Rivista "IBC" IX, 2001, 4

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / editoriali

Gli insegnamenti di un catalogo

Ezio Raimondi
[italianista, presidente dell'IBC]
Si parla molto oggi di musei e del loro destino nel tempo della globalizzazione e dei grandi spettacoli culturali; privatizzazione, restauro, processi gestionali, nuove forme di promozione sono temi che ritroviamo anche nella pubblicistica quotidiana, dibattuti dai competenti e presentati al lettore comune, qualche volta con l'enfasi che scaturisce dal contrasto dei punti di vista e dalla drammatizzazione delle passioni e delle proposte. Meno forse si discute delle finalità museali, in un tempo come il nostro in cui cultura ed economia conoscono nuovi intrecci: ho sottomano un volume inglese che ha come titolo Theorizing Museums (edito da Blackwell, Oxford, 1996) che si propone, come spiega subito il sottotitolo, di esaminare, in un dialogo a più voci, i modi di "rappresentare identità e diversità in un mondo che muta". Ma questo non suscita curiosità o interesse in una pubblica opinione tutt'altro che vigile. E che dire allora di una realtà contigua ai musei, quale è quella delle biblioteche, quasi sempre ai margini dell'attenzione comune, quando non si tratti di imprese clamorose che fanno notizia e divengono protagoniste, almeno per qualche tempo, della nostra scena culturale e delle sue immagini variamente suggestive?
Certo, non meno importante nel quadro intellettuale di "un mondo che muta", l'universo delle biblioteche non ha bisogno di una teatralità clamorosa e sensazionale, opera in silenzio, si adegua alle nuove tecnologie, punta sulle strutture e sui cicli lunghi: non dunque sulla contingenza congiunturale ed effimera, ma sui modi di essere di un "pubblico" che si vorrebbe sempre più ampio, fiducioso, consenziente, partecipe di valori intellettuali e insieme civili. Di qui, per venire all'orizzonte operativo dell'IBC, il progetto di costruire un sistema informativo biomedico affidato a una rete regionale di biblioteche e centri di documentazione, collegando insieme le aziende sanitarie emiliano-romagnole e impostando un catalogo collettivo informatizzato in un quadro progressivamente unitario delle attività di conoscenza e delle corrispondenti tecniche bibliografiche. È un lavoro che comincia, con più fasi di sperimentazione e di confronto. E ciò che ne nasce, come mostrano già i primi riscontri, non è soltanto un servizio prezioso e necessario per la realtà scientifica e clinica, ma diviene anche la conferma concreta di una vocazione antica delle istituzioni mediche della nostra Regione, dove sin dal tempo della nuova scienza galileiana l'indagine sull'uomo e sul suo organismo è andata sempre di pari passo con il sentimento di un bene comune e di una attiva solidarietà sociale. Non per nulla la prima idea di una medicina sociale si lega al nome del grande Ramazzini sull'onda lunga della nuova scienza galileiana. Così, ancora una volta, il nuovo non nega la tradizione, ma la immette in un contesto tutto moderno e ne ripropone lo spirito più profondo, l'idea di un conoscere sempre più tecnicamente attrezzato che vuole servire l'uomo, "illuminarlo" nella sua fatica quotidiana, nella sua ricerca di un equilibrio, di un ordine comune. Un catalogo delle risorse bibliografiche dei servizi sanitari può insegnare davvero tante cose.

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