Rivista "IBC" X, 2002, 4
biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni
Con la mostra "Il gioco delle imposte" la Biblioteca Classense di Ravenna ha messo in esposizione dal 21 ottobre 2002 al 4 gennaio 2003 una parte della collezione "Biani-Carboni" di mazzi di carte bollate, di recente acquisita dalla Biblioteca con il contributo anche finanziario della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'IBC.
Ai collezionisti e agli studiosi del settore è ben nota l'importanza di questa raccolta di circa seicento mazzi, costituita da Romano Biani; si tratta di una delle più rappresentative per la documentazione quasi completa delle stampigliature: i bolli, i punzoni e le tasse che, impressi sulle carte, ne hanno disciplinato la fabbricazione, la vendita e la circolazione secondo la legislazione di volta in volta vigente. Attraverso questa collezione si può documentare, in modo pressoché esaustivo, la cronologia e la varietà delle stampigliature adottate in Italia dall'Unità al 1972, anno in cui, con l'introduzione dell'IVA, l'imposta di bollo cessa. Non meno interesse riveste la raccolta per gli storici del gioco e per quelli dell'illustrazione e della stampa: si tratta infatti di una fonte documentaria di eccezionale importanza per studiare l'evoluzione delle regole e insieme degli apparati iconografici delle carte.
All'esposizione si accompagna un catalogo compilato dallo stesso collezionista Romano Biani, il Manuale storico dei bolli, punzoni e tasse sulle carte da gioco in Italia dal 1861 al 1972 (Ravenna, Istituzione Biblioteca Classense, 2002), da cui abbiamo tratto la prefazione di Alberto Milano, a sua volta studioso e collezionista di immagini popolari.
La prima edizione di Collecting Playing Cards di Sylvia Mann è datata 1966. L'autrice, in questo che è da considerare uno dei libri di base per il collezionismo delle carte da gioco, definì lo studio dei bolli delle carte "il più valido aiuto a nostra disposizione per la loro datazione". Sylvia Mann è purtroppo mancata alcuni anni fa ma è ancora vivamente presente nel ricordo dei molti amici che aveva in tutto il mondo. Era una studiosa attenta, dotata di pragmatismo tipicamente inglese, e svolse un ruolo fondamentale nel dare un assetto razionale al mondo variegato delle carte da gioco nel passaggio da un collezionismo pionieristico a una forma di conoscenza sempre più dettagliata e scientifica.
Nel ricordarla ufficialmente ad un anno dalla scomparsa, nel corso della annuale convention della International Playing Card Society (IPCS) che si svolse a Londra nel 1995, non nascosi che su alcune impostazioni date allo studio delle carte da gioco non potevo essere d'accordo con Sylvia, ma le riconoscevo l'enorme merito di aver aiutato a nascere una nuova generazione di collezionisti e di studiosi che si sarebbero serviti dei suoi suggerimenti e che avrebbero sviluppato molte delle sue intuizioni. Non è quindi un caso che alla fine degli anni Settanta, avendo iniziato a collezionare stampe antiche e antiche carte da gioco, il mio primissimo interesse di studioso si sia rivolto alla legislazione fiscale e ai bolli delle carte negli stati italiani pre-unitari.
Queste ricerche si concretizzarono in alcuni articoli pubblicati sulla rivista della IPCS, accolti con grande entusiasmo specialmente dai collezionisti inglesi. Gli studi che dedicai al Granducato di Toscana, al Regno Lombardo-Veneto, a Parma, a Modena e Reggio, e poi allo Stato Pontificio, non erano da considerarsi definitivi ma almeno permettevano di affrontare ogni discorso di datazione per le carte da gioco italiane disponendo di elementi sicuri e di abbandonare molte false teorie che si erano andate accumulando. Che è poi quanto Sylvia Mann aveva auspicato basandosi inizialmente sulla sua grande collezione.
Da allora le ricerche hanno preso la via degli archivi e delle biblioteche. Nel corso degli ultimi vent'anni - grazie ad autori come Balz Eberhard, John Berry, Klaus Reisinger, Sigmar Radau ecc. - sono stati pubblicati lavori molto completi e documentati sulla legislazione fiscale e sui bolli in Spagna, in Gran Bretagna, nell'Impero austro-ungarico, negli Stati tedeschi, in Svizzera e in altri paesi europei. Oggi che molto lavoro è stato fatto ci si può interrogare sulla validità di questo particolare approccio allo studio delle carte da gioco, anche al di là del già evidenziato indispensabile supporto ad una loro datazione.
Il fenomeno del gioco in generale, sia pubblico che privato, ha subìto continue limitazioni e proibizioni dovute ad una serie di ragioni. È quindi a volte più agevole ricostruirne la storia partendo dalle coerenti sequenze di editti e divieti, regolamenti e tassazioni, piuttosto che da più sparse testimonianze. In questo modo però si ha del gioco una visione distorta che deve necessariamente essere sempre integrata in rapporto ad altri documenti e a quanto materialmente si è conservato. A maggior ragione per le carte da gioco, i severi regolamenti fiscali, le privative e gli altri accorgimenti messi in atto dalle varie amministrazioni ci permettono di accedere ad un numero molto elevato di informazioni. Questi dati vanno controllati e completati con quanto già conosciamo sulla base di altre testimonianze e dei materiali esistenti nei musei e nelle collezioni private.
Senza questi raffronti la ricerca rischia di rimanere arida o astratta quando invece può costituire una fonte preziosa di nomi di stampatori, di date, di statistiche relative alla diffusione e alla quantità dei diversi tipi di carte. Produzione, esportazione, importazione, costi, prezzi di vendita, tutti questi elementi fanno parte dell'aspetto produttivo e commerciale delle carte, che è strettamente collegato a quello fiscale. Anche se non sono esplicitamente menzionati nel testo dei regolamenti tributari, questi elementi economici ne sono alla base e sono spesso presenti nella documentazione di archivio che accompagna le leggi vere e proprie. Si possono così trovare tra questi documenti: statistiche di produzione e di scambi con l'estero che giustificano e spiegano l'imposizione dei balzelli, elenchi di produttori di carte da gioco assoggettati al deposito di campioni della loro produzione e alla apposizione del bollo, tabelle dettagliate delle quantità e dei tipi di mazzi stampati (poiché erano previste differenziazioni in funzione del numero e del tipo delle carte). Le relazioni sulle multe e sulle evasioni dal bollo chiariscono più da vicino le problematiche specifiche degli stampatori locali.
Emerge insomma una rete economico-produttiva che fa da asse portante rispetto a quanto conosciuto sulle mode figurative, sugli sviluppi delle tecniche di stampa, sugli usi e sulle abitudini di gioco prevalenti. Il panorama che ne scaturisce è unico e specifico per ogni città, regione o stato, poiché una caratteristica delle carte da gioco è proprio quella di essere state nei secoli molto legate al loro luogo di produzione, dando vita ad una eccezionale varietà di tipologie. Proprio a proposito delle tipologie è indubbio che la legislazione fiscale giocò un ruolo importante nel mantenerle invariate nel tempo, cristallizzando per secoli semi e figure, opponendo una forte resistenza alle novità.
Ma si era ancora in tempi in cui le leggi del mercato potevano più facilmente essere governate dall'alto imponendo rigidi vincoli. Poi pian piano durante il XIX secolo la spinta alla introduzione di nuovi modelli di carte da gioco divenne sempre più forte e anche le legislazioni fiscali sulle carte da gioco furono integrate nel più ampio sistema di leggi degli stati nazionali. Venendo quindi a tempi meno remoti i bolli e le leggi emesse a partire dal 1862 dal governo di una Italia appena unificata appaiono sotto una luce strettamente burocratica. Anche qui però si scoprono non pochi motivi di interesse, a partire dalla varietà dei bolli e dalle circostanze storiche che ne condizionarono l'impiego. Cento anni di avvenimenti, di guerre, di cambiamenti politici, hanno lasciato traccia anche sulle carte da gioco, fino all'introduzione dell'IVA (l'imposta sul valore aggiunto). I metodi di stampa sono cambiati, anche quasi tutti gli stampatori non sono più gli stessi, sono cambiate anche le abitudini di gioco.
Come succede per ogni materia all'apparenza effimera, un merito non indifferente di chi ha saputo pazientemente mettere insieme il maggior numero possibile di pezzi del rompicapo - ovvero di bolli di mazzi di carte - è quello di avere fornito a questa materia una dignità ed un interesse inattesi. Si può fare della storia anche attraverso le carte da gioco, dipende solo dalla serietà con cui si affronta l'argomento. Non si può che essere lieti, quindi, se anche in una importante biblioteca pubblica si dimostra una forte sensibilità verso tematiche affascinanti ma ritenute a torto minori.
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