Rivista "IBC" IX, 2001, 3

Dossier: Messinscena... in video e in linea

biblioteche e archivi, dossier /

L'Ente teatrale italiano

Ilaria Fabbri
[Ente teatrale italiano (ETI)]

Il rapporto dell'Ente teatrale italiano (ETI) con la "questione video" ha origine sin dai primi anni Novanta quando, in collaborazione con la rassegna "Riccione TTV - Teatro Televisione Video", si affrontò per la prima volta il problema di assicurare un primo censimento di quali e quanti fossero i video teatrali, di qual genere, dove e se consultabili. Quel censimento, catalogato con il sistema ISIS riconosciuto dall'United Nations Educational Scientific and Cultural Organizations (UNESCO), fece sin da subito emergere alcune problematiche prioritarie:

- la questione dei diritti di trasmissione e quindi del concreto utilizzo di tali materiali per metterli a disposizione dell'utenza;

- la conservazione dei materiali, con il conseguente problema dei supporti utilizzati e della loro deperibilità, e quindi della duplicazione e del restauro;

- la necessità di una catalogazione omogenea che potesse consentire un accesso lineare e strutturato all'informazione, nazionale ed internazionale;

- il rapporto con il pubblico potenziale e le strategie per far sì che esso si accosti al video come ad una occasione di approfondimento culturale e di incontro con il passato, ma anche come ad una nuova forma d'arte che esprime proprie potenzialità artistiche. In questo quadro, ovviamente, esisteva ed esiste il problema del rapporto con le grandi strutture della comunicazione e della possibilità di accedere ai loro archivi.

Rispetto a questi problemi l'ETI ha tentato alcuni possibili approcci. Per quanto riguarda la promozione l'Ente ha assicurato, con sempre maggiore specializzazione, l'utilizzo del video teatrale in chiave culturale sia attraverso specifiche rassegne, sia collaborando con i festival del settore, sia trasformando per il pubblico questo medium in una preziosa opportunità di incontro con artisti e grandi interpreti della scena. L'Ente ha poi dato vita con il premio "Riccione per il Teatro" ad una convenzione che possa garantire l'accesso alle informazioni, consentendo la realizzazione di un servizio di cui si sente un'esigenza sempre maggiore.

Sul versante della catalogazione l'ETI, dal 1998, ha in essere una convenzione con l'Assessorato alla Cultura e l'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna, che partendo da un progetto presentato dal premio "Riccione" ha per obiettivo la costituzione di un catalogo collettivo. Sono stati fin qui realizzati, a cura dell'IBC, una "scheda catalografica" ed un software applicativo, ed è in fase di pubblicazione un primo vocabolario controllato relativo alla catalogazione dei video teatrali, un thesaurus realizzato in collaborazione con esperti delle varie discipline dello spettacolo coordinati dal professore Marco De Marinis dell'Università di Bologna. Il progetto ha consentito la catalogazione di oltre tremilacinquecento video e un modello di catalogo potrà quindi dirsi "testato" e pronto per entrare in una rete nazionale.

Per presentare questi risultati ad un consesso internazionale, per discutere sulle problematiche connesse alla catalogazione del video e del video teatrale in particolare, consentendo un primo confronto rispetto alla realizzazione di uno specifico thesaurus, l'ETI ha organizzato a Firenze, nell'ottobre del 1999, un incontro a cui hanno partecipato rappresentanti venuti da Belgio, Olanda, Francia, Inghilterra e Germania. Al progetto aderiscono i più significativi centri di documentazione dell'Emilia-Romagna, che hanno promosso una serie di incontri di approfondimento: dal Centro "San Biagio" di Cesena al premio "Riccione", passando per il Teatro municipale "Romolo Valli" di Reggio Emilia.

La collaborazione strutturata con la Regione Emilia-Romagna ha consentito la sensibilizzazione verso un problema cruciale, sentito non solo a livello nazionale: come poter trattare, con scientificità e completezza, il "documento video" dal punto di vista della sua catalogazione. La "scheda" che si propone è il frutto di un complesso lavoro di mediazione fra il linguaggio teatrale e quello biblioteconomico, tra la necessità di darsi risposte scientificamente ineccepibili e l'esigenza di renderle utilizzabili dai soggetti teatrali che non sempre possiedono specifiche competenze bibliotecarie. Una proposta per dare un "ordine" in grado di mettere in comune un patrimonio ricco e vario, che assume una sempre crescente importanza artistica e documentaria.

 

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