Rivista "IBC" XI, 2003, 4

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi

Bruno Pinto. Dopo il silenzio, a cura di P. Weiermair, Bologna, Gruppo Orchidea Fissa - Litografia Zucchini, 2003.
I colori del disincanto

Claudia Collina
[storica dell'arte contemporanea]

Avvicinarsi ai quadri di Bruno Pinto è come osservare la crosta terrestre dall'alto, dall'aereo. Una superficie i cui segni, forme e colori non sono altro che il prodotto di un incessante movimento della materia che parte dall'interno. Pinto è un artista romano di nascita e bolognese d'adozione, che, anche se schivo e nolente, non può, come ogni essere umano, sfuggire alle maglie della storia. I suoi quadri si dimostrano espressioni perfettamente coerenti della storia della cultura pittorica del secondo dopoguerra; essi racchiudono la coniugazione di accesi pigmenti, d'ascendenza guttusiana, con gli ultimi esempi del naturalismo e della matericità artistica emiliano-romagnola, la quale ha racchiuso al suo interno la grande stagione, negli anni Sessanta e Settanta, della poetica informale ed i protagonisti dell'ultimo naturalismo arcangeliano: Morlotti, Moreni, De Vita, Vacchi, Mandelli, Bendini, Ferrari e Romiti.

E forse, proprio a quest'ultimo, a Romiti, è più assimilabile il percorso di ricerca formale affrontato da Pinto, una strada che cerca le radici dell'esistenza e dell'essenza attraverso la pittura astratta; e lo studio di discipline filosofiche ed esoteriche, che sottende il suo lavoro, evoca l'operato di un altro artista attivo in Emilia in quegli anni e che amava firmarsi "Amabat nesciri". Pinto è, quindi, un artista che ha messo profonde radici nel nostro territorio e di cui ora possiamo assaporare i maturi frutti, in particolare il recente ciclo di 18 opere, tra pitture e sculture, per la nuova sede dell'Unioncamere regionale delle Camere di commercio dell'Emilia-Romagna

La mostra antologica e il catalogo che la Galleria d'arte moderna di Bologna ha voluto dedicargli con il sostegno di numerosi intellettuali, amici dell'artista e del Gruppo Orchidea Fissa, offrono a tutto tondo la complessità di questa personalità assai profonda e restia ai compromessi del sistema dell'arte, che per dieci anni ha scelto il silenzio totale, al fine di maturare sé stesso e la propria arte quale ineludibile riflesso di sé. Significative, a tale proposito, sono le pagine in catalogo da lui scritte: vi emerge un'incessante ricerca di purezza e d'essenzialità attraverso i non semplici e faticosi meandri dell'es, come un alchimista alla ricerca di un'adamantina pietra filosofale.

"Lentamente, molto lentamente, sono diventato consapevole che l'esercizio della pittura è ineluttabilmente connesso all'obbligo di confrontarmi sempre: dipingere mi costringe senza alcuna possibilità d'evasione ad autocomprendermi [...] certo questa aspirazione esprime un desiderio d'onnipotenza: osservare e valutare il senso della vita dal punto di vista di un dio, di Dio. Sarebbe ipocrita fingere d'ignorare e non cercare di aderire a questa aspirazione all'Assoluto quanto insano nascondere l'inevitabile fallimento di ogni provato tentativo per realizzarla. Per aderire a questo richiamo è stato inevitabile passare per un'esperienza di solitudine; non d'isolamento o soporifera estraneità. Il lavoro è stato di disoccultare il disagio, la paura, la confusione e l'angoscia reale, disincantare la mente da ogni straniante rappresentazione per affrontarle senza mistificazioni psichiche e ambigue coperture culturali, senza furbesche strategie sociali".

Dal punto di vista formale, invece, il suo lavoro si dimostra una coerente ricerca di patterns cromatici e schematici che traggono vita dalla personale interpretazione del ri/velamento della verità rappresentata dal pittore: nel corso degli anni si dimostrano rare le mutazioni stilistiche, in larga parte si tratta di percettibili vibrazioni materiche rese pregnanti di significativa trasformazione attraverso la stesura e le variazioni dei colori, più o meno impregnati di luce. Il catalogo presenta saggi in forma di lettere firmati da Massimo Cacciari, Bruno Pinto e Peter Weiermair, mentre la lettura critica del lavoro dell'artista è affidata a Valerio Dehò.

 

Bruno Pinto. Dopo il silenzio, a cura di P. Weiermair, Bologna, Gruppo Orchidea Fissa - Litografia Zucchini, 2003, 82 p., Ç 38,00.

 

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