Rivista "IBC" XI, 2003, 4

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

A Ravenna il Museo d'arte della città - Loggetta Lombardesca ha messo in cantiere un centro internazionale di documentazione sul mosaico.
Frammenti di luce

Linda Kniffitz
[curatrice del Centro internazionale di documentazione sul mosaico, Ravenna]

Colore, materia, luce, spazio, ma anche pietra, pasta vitrea, smalti. Gesti lenti e ritmati, storia e religione, ritratti e simboli. Il mosaico: un'arte antichissima fondata sull'uso di piccoli frammenti lapidei e di pasta vitrea con esiti decorativi e artistici. Un'arte che si è adattata a molteplici usi: da semplice scacchiera stesa sulla terra battuta a veicolo di splendide rappresentazioni naturalistiche e istoriate, da mezzo per esprimere il potere costituito a programma iconografico ispirato agli insegnamenti della fede. E lo stile: dalla naturalezza degli emblemata pavimentali di età classica, all'incremento dei mosaici parietali negli edifici di culto, che evolvono dalle rappresentazioni plastiche e aggettanti, verso la ieraticità, i colori puri, la bidimensionalità insistita. La grande stagione dei mosaici ravennati dovuti alla committenza imperiale, dove la rappresentazione dell'autorità temporale non è disgiunta da una forte tensione spirituale. E il trionfo del fondo dorato, atemporale e astorico; e per i pavimenti vignette zoomorfe e antropomorfe, motivi vegetali, sezioni geometriche.

La grande diffusione dei mosaici medioevali, culminanti con Cavallini alla fine del XIII secolo a Roma, e la virtuosistica traduzione di soggetti pittorici rinascimentali ad opera dei mosaicisti della Scuola Vaticana. La riscoperta del mosaico decorativo all'inizio del Novecento e il suo massiccio utilizzo per le decorazioni architettoniche e le narrazioni celebrative. Il mosaico contemporaneo, le sue applicazioni all'architettura, le sue commistioni con la scultura e gli oggetti di uso quotidiano, le scuole e le tecniche. La grande campagna di restauro dei mosaici ravennati segnati dalla figura di Corrado Ricci, primo Sovrintendente della prima Sovrintendenza ai monumenti d'Italia - a Ravenna, a partire dal 1896 -, che determina un nuovo approccio all'analisi degli antichi cicli musivi, partendo rigorosamente da dati tecnici e filologici prima che esegetici ed ermeneutici.

Questo brevissimo excursus può solo far intuire la complessità di quest'arte che rappresenta una forte identità per Ravenna: la città sentiva l'esigenza di un luogo pubblico che favorisse lo studio e l'approfondimento delle tematiche, degli spunti e delle curiosità che scaturiscono dal mosaico, con metodologie diverse offerte dalla multimedialità, quali la disponibilità illimitata di notizie e di riproduzioni di immagini e documenti, tecniche tridimensionali, ricostruzioni di modelli virtuali. Documenti visivi che alludono all'aspetto o alla riproducibilità tecnica dell'opera, senza volersi sostituire all'osservazione diretta, ma perseguendo altri tipi di conoscenza non privi di suggestione.

Il Museo d'arte della città - Loggetta Lombardesca (www.museocitta.ra.it), istituzione comunale dedicata all'organizzazione di grandi mostre e alla valorizzazione delle collezioni permanenti di arte antica e moderna di ambito locale, sta fondando, al piano terra della sua sede, il Centro internazionale di documentazione sul mosaico, l'unico al mondo di questo genere. Per questo progetto il Museo si avvale della collaborazione di un comitato promotore composto da esperti di varie discipline provenienti dall'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna e dalle facoltà di Lettere e di Conservazione dei beni culturali, e da rappresentanti degli istituti didattici (l'Accademia di belle arti, il Liceo artistico e l'Istituto per il mosaico), delle soprintendenze, della Scuola del restauro, della Fondazione del Parco archeologico di Classe, dell'Associazione internazionale mosaicisti (che ha sede presso la Loggetta). Collaborano con il comitato alcuni esperti in multimedialità, che tradurranno in un sistema di architettura informatica le risorse derivate dalla raccolta delle informazioni, organizzate dagli enti promotori, e le procedure di controllo e validazione per l'inserimento dei dati, fino all'information retrieval, riferito a diversi profili di utenza.

Gli obiettivi che questa nuova struttura vuole perseguire sono ambiziosi. Vuole diventare il luogo della valorizzazione del mosaico, espressione artistica che identifica Ravenna nell'immaginario collettivo. Conservare la collezione delle opere a mosaico del Museo d'arte della città, in parte possedute e in parte ospitate, incrementando il patrimonio istituzionale con la collaborazione di artisti e botteghe. Favorire la ricerca e lo studio sul mosaico internazionale antico e moderno, relativamente alla storia, all'ermeneutica, alle influenze stilistiche, ai restauri e alla conservazione, con metodologie diverse offerte dalle nuove tecnologie informatiche: disponibilità illimitata di informazioni e approfondimenti, riproduzioni di immagini e documenti, tecniche tridimensionali, ricostruzioni di modelli virtuali.

E ancora: fornire informazioni esaustive sul "fare mosaico": tecniche, materiali, procedimenti stilistici, botteghe, artisti, scuole, formazione. Costituire un archivio delle attività che riguardano il territorio e gli artisti ravennati. Sviluppare una didattica multimediale con documenti visivi che alludano all'aspetto e alla riproducibilità tridimensionale dell'opera d'arte, permettendo modi di apprendimento alternativi alla visione diretta. Sviluppare strategie che consentano a tutti gli utenti di accedere più facilmente alle risorse culturali, nazionali e internazionali, patrimonio di pubblico valore, con diversi impatti cognitivi, garantendo una libera circolazione della conoscenza.

Nel mese di giugno del 2003 questo progetto è stato approvato con un protocollo di intesa fra il Museo d'arte della città e gli altri enti promotori. Il protocollo ha nel contempo disciplinato le collaborazioni che ciascun soggetto interessato intende mettere in atto nell'interesse della costituzione del Centro. È in corso di definizione l'allestimento degli spazi, con postazioni dedicate alla visione dei prodotti, integrate con pannelli didattico-didascalici, modelli e ricostruzioni dall'antico, calchi, campionari, fotografie, oggetti e quant'altro aiuti il visitatore a focalizzare l'attenzione sul tema trattato. Accanto alle sale dedicate alla ricerca sarà allestita un'aula didattica fornita di schermo e computer in soggettiva per filmati e giochi interattivi.

Fondando un centro di documentazione incentrato sulla telematica non si sono voluti precludere al visitatore i percorsi di un museo tradizionale: nella sede del Centro è ospitata una singolare collezione di mosaici contemporanei, corredata da alcuni dei cartoni preparatori, dovuta al professor Giuseppe Bovini, il fondatore, nel 1963, dell'Istituto di antichità ravennati e bizantine, attualmente Dipartimento di archeologia dell'Università di Bologna. Bovini, che nel 1951 aveva già fatto realizzare dai mosaicisti ravennati delle copie a grandezza naturale dei più noti mosaici paleocristiani della città, per diffondere la conoscenza del mosaico ravennate con una mostra itinerante nelle principali capitali europee, decise di ripetere l'esperienza utilizzando la tecnica musiva antica per esprimere l'arte contemporanea: un connubio fra arte della pittura e arte del mosaico, in cui venissero rispettate le peculiarità di quest'ultima.

Un comitato scientifico composto dallo stesso Bovini, dallo storico dell'arte Giulio Carlo Argan e da Palma Bucarelli, soprintendente alla Galleria d'arte moderna di Roma, nel 1952 invitò venti artisti a preparare altrettanti cartoni da realizzare a mosaico, e un comitato cittadino (Rotary club di Ravenna, Camera di commercio, Ente provinciale per il turismo e Azienda di soggiorno) promosse un'esposizione inaugurata il 7 giugno 1959, dal titolo "Mostra dei mosaici moderni". Gli esemplari di quella mostra sono, dal 1986, in esposizione permanente al piano terra della Loggetta Lombardesca. A questi si sono aggiunti recentemente altri tre mosaici contemporanei: uno tratto da un'opera di Balthus, La chambre turque, e due da quadri di Michelangelo Antonioni, Le montagne incantate. Balthus e Antonioni hanno firmato il retro delle opere concedendo una sorta di paternità.

Per incrementare il patrimonio museale si è chiesta agli artisti che hanno partecipato a esposizioni organizzate dal Museo la disponibilità a voler tradurre gli eventi espositivi che li hanno visti protagonisti in opere a mosaico che rimangano a Ravenna, in collaborazione con le botteghe o con l'Accademia di belle arti, dando così un seguito all'operazione ideata da Bovini cinquanta anni fa con esiti così felici.

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