Rivista "IBC" X, 2002, 1
Dossier: Scienze e natura al Salone di Ferrara
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /
L'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna nasce nel 1974 come "strumento della programmazione regionale nel settore dei beni artistici, culturali e naturali nell'ambito delle competenze regionali" (legge regionale 46/74) e nel 1978 si comincia a concretizzare, nel settore dei beni naturali, il lavoro di inventariazione e censimento per la conoscenza del patrimonio naturale e ambientale del territorio regionale, mentre a livello regionale venivano prese importanti decisioni: la legge sulla flora protetta è del 1977 (numero 2) e la legge di tutela e uso del territorio è del 1978 (numero 47).
Vengono così avviati una serie di studi con l'obiettivo di fornire elementi essenziali di analisi utili alle esigenze della politica regionale dell'ambiente. Le ricerche relative alla fascia fluviale del Po, alla fascia costiera e al "piano neve" trovavano una loro collocazione nell'ambito più generale della programmazione regionale per la elaborazione dei piani stralcio previsti dalla legge 47/78 e per il progetto "Appennino" sugli interventi nei territori di alta montagna, mentre il "censimento dei beni naturali e delle aree di rilevante interesse naturalistico della Regione" serviva come indagine sistematica per fornire alla Regione una conoscenza sullo stato e sulla consistenza del patrimonio affidato alla sua cura.
Quest'ultimo lavoro di ricerca, come l'allora presidente dell'IBC Giovanni Losavio lo presentava, "poneva l'Istituto nella condizione di rispondere all'adempimento di quella funzione di iniziativa e promozione ad esso affidata dalla legge regionale 24 gennaio 1977 n. 2, `Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale. Istituzione di un fondo regionale per la tutela della natura'". Uno degli obiettivi di quella legge, infatti, era "attuare e incentivare in collaborazione con l'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali, studi e ricerche per una migliore conservazione della natura, delle espressioni e degli equilibri ambientali di particolare pregio e significato" (articolo 3).
In quest'ottica di contributo alla politica della natura furono infatti presentate da questo Istituto all'Assessorato regionale all'Ambiente le prime motivate proposte relative a particolari ambienti meritevoli di tutela, che sono entrati nel sistema delle aree protette e che con la legge regionale 11/78 ("Disciplina dei parchi regionali e delle riserve naturali") hanno trovato una disciplina organica nella costituzione delle tre tipologie: i parchi naturali, le riserve naturali e le aree di riequilibrio ecologico.
Sempre per dare attuazione alla stessa legge di salvaguardia della flora protetta - la quale all'articolo 6 (ripreso nell'articolo 39 della legge regionale 11/88) stabiliva che "possono essere soggetti a particolare tutela esemplari arborei singoli od in gruppi, in bosco o in filari, di notevole pregio scientifico e monumentale vegetanti nel territorio regionale" - l'Istituto ha organizzato e intrapreso, negli anni Ottanta-Novanta, il censimento di questi esemplari con una indagine che ha ne ha portato alla schedatura di oltre mille. Il concorso fotografico "Giganti protetti", proposto al pubblico quest'anno, ha lo scopo di riportare l'attenzione su questo patrimonio. Questa documentazione fotografica sugli alberi monumentali e la serie di iniziative previste (mostra, catalogo e video) renderà nuovamente protagonisti questi tesori naturali, con la speranza che ognuno di noi "conoscendoli ne diventi custode".
La natura ha un suo valore intrinseco, che si esprime nella diversità irripetibile di ogni entità dall'altra. La biodiversità rappresenta la grande variabilità che caratterizza il mondo vivente a tutti i suoi livelli di organizzazione biologica: comunità, specie e geni. È proprio questo patrimonio di "diversità" che va sistematicamente individuato, sia in forma analitica sia nel momento di sintesi e reciproca interazione e inserimento in un ambiente. Le ricerche sulla "diversità floristica" e sulla "diversità faunistica" avviate sempre negli anni Ottanta rispondevano a questo obiettivo concreto e prezioso: conoscere le creature che popolano un ambiente, comprese quelle più piccole e solo apparentemente insignificanti, perché - come affermava Valerio Giacomini già nel 1978, durante il convegno "La protezione della diversità nella natura" - "queste diversità sono la sostanza di tutte le realtà naturali che ci circondano, dalle più piccole alle più grandi".
La ricerca sulle "zone umide della pianura bolognese", del 1994, ha voluto censire questi ambienti e il loro patrimonio di diversità biologica. Il risultato è un inventario di situazioni ambientali correlate all'acqua e in cui essa riveste un ruolo fondamentale, in un territorio come quello della pianura bolognese intensamente trasformato dalla presenza dell'uomo e dalle sue attività. In un passato recente questi ambienti rappresentavano uno degli elementi paesaggistici più diffusi e caratteristici della pianura, ora queste situazioni sono appena percepibili ma restano di grande importanza, perché sono in grado di ospitare varie comunità di piante e di animali e di assicurare una grande diversità ambientale e biologica. Da queste situazioni naturali o seminaturali si può ripartire per ricostruire un territorio di qualità.
La difesa della biodiversità è entrata da tempo nelle strategie di conservazione dell'ambiente. La conferenza mondiale di Rio de Janeiro del 1992 ha affermato la convinzione che occorre prendere delle misure per arrestare la perdita di specie animali, vegetali, nonché quella di risorse genetiche e quindi la necessità di assumere l'impegno di conservazione della biodiversità non solo in riferimento alle politiche ambientali, ma come stile di comportamento in relazione ai rapporti economici che determinano le modalità di sviluppo.
La direttiva 92/49 della Comunità europea, conosciuta come "direttiva habitat", è il primo atto di grande importanza indirizzato esplicitamente a promuovere il mantenimento della biodiversità attraverso azioni di conservazione degli habitat sia naturali che seminaturali, e della flora e della fauna selvatica. Questi habitat, e le specie di flora e di fauna che per la loro rarità e la loro importanza naturalistico-scientifica sono ritenute di interesse comunitario, sono elencati negli allegati della direttiva stessa.
Ogni stato membro è stato quindi chiamato a partecipare alla costituzione della "Rete Natura 2000", la rete delle aree naturali protette comunitarie che rappresentano e salvaguardano la biodiversità, ed ogni stato ha avviato un processo di analisi del proprio territorio al fine di individuare i siti che avrebbero avuto il ruolo di custodire il patrimonio di biodiversità per l'Europa. In Italia è stato avviato il progetto "BioItaly": un complesso lavoro di studio, di ricerca, di analisi del territorio che ha acquisito informazioni sulla localizzazione degli habitat e delle specie di interesse. L'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, su incarico dell'assessorato regionale competente, ha partecipato a questo lavoro di studio e di individuazione dei siti e del loro valore. Con il coordinamento della Società botanica italiana (sezione emiliano-romagnola) è stato inoltre realizzato un Manuale per il riconoscimento secondo il metodo CORINE-biotopes degli habitat rappresentativi della variazione ambientale della nostra regione. Il volume è stato pubblicato nel 2001 nella collana "Ricerche" e fornisce un primo elenco di habitat presenti nel territorio regionale: esso si pone inoltre come strumento operativo per le esigenze di tutela e di gestione, essendo pensato per consentire l'individuazione sul campo degli habitat.
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