Rivista "IBC" X, 2002, 1

Dossier: Scienze e natura al Salone di Ferrara

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Giganti protetti: gli alberi monumentali in Emilia-Romagna

Alessandro Alessandrini
[IBC]
Teresa Tosetti
[IBC]

Sai che gli alberi parlano? Si parlano l'uno con l'altro,

e parlano a te, se li stai ad ascoltare.

Ma gli uomini bianchi non ascoltano.

Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani,

e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura.

Io stesso ho imparato molto dagli alberi:

talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali,

talvolta qualcosa sul Grande Spirito.

 

Tatanga Mani (Bisonte Che Cammina),

capo della Tribù Stoney in Canada (1871-1967)

 

 

Questo messaggio,1 così lontano dalla nostra frenetica vita di tutti i giorni e da una società che ci impone scelte e stili di vita, è la testimonianza della capacità di altre culture di avvicinarsi al mondo delle piante, degli animali e della natura con un atteggiamento di contemplazione che le ha rese partecipi della natura stessa, della sua esistenza e della sua rivelazione.

 

Ogni pianta, ogni fiore, con la forma, con la struttura e i colori, tesse un discorso allusivo che ognuno saprà intendere se farà tacere il brusio inconsistente di chi scambia l'attualità con l'effimera cronaca [...]. Chiunque non sia stato spiritualmente del tutto anestetizzato, trovandosi in un bosco, o in un prato, avvertirà inconsciamente, forse con una punta d'inquietudine, di essere penetrato in una dimensione diversa da quella quotidiana. Potrà evocare dagli alberi, dai fiori, una serie di simboli che non sono soltanto immagini ma incorporano in loro stessi la realtà simboleggiata, diventando fonti di energia spirituale. [...] In un albero vi coglierà l'immagine del cosmo perché porta frutti e periodicamente si rigenera: è dunque un microcosmo, come testimonia il frassino di Yggdrasil i cui rami sovrastano il cielo e le radici affondano negli inferi.

 

Sono parole di Alfredo Cattabiani tratte da Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante.2 In repertori come questo possiamo trovare suggeriti e rievocati miti, leggende, proverbi, simboli o usanze che il mondo vegetale, le piante e i fiori hanno ispirato all'animo umano nel corso del tempo e nelle diverse civiltà. E ci vengono restituite memorie storiche e radici culturali, senza le quali si rischia di perdere la propria identità; quelle stesse radici che hanno formato la nostra storia e gli strati della nostra cultura alta e popolare.

L'uomo infatti fin dall'inizio della sua storia ha avvertito l'esistenza di legami profondi e misteriosi con le piante: ne sono nati miti, leggende, forme rituali, che hanno caratterizzato una condotta di vita fatta anche di una capacità e una propensione a comunicare con la natura che ha determinato una cultura specifica. Ogni cultura è pervasa dal culto degli alberi. Alberi maestosi godevano presso i popoli nordici europei di una considerazione particolare: il frassino era il simbolo di rinascita, capace di operare guarigioni miracolose; chi aveva ottenuto benefici vegliava su di esso perché i benefici perdurassero. La quercia è forse l'albero che con più potenza ha suscitato rispetto e senso di grandezza; era sacra per i popoli celtici, che usavano radunarsi all'ombra dei suoi rami per compiere riti religiosi ma anche atti importanti della vita pubblica; presso i Romani era emblema di sovranità. Le corone civiche, emblemi del valore di un cittadino, erano intrecciate di foglie di quercia.

L'albero diventa sacro, simbolo di mistero e di potenza, i boschi si popolano di esseri divini, i boschi diventano templi. Nella religiosità popolare, poi, l'albero assume simbolicità e sacralità sotto vari aspetti. Soprattutto a cominciare dal Medioevo cominciano a trovarsi immagini sacre appese ad un tronco con proprietà miracolose. Non di rado accade che la Vergine appaia fra i rami e inviti a collocare la propria immagine su quel tronco; per tramandare la memoria della sacralità del luogo sorgono poi edicole, pilastrini e santuari. Nell'Appennino bolognese ne sono esempi Madonna dell'Acero e Madonna del Faggio.

L'albero ha saputo parlare al cuore e alla mente dell'uomo dandogli ispirazione e creatività:

 

Gli alberi sono sempre stati per me i più persuasivi predicatori. Io li adoro quando stanno in popolazioni e famiglie, nei boschi e nei boschetti. E ancora di più li adoro quando stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come eremiti che se la sono svignata per qualche debolezza, ma come grandi uomini soli, come Beethoven e Nietzche. Tra le loro fronde stormisce il vento, le loro radici riposano nell'infinito; ma essi non vi si smarriscono, bensì mirano, con tutte le loro forze vitali, a un'unica cosa: realizzare la legge che in loro stessi è insita, costruire la propria forma, rappresentare sé stessi. Nulla è più sacro, nulla è più esemplare di un albero bello e robusto [...].

Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità [...]. Quando siamo tristi e non possiamo più sopportare la vita, un albero può dirci: sta calmo! sta calmo! guardami! Vivere non è facile, vivere non è difficile [...].3

 

Questo legame profondo fra gli uomini e le piante che troviamo nei libri sacri, nella letteratura, nella storia, nell'arte, nelle leggende e nei proverbi non è completamente scomparso. Ne sono testimonianza le numerose iniziative di enti, istituzioni, associazioni ambientaliste, ma anche di privati cittadini che in questi ultimi decenni hanno sollecitato prima le amministrazioni a farsi carico di questo sentire e poi concretamente a collaborare con segnalazioni, proposte, studi e censimenti.

La Regione Emilia-Romagna già nel 1977 con la stesura della legge numero 2 "Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale" stabilisce la tutela "delle espressioni tipiche della flora regionale, e in particolare promuove azioni volte ad impedire la totale estinzione di singoli esemplari di notevole interesse scientifico, ecologico e monumentale" e che "con decreto del Presidente della Giunta Regionale possono essere soggetti a particolare tutela esemplari arborei singoli in gruppi in boschi o in filari di notevole pregio scientifico o monumentale" (articolo 6), riconoscendo già nel testo di legge non solo un valore strettamente naturalistico ma anche una necessità di conservazione degli elementi più significativi dell'ambiente e del paesaggio.

La ricerca dell'albero da tutelare è pertanto anche la ricerca del significato di questi segni che l'uomo ha voluto lasciare nel territorio. Negli anni Ottanta e Novanta è stato realizzato un censimento su tutto il territorio regionale di questi alberi monumentali, anche per dare concretezza a questo provvedimento legislativo. Le numerose segnalazioni di alberi meritevoli di tutela pervenute da enti locali, associazioni e istituzioni hanno fornito la base su cui è stato organizzato il lavoro di verifica, realizzato tramite sopralluoghi di tecnici rilevatori, e la compilazione di schede predisposte per raccogliere i dati più significativi degli alberi rilevati.4

Per valorizzare gli aspetti e le esigenze di carattere regionale, il pregio scientifico o monumentale di un albero è stato determinato anche da una serie di parametri che lo mettessero in rapporto al territorio e alla popolazione che l'aveva segnalato. Sono stati considerati non solo la rarità della specie, la forma, l'età e la dimensione, ma anche il legame con gli eventi storici, le leggende, le tradizioni e la collocazione nel contesto territoriale. Sono oltre mille le piante che sono rientrate in questo censimento.

Nel frattempo cominciavano ad essere sottoposti a tutela con decreto del presidente della Giunta i primi alberi monumentali: tra i primi l'Acero di Madonna dell'Acero (Lizzano in Belvedere - Bologna), l'Olmo di Campagnola (Reggio Emilia), il Cipresso della Scola (Grizzana Morandi - Bologna). Da allora l'attività è proseguita; oggi gli alberi monumentali tutelati sono oltre seicento e rappresentano un patrimonio culturale notevole. Sono veri e propri monumenti portatori di un grande valore storico, religioso e culturale.

Per onorare questo straordinario patrimonio di "giganti protetti", e per farlo meglio conoscere ed apprezzare è stato bandito un concorso fotografico che scadrà nel maggio 2002. Con questa iniziativa la Regione e il suo Istituto per i beni culturali vogliono nuovamente riportare l'attenzione su questo suo prezioso patrimonio che non deve essere né trascurato né perduto, e ripercorrere la storia stessa dell'Emilia-Romagna anche attraverso i suoi grandi alberi. Il concorso "Giganti protetti. Gli alberi monumentali in Emilia-Romagna" - organizzato dall'Assessorato Agricoltura, ambiente e sviluppo sostenibile della Regione Emilia-Romagna e dall'IBC -documenterà gli alberi monumentali ripresi per intero e nel loro contesto, secondo quattro ambiti territoriali così suddivisi: 1) province di Parma e Piacenza; 2) province di Modena e Reggio Emilia; 3) province di Bologna e Ferrara; 4) province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. La cerimonia di premiazione, prevista per l'autunno 2002, sarà anche l'occasione per un momento di riflessione sulla tutela del patrimonio naturale e sarà accompagnata dall'esposizione delle migliori opere pervenute.

Gli alberi racchiudono in sé stessi la storia di un luogo e degli uomini che hanno goduto della loro bellezza. Sono testimoni di un costume e di una civiltà: nati spontaneamente o piantati per ricordare un fatto, per abbellire un edificio, per proteggere una casa, sono sopravvissuti indenni al corso dei secoli. Hanno superato le avversità ambientali e le trasformazioni degli uomini, perché si trovavano nel folto di un bosco o perché erano parte integrante di un paesaggio caro a una comunità, o per il fatto di costituire un unicum con un edificio artistico. Sono espressione della nostra capacità di essere uomini in armonia con la natura: sta quindi in noi tutti conoscerli, proteggerli e custodirli.

Ma anche un altro messaggio vuole essere trasmesso da questa iniziativa: ciascuno rispetti il proprio patrimonio. Non bastano l'attività della Regione e dell'Istituto per i beni culturali; ciascuna Provincia, ciascun Comune possono ormai dotarsi di tutti gli strumenti utili e necessari per la tutela dei propri grandi alberi. Qualcuno già l'ha fatto; ci auguriamo che anche grazie a questo concorso prendano forma iniziative efficaci che sempre più vedano gli enti locali consci del valore del proprio patrimonio, protagonisti del futuro del territorio, custodi attenti e coscienti dei propri grandi alberi.

 

 

Note

(1) La citazione in epigrafe è tratta da K. Recheis - G. Bydlinski, Sai che gli alberi parlano? La saggezza degli Indiani d'America, Vicenza, Edizioni Il Punto d'Incontro, 1998, p. 13.

(2) A. Cattabiani, Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Milano, Mondadori, 2001 (Oscar Saggi), pp. 5-6.

(3) H. Hesse, La natura ci parla, a cura di M. T. Giannelli, Milano, Mondadori, 1998 (Oscar), pp. 89-91.

(4) Alberi monumentali dell'Emilia-Romagna. Censimenti e tutela, Bologna, Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, 1991; si veda anche I boschi dell'Emilia-Romagna, Bologna, Regione Emilia-Romagna - Assessorato Ambiente e difesa del suolo, 1987.

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