Rivista "IBC" IX, 2001, 3
biblioteche e archivi / linguaggi, pubblicazioni
Sono ormai trascorsi tre anni dall'uscita di La poesia dialettale ferrarese, un'antologia di opere scritte nei vari dialetti "tra Città e Provincia", come recita il sottotitolo. Nato forse con l'intento di fissare su carta il polso della diffusione e della conoscenza della parlata dialettale, e piccolo baluardo di una cultura che si ritiene sempre più dimenticata (anch'essa destinata, come sembra, ad essere tramandata per via telematica), questo esperimento ha rappresentato il prologo di un progetto organico che ha dato luogo alla nascita di Com a dzcurévan/Come parlavamo, una collana di "Quaderni sulle fonti, le testimonianze, i testi della lingua, della letteratura e del teatro dialettali ferraresi" edita dalla Cartografica artigiana ferrarese a cura dell'Archivio multimediale padano dei dialetti del Centro etnografico del Comune di Ferrara.
Arricchitasi finora di quattro titoli, tutti presentati e/o introdotti da Gian Paolo Borghi - Par star un poch insiem (col nòstar bèl dialèt) di Muzio Chiarini, Erb e piant di nostar co' (Par curar i mal) di Giorgio Alberto Finchi, Ariva al domila (Racòlta ad poesìi. quasi canzzon) di Alfio Finetti, Fora dal temp (Poesii, zzirudèll e sturièli in frarès) di Alberto Ridolfi - la collana, curata da Maria Cristina Nascosi, responsabile dell'Archivio, rappresenta una felice sintesi fra due diverse concezioni della lingua dialettale: quella che la intende come parlata popolare, espressione verbale che raggiunge immediatamente il suo scopo e sembra nascere ed esaurirsi coll'emissione di suoni cantilenanti e familiari, e quella più ambiziosa che considera il vernacolo una espressione culturale duratura nonché il frutto della forma mentis degli autori (i quali scrivono perché, prima, pensano naturalmente nel loro dialetto).
Questo carattere ambivalente è riscontrabile in tutti i testi citati, ma si evidenzia maggiormente in quelli scritti da Chiarini e da Ridolfi, oltre che nel volume introduttivo, dove ai frequenti toni crepuscolari, elegiaci e non di rado anche drammatici, fanno da sapiente contraltare momenti di puro divertimento e di gioco, quando la sensualità popolare prorompe vivace, se non proprio sfrenata o il bonario carattere satirico va a sposarsi perfettamente col registro spontaneo, immediato e arguto, a tratti onomatopeico, del dialetto.
Ai volumi elencati, il cui formato ricorda quello dei quaderni che usavano gli alunni delle scuole elementari negli anni Cinquanta e Sessanta, se ne aggiungeranno presto degli altri. Per informazioni ci si può rivolgere al Centro etnografico del Comune di Ferrara (tel. 0532 903 411).
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