Rivista "IBC" X, 2002, 4
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali
In un tempo che per molti vede il trionfo della comunicazione era giusto che ci si interrogasse sui modi di "comunicare" la realtà complessa e spesso fragile dei beni culturali, e si desse la parola a chi ha operato in questo ambito con più intelligenza e con un sapere competente e appassionato. Come il lettore vedrà, il quadro che ne esce non è dei più brillanti: fra tanti eventi, personaggi, situazioni e conflitti, il mondo che ci interessa resta in coda, con qualche eccezione clamorosa che rimanda, del resto, al tumultuoso teatro globale del nostro presente postmoderno.
E tuttavia il bilancio deve trasformarsi in riflessione, in programma di un ragionevole futuro, considerando con franchezza realistica difficoltà, ostacoli, equivoci, consuetudini consolidate ma oramai inerti. Ciò che occorre è una visione precisa degli oggetti e il riconoscimento rigoroso che essi non possono essere sacrificati alla logica astratta dei mezzi comunicativi, ma debbono imporre la proprio natura, il proprio ethos, con una sintesi intelligente tra lo strumento e il messaggio. E gli amici che hanno risposto al nostro invito di ragionare della propria esperienza sul campo ci forniscono già ragioni e orientamenti quanto mai precisi.
Certo i beni culturali, cioè molta parte della nostra storia a un tempo pluralistica e unitaria, non possono fare a meno del silenzio e del raccoglimento: vogliono un'esperienza personale, un dialogo diretto, come in un incontro faccia a faccia, in una sorta di intimità semplice ma reale. Appartengono alla vita ordinaria, vivono nella luce del quotidiano, sono accanto a noi anche quando sono consegnati a un museo. E il problema sta allora nel sapere comunicare anche ciò che fa parte dell'ordinario e del quotidiano, nel renderlo vivo, nel restituirgli il suo potere singolare di epifania, la facoltà di rivelare un valore che ci appartiene, ed è forse uno dei nostri fondamenti. Se diamo ascolto a uno scrittore penetrante come Nabokov, un romanziere è insieme un affabulatore, uno stregone e un insegnante. In fondo anche i beni culturali valgono come una magia e un insegnamento. Quello che si chiede ora è che la magia, ossia la macchina stupefacente della comunicazione, sappia dare nuova forza all'insegnamento, al momento della cultura che, come dicevano i nostri antenati, deve accrescere e vivificare la vita.
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