Rivista "IBC" XII, 2004, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali

Con il 2004 si compie per l'IBC un trentennio di vita: non è solo un anniversario ma anche un invito a un esame retrospettivo, a un confronto, forse a un pacato esame di coscienza.
Pietre e anniversari

Ezio Raimondi
[italianista, presidente dell'IBC]

Come ogni anno il Salone del restauro di Ferrara è l'occasione per continuare il nostro discorso sui problemi della conservazione e della valorizzazione dei beni e dei monumenti culturali: e per il 2004 si è scelto il tema, tanto suggestivo quanto esigente, dei castelli e del mondo di cui essi sono il simbolo forse più vivo, quasi romanzesco: quello che può ancora parlarci se sappiamo darvi il giusto ascolto e la conveniente attenzione. Gli esempi che proponiamo nella rassegna ferrarese, il castello di Bazzano e quello di San Martino in Rio, mostrano come sia lungo e complesso il lavoro di riqualificazione e di reinterpretazione di ciò che è rimasto di un passato più e meno remoto; e come soprattutto occorra una convergenza ordinata di competenze e di tecniche per giungere a una restituzione efficace di valori e di forme, con una doppia sensibilità che sappia armonizzare modi e ragioni di un'architettura originaria, che rappresentava anche uno stile di vita, e le necessità di un riuso razionale in un nuovo contesto di funzioni e di relazioni pubbliche. Resta poi da decidere, anche in questo caso, quale sia il rapporto tra cultura ed economia, tra testimonianza e destinazione attuale, tra significato civile e interesse di mercato: ed è un nodo, come sappiamo, che investe tutto il capitolo così vario e così ricco dei beni culturali.

Ma con il 2004 si compie anche per l'Istituto un trentennio di vita: che non è certo un anniversario, ma un invito a un esame retrospettivo, a un confronto, a una ricapitolazione, forse a un pacato esame di coscienza. Nato quasi nello stesso tempo in cui si costituiva con Giovanni Spadolini il Ministero dei beni culturali, l'Istituto ha affrontato sul doppio registro della conoscenza e della gestione la problematica del patrimonio culturale e ne ha seguito l'evoluzione in rapporto alla concreta realtà del territorio emiliano-romagnolo, dialogando sempre con le soprintendenze statali e tentando di ricongiungere in una logica unitaria e collaborativa tutela e valorizzazione. Non è il caso ora di rievocare esperienze e iniziative, difficoltà e incertezze, che si sono date nel nostro lavoro: ciò che conta è di avere cercato, ci sembra, una visione unitaria dei fenomeni e una contestualizzazione che sin dall'inizio implicava un'idea fondamentale e unificatrice di paesaggio: quello stesso paesaggio di cui sono parte memorabile i castelli medievali, rinascimentali o neogotici, tra Appennino e pianura padana. Certo, tanto più dinanzi al nuovo Codice dei beni culturali, l'Istituto, riflettendo su trent'anni di ricerche e di analisi, deve affinare i propri metodi, approfondire concetti e procedure, e soprattutto introdurre a un colloquio che riconosca nel pluralismo il suo fondamento epistemologico e insieme civile. Nella loro varietà di linguaggi e di stili, i beni culturali non debbono separare ma unire. A Ferrara intanto, tra incontri, mostre e seminari, se ne può fare una prima verifica.

 

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