2003) indaga acutamente sulle origini dell'invenzione creativa di Cuniberti, poetica singolare di un artista "che ha frequentato [...] dalla linea astratto-informale a quella figurativa, con una capacità 'fantasticante' che lo ha volta per volta liberato da ogni debito linguistico e da ogni appartenenza culturale che non fosse misurabile al suo estro creativo. Fin dall'inizio egli concepisce il suo rapporto con la rappresentazione del mondo come un universo di pensieri poetici che del reale restituiscono le dinamiche dell'immaginazione".8 Il critico legge il mistero, la magia e la fantasia che evocano i dipinti di Cuniberti, sempre teso, nel corso della sua lunga produzione, alla ricerca del "punto d'incontro tra umori figurativi e misure astratte", che la sensibilità del colore e della luce rimandano quale felice equilibrio tra forze apparentemente contrastanti, ma, nei lavori di Pirro, assai complementari. Anche Cerritelli crea paralleli artistici, ma essi desiderano solo indicare una linea operativa analoga a quella dell'artista, in nome di una comune "levità e qualità della pittura" leggibile nelle opere di Vasco Bendini, Gastone Novelli, Tullio Pericoli, Valentino Vago, Mario Raciti ed Enrico Della Torre.
Il catalogo si avvale anche di altri preziosi contributi letterari, cammei di autori che conoscono bene Pirro e amano la sua pittura: Stefano Benni, Alessandro Bergonzoni, Andrea Emiliani e Roberto Roversi offrono fini e sensibili interpretazioni dell'opera cunibertiana, che rendono perfettamente la sua affinità con la letteratura; in particolare quella favolistica 9 e fantastica che ha avuto acme con Benni, Italo Calvino, Raymond Queneau e Jorge Luis Borges.
Claudio Spadoni, ricordando Arcangeli, affermava che Pirro racconta le storie di casa sua, "le storie di una città, o di una provincia d'Europa":10 è vero e come il più degli artisti egli ridisegna il mondo; nel suo caso quello reale, esteriore, fenomenico, con nuove forme che si organizzano per una narrazione visiva, letteraria e onomatopeica, il cui lirismo trova analogia con quello dei racconti di Borges;11 l'immaginazione che traspare dai lavori dello scrittore argentino è stata paragonata a un "mondo fantastico governato dalla logica" e le opere di Pirro Cuniberti si avvalgono dello stesso parallelo. Così anche l'artista emiliano diviene il demiurgo di un nuovo mistero metafisico, allo stesso tempo universale e individuale, inquieto, gioioso, polifonico e liberatorio, nelle sue grandi forme e nei suoi piccoli rebus, che sfiorano, sempre a modo proprio, anche le istanze della poesia concreta.
Note
(1) P. A. Cuniberti, 1979-1984, in Cuniberti, a cura di F. D'Amico, Bologna, Forni Tendenze, 1989, p. 20.
(2) Pirro Cuniberti. Voli vibrazioni fiabe, a cura di S. Pegoraro, Milano, Electa, 1998.
(3) Cuniberti, a cura di C. Cerritelli e D. Trento, Milano, Charta, 2003. Il catalogo accompagna la mostra antologica (1948-2003) che dopo l'edizione bolognese (realizzata con il sostegno della Regione Emilia-Romagna, della Provincia e del Comune di Bologna e della Provincia di Mantova) sarà allestita anche a Mantova, presso la Casa del Mantegna, dall'1 settembre al 31 ottobre 2004, e partirà poi per una lunga tournée europea. In occasione della mostra Pirro Cuniberti ha donato alla città di Bologna una sua significativa opera: l'originale del manifesto commemorativo per la strage del 2 agosto 1980.
(4) P. A. Cuniberti, 1979-1984, cit, p. 20.
(5) P. G. Castagnoli, introduzione a Cuniberti. Carte segnate 1953/1986, Roma, Tipografia Labanti e Nanni, 1987, p. 6 (pubblicato in occasione della personale svoltasi a Roma presso le gallerie Dell'Oca, Il Segno, L'Arco, nel giugno 1987).
(6) F. Niccoli, Un mago nel paese dei sogni. A colloquio con Pirro Cuniberti, "IBC", IX, 2001, 4, pp. 28-30: 30.
(7) D. Trento, Cuniberti nella pittura italiana del secondo dopoguerra, in Cuniberti, cit., pp. 10-27: 18.
(8) C. Cerritelli, Sui sentieri della leggerezza (1948-2003), in Cuniberti, cit., pp. 28-45: 28.
(9) Si ricorda a questo proposito una felice osmosi tra le masoniti di Cuniberti e i racconti di Graziano Campanini: Dalle storie di P. aeronauta mancato, Bologna, Minerva edizioni, 2000.
(10) C. Spadoni, introduzione a Pirro Cuniberti. Voli vibrazioni fiabe, cit., s.p.
(11) J. L. Borges, L'Aleph, Milano, Feltrinelli, 1962: Pirro disegnò la copertina della ventesima edizione (1992).
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