Rivista "IBC" XII, 2004, 1

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

A Ravenna il museo di scienze naturali creato dal collezionista novecentesco Alfredo Brandolini ha un nome nuovo, "NatuRa", e una nuova sede nel Parco del Delta del Po.
Nel segno della volpoca

Francesca Masi
[Museo d'arte della città di Ravenna]

Il Museo ornitologico e di scienze naturali di Ravenna, attualmente collocato presso la Loggetta Lombardesca, è stato inaugurato nel 1970 a seguito dell'acquisizione da parte del Comune di una preziosa collezione ornitologica per dono di Bianca e Maria Brandolini, sorelle dello scomparso Alfredo Brandolini. Lo studioso ravennate rappresenta una gloriosa figura di naturalista e collezionista che attraverso l'antica arte della tassidermia ha inseguito il sogno di conservare la sublime differenza del creato. Cercò, collezionò e studiò gli uccelli per tutta la vita; laureato in agraria, dopo una prima formazione classica si dedicò fin da giovane alla caccia, addirittura a quattordici anni nel 1906 fece imbalsamare la sua prima preda: un pettirosso che diede inizio alla sua collezione ornitologica. Compì innumerevoli spedizioni scientifiche lungo la Penisola, con particolare preferenza per il Ravennate e la Sardegna, e si avventurò anche nel cuore dell'Africa da dove riportò pregiati e importanti animali esotici. Alla fine si ritrovò una collezione di più di 1.400 esemplari.

L'inesauribile curiositas del collezionista non si concentrò solamente sugli animali ma anche su libri antichi, stampe e riviste di scienze naturali, tanto da costituire un notevole fondo librario. Brandolini aveva creato una raccolta di volumi con l'intento di costituire un supporto allo studio e alla catalogazione della collezione ornitologica, ma anche col gusto del collezionista di rarità librarie: nella biblioteca, di circa duemila esemplari, non mancano preziose cinquecentine e libri sulla caccia decorati da splendide incisioni. La collezione libraria è pervenuta al Museo insieme agli armadi che la contenevano, cosicché si è perpetuata in buona parte anche la collocazione fisica dei volumi voluta dal naturalista: la biblioteca gioca così rispetto alla collezione il ruolo di repertorio, essendosi formata nel corso degli studi del Brandolini e ampliata in concomitanza alla nascita e allo svilupparsi della raccolta.

Il Museo intitolato all'ornitologo ravennate costituisce una testimonianza preziosa non solo dell'avifauna della provincia di Ravenna e della Romagna (sono presenti anche esemplari di specie scomparse), ma anche del percorso evolutivo delle scienze naturali e degli studi ornitologici nel territorio. Oggi uno degli scopi di un museo di questo tipo è rendere accessibile al grande pubblico concetti scientifici e superare così la subalternità culturale della scienza, presupposto necessario per una formazione critica nei confronti delle tematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile.

Il museo è però anche luogo di incontro sociale, di aggregazione e di interazione dei diversi livelli della città, e questo è tanto più vero per un museo di scienze naturali, che data la sua natura peculiare, scissa dai rigidi paradigmi estetici e storici o addirittura filologici, si colloca come un attore privilegiato nel processo di attribuzione di significato di valore collettivo ad oggetti afferenti alla vita e al contesto naturale di comune appartenenza, contribuendo così a controllare quella "soglia di identificazione" al di fuori della quale perde senso l'istituzione stessa di un "museo". Su questo assunto si sono compiute le scelte di riallestimento del Museo "Brandolini": dare a Ravenna un luogo di identità rispetto all'ambiente naturale in cui la città stessa si è sviluppata e un museo inteso come luogo di fruizione collettiva in cui ripercorrere il senso di natura e ambiente, di ecologia ed ecosistema, di ornitologia e scienze naturali, e della vita tout court.

La nuova sede del Museo ornitologico è stata individuata a Sant'Alberto, frazione del Comune di Ravenna, in un edificio di grande rilievo storico e architettonico, situato all'interno del Parco del Delta del Po. Il "Palazzone" è un fabbricato di grande pregio eretto nella prima metà del XVI secolo come Hostaria del Duca di Ferrara. Nel 1640, in seguito al passaggio allo Stato Pontificio, l'Hostaria passò nelle mani della famiglia Benacci, poi, dal 1689, alla nobile casata ravennate degli Spreti, che lo conservò con il nome di "Palazzo del Duca". Dal 1885 al 1970 fu di proprietà della famiglia santalbertese dei Mascalzoni, che lo vendette alla Cooperativa agricola braccianti e alla Cooperativa muratori, cementisti e manovali di Sant'Alberto.

Nel 1981 le Cooperative donarono il Palazzone al Comune di Ravenna per il restauro del fabbricato, ultimato nel 1999. L'edificio si sviluppa su tre livelli a pianta rettangolare, secondo codici linguistici di derivazione figurativa ferrarese. Le facciate sono austere e di tipico gusto quattrocentesco, rivestite di mattoni facciavista. In seguito al restauro tutti i piani (terra, nobile e sottotetto) risultano praticabili. Il Palazzone è inoltre dotato di un ascensore che consente la agibilità di tutti gli ambienti anche da parte dei disabili. Tale collocazione permette di esaltare le caratteristiche della collezione sia per la rilevanza artistica della sede che per l'importanza naturalistica della localizzazione all'interno del Parco.

Convergono dunque nel tipo di riallestimento scelto l'esigenza di valorizzare le collezioni del Museo "Brandolini" in un contesto di eccellenza, la contestualizzazione delle stesse in un ecosistema rappresentativo e la rifunzionalizzazione di uno spazio storico di eccezionale importanza per il territorio ravennate. Di qui discendono non solo una più corretta lettura dei pezzi esposti tramite il confronto serrato con l'ambiente naturale da cui provengono, ma anche una riqualificazione del territorio nell'ottica di un'offerta turistica più completa, varia e diversificata.

Va letta in quest'ottica, inoltre, l'idea progettuale di anteporre al precedente impianto tassonomico e elencativo un percorso museale che scaturisce da scelte critiche conformi ai dettami delle scienze naturali in primis, ma anche della museologia e della didattica, o in senso lato della comunicazione; oltre alla qualità scientifica dell'esposizione, dunque, il percorso museale cercherà di creare "nuovi eventi di forma", siano essi vetrine, diorami, pannelli divulgativi, applicazioni multimediali, particolari tipologie di interattività. In particolare, mediante una diversificata modalità di fruizione, si cercherà di approfondire il rapporto museo-utente, anche grazie alle infinite opportunità offerte dall'interazione con il parco e le attività ad esso connesse.

Il progetto di riallestimento prevede l'utilizzo integrale degli spazi del Palazzone come sede del Museo, tuttavia ragioni relative al piano di razionalizzazione logistica degli uffici attualmente presenti in loco determinano la necessità di procedere ad un primo stralcio di progetto, per il quale si allestisce l'androne d'ingresso al piano terra, l'intero piano nobile e parte del sottotetto. Si prevede di collocare al piano terra quattro grandi vetrine con una serie di elementi catalizzanti capaci di rendere da subito il visitatore partecipe del percorso museale.

Lo sviluppo vero e proprio dell'esposizione avviene poi al piano nobile: una volta salita la scala, la collezione si snoda lungo un percorso continuo che inizia dalla sala 1, dove è collocata una grande vetrina ad isola centrale, lunga dieci metri, in grado di contenere una selezione illustrativa dell'avifauna del Parco, vetrinette a parete per la serie dei passeriformi e vetrine angolari a contenuto tematico. Nella sala 2 viene illustrato lo sviluppo dell'ornitologia, con immagini a carattere evocativo capaci di intercettare il repertorio musivo ravennate e soprattutto con la celebrazione dell'opera del naturalista Brandolini.

La sala 3, collocata nel salone d'onore del piano nobile, è destinata alla storia della nidificazione, con ricostruzione dell'ambiente uccello-nido. La sala successiva si articola in una prima parte, allestita con vetrine dedicate agli uccelli della pianura allagata, e in una seconda parte dove è collocato il grande diorama che riproduce la colonia dei gabbiani, entro cui il visitatore con una sorta di passerella riesce quasi ad entrare. Per finire si arriva nella sala delle farfalle, collocate in armadiature particolari, capaci di permettere una grande interattività grazie ad una struttura a cassetti e a differenziata visitabilità.

Vi sono poi gli ambienti destinati alle funzioni direzionali e di conservazione, l'ufficio del direttore e il laboratorio del tassidermista, e uno spazio dove si svolge un percorso interattivo per le attività didattiche con possibilità di allestimenti multisensoriali e approfondimenti tematici della collezione. Infine, nella sala 8, ambiente in cui spicca un camino con raffigurazioni del genio dell'abbondanza e della fertilità, si trova la biblioteca, arredata con le armadiature originali del Brandolini, integrate da ricostruzioni della medesima essenza lignea e fattura, che contengono il prezioso fondo librario, in particolare quello antico. Nel centro della sala vi è un grande tavolo attrezzato con i videoterminali e lo schedario di consultazione. Nel piano mansardato, oltre ad una sala adatta per riunioni e attrezzata per le proiezioni, vi sono i depositi, visitabili secondo prestabilite modalità d'accesso da parte degli studiosi e di coloro che ne facciano motivata richiesta, con l'adeguata rifunzionalizzazione delle vetrine provenienti dalla Loggetta.

Nell'ambito del lavoro di riallestimento e ristrutturazione del Museo "Brandolini" grande rilevanza hanno le attività improntate a fare emergere tutte le informazioni necessarie ad un piano della comunicazione capace di dare al Museo massima fruibilità ed accessibilità. Primo ed importante risultato di questo lavoro è l'elaborazione di un nuovo nome e un nuovo marchio capaci di trasmettere i contenuti e i codici di cui il Museo è veicolo e referente: una simpatica volpoca dagli inconfondibili colori suggella l'immagine del "Museo ravennate di scienze naturali", che con un nome di facile memorizzazione e dalla chiara connotazione tematica e territoriale si chiama "NatuRa".

Le principali aree di attività di NatuRa sono:

La conservazione e l'implementazione delle collezioni naturalistiche

Tale attività comprende la cura, la manutenzione e il restauro delle collezioni possedute e inoltre la raccolta, il recupero e l'acquisto di materiali al fine di colmare le lacune esistenti. Vengono poi previste preparazioni naturalistiche dei materiali acquisiti. La salvaguardia e l'incremento del patrimonio culturale specifico del settore zoologico e naturalistico sono infatti considerati prioritari per le attività museali al fine di dare risposta alle esigenze di educazione permanente e di diffusione della cultura.

Lo studio, la ricerca e la valorizzazione del materiale naturalistico

NatuRa intende promuovere lo studio finalizzato alle identificazioni tassonomiche e alle continue revisioni in base ai più recenti contributi sistematici, le ricerche pure e applicate, con tutte le attività che queste comportano, finalizzate all'incremento delle conoscenze e al loro trasferimento alla collettività secondo vari livelli di utenza. Tale attività comporta dunque l'ospitalità e la messa a disposizione di materiale e strumenti agli studiosi.

Il trasferimento di informazioni e la divulgazione scientifico-naturalistica

Grande spazio hanno la cura, l'aggiornamento e il rinnovo dell'esposizione permanente e la predisposizione di materiale divulgativo; rispetto a queste attività l'allestimento di mostre temporanee a carattere monografico e l'ideazione e la realizzazione di strategie per una divulgazione ottimale sono complementari. In particolare l'attività didattica consiste nell'organizzazione di seminari, conferenze, visite guidate ed eventi di promozione della cultura scientifica, nella formazione degli insegnanti su percorsi didattici specifici, e nella programmazione rivolta a scuole di ogni ordine e grado.

La biblioteca e mediateca

Affiancano le attività specificamente museali la cura e la gestione del patrimonio librario e dei periodici, a cui è connesso l'acquisto di nuove opere, periodici e materiale audiovisivo.

 

Informazioni

NatuRa - Museo ravennate di scienze naturali

Via Rivaletto 25, Sant'Alberto (Ravenna)

Telefono: 0544 35094

Web: www.natura.ra.it

 

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