Rivista "IBC" IX, 2001, 3

territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari, progetti e realizzazioni

Notti di rocca

Valeria Cicala
[IBC]

Probabilmente sono state le medaglie di Matteo De' Pasti insieme a tanti altri motivi dell'iconografia dei Malatesta a stimolare chi ha realizzato il logo del festival "Notti Malatestiane" 2001: il profilo avorio di un elefante, all'interno di un tondo, su fondo color oro oppure carta da zucchero.

Giunta alla seconda edizione con un programma ancora più denso, e con un numero maggiore di appuntamenti, la manifestazione, organizzata dalla Provincia di Rimini, propone eventi in cui musica drammaturgia ed immagini si fondono e sceglie, di volta in volta, luoghi e paesaggi della Romagna la cui suggestione naturale ed architettonica si compenetra con i temi proposti.

Il turismo culturale comincia a farsi "sentire" e a porsi come alternativa non estemporanea ai percorsi vacanzieri a base di raggi ultravioletti e discoteche. Anche la stampa locale ha sottolineato, nel corso dell'estate, un crescente interesse per gli aspetti storicoartistici e per le sue manifestazioni da parte dei "vacanzieri" (si veda Anna Tonelli, Rimini, la movida fa cultura, "la Repubblica", 18 agosto 2001, p. IX). La programmazione turistica è consapevole che la cultura può essere una priorità su cui investire e, tra sondaggi e statistiche, modifica e consolida i suoi rapporti con gli sponsor, ma anche con l'Università.

Gli spettacoli di questa edizione delle "Notti", dieci eventi distribuiti da giugno ad ottobre e curati da Manlio Benzi, hanno avuto inizio a Mondaino, una delle tante rocche malatestiane, con un allestimento di Ecuba da Euripide, proposta con grande successo il 23 e il 24 giugno. Il testo si è avvalso delle musiche di scena di Gian Franco Malipiero, della drammaturgia di Rosita Copioli, della regia di Massimo Luconi. Protagonista Lucilla Morlacchi, una insuperabile "madre di guerra". Molto ben fatto anche il programma di sala, che illustra i contenuti degli eventi, i profili degli autori e degli interpreti, consentendo pure ad un pubblico meno esperto di cogliere anche l'ambientazione temporale dei percorsi musicali e recitativi.

Le sedi coinvolte per le rappresentazioni, oltre a Mondaino, sono state, tra castelli, piazze e chiese, Rimini, Poggio Berni, Torriana, Montefiore Conca, Verucchio, Santarcangelo. Un'occasione ulteriore e di alto livello qualitativo per visitare e conoscere alcuni centri, per apprezzarne la ricchezza monumentale, lo stato di conservazione, il rinnovato apparato museale. La Provincia di Rimini, attenta al suo patrimonio storico-artistico e alla valorizzazione dei suoi territori, ha trovato un armonico denominatore comune nei Malatesta.

Le "Notti Malatestiane" vibrano di note, di voci, di rivisitazioni di testi, ma anche di borghi e paesi cui sembra portare fortuna la proboscide dell'elefante, simbolo di quel casato. I Malatesta impregnano la storia di Rimini e di tutta la Romagna, la sua inconfondibile fisionomia architettonica: lo dimostrano le rocche e i castelli sparsi tra la collina e la pianura, come pure il paesaggio di quei territori che, oltrepassato il Marecchia, si distendono nelle Marche nordoccidentali, si inerpicano verso il Montefeltro. Affinità e conflitti assimilano la storia e gli accenti delle realtà di crinale, l'una trascolora nell'altra e si confonde, come il giallo dei campi dopo la mietitura. Chi poi avesse voglia di approfondire, non solo viaggiando, le sue conoscenze su questo immenso patrimonio e sul ruolo determinante che i signori di Rimini ebbero nelle vicende dell'urbanistica e dell'edilizia cittadina, potrebbe consultare Rocche e castelli di Romagna, tre volumi editi tra il 1970 e il 1973 dalla editrice Alfa di Bologna; oppure Rocche, fortilizi, castelli in Emilia-Romagna e Marche, a cura di Giuseppe Adani, edito a Milano nel 1988 da Amilcare Pizzi.

La signoria dei Malatesta si protrasse per tre secoli, Pandolfo IV fu definitivamente allontanato da Rimini nel 1528 dall'esercito di papa Clemente VII. Ma fu l'età di Sigismondo, figura emblematica tra i principi del Rinascimento, il momento di acme. Fu quella la stagione di massima espansione per questa famiglia che ha incontrato anche una particolare fortuna letteraria. La complessa figura di Sigismondo la si coglieva bene nella mostra "Il potere le arti la guerra. Lo splendore dei Malatesta", allestita la scorsa primavera a Castel Sismondo. La grande fortezza, uno dei simboli della città, dopo un abbandono durato per parecchi decenni, è stata restituita al suo decoro, che ha comportato un complesso percorso di restauro non ancora ultimato.

Sempre nello spirito di valorizzazione delle rocche si è aperta la mostra "Terra e materia: i castelli malatestiani nel Riminese" che attraverso le foto realizzate da Corrado Fanti venti anni fa per l'IBC documenta i luoghi e le strutture dell'itinerario sulle rocche realizzato dalla Provincia.

Sul tempo di questi signori si comincia ad investire da parte delle amministrazioni competenti e anche dei privati. Rimini può essere capitale delle vacanze puntando non solo sulla dance, sugli stabilimenti balneari full monty (quelli, cioè, in cui si fa "di tutto") e sulle efficienti strutture alberghiere, ma anche sulle molteplici risorse sedimentate nella città e nel territorio circostante. Qualcuno ha parlato di "sfida culturale per il regno delle vacanze". Ma realmente turismo culturale e vacanza in Emilia-Romagna sono concetti sempre più coniugati: lo si avverte anche navigando in Internet, sebbene sia assai più piacevole percorrerli gli itinerari di questa terra.

La comunione di intenti tra pubblico e privato, a Rimini, si è concretizzata in modo veramente fattivo nella riapertura al pubblico di Castel Sismondo. Al di là dei capolavori che ha proposto l'esposizione, è stata data la possibilità di ripercorrere e comprendere, dopo quattrocento anni di chiusura, le strutture di questa fortezza; non va dimenticato che presso Sigismondo lavorò Roberto Valturio, eminente progettista e teorico delle fortificazioni, che al suo ospite dedicò la propria opera De re militari. Oltre ad avere recuperato la sua realtà architettonica grazie all'intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, che ha finanziato i restauri, Castel Sismondo è destinato a divenire un polo culturale della città, un luogo di attività ed iniziative sistematiche. Altre notti di cultura e di spettacolo si preparano sulla costa adriatica.

 

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