Rivista "IBC" IX, 2001, 3
musei e beni culturali, biblioteche e archivi / editoriali
In un libro oramai lontano, ma riproposto anche di recente, si parlava del nostro tempo come società dello spettacolo, con una formula che è entrata nel nostro linguaggio anche se, come sempre, con il rischio di una deformazione e di un appiattimento concettuale. Viviamo in un teatro quotidiano che sembra rinnovare, nello scenario di una fulminea inesorabile globalizzazione, quello che nella civiltà barocca veniva chiamato il gran teatro del mondo: e come allora la scena può divenire, con la efficacia di una rappresentazione diretta, una realtà tragica di cui non si era mai dato un eguale nella storia cruenta dei secoli che stanno dietro di noi.
Come scriveva Kundera, siamo assediati dalla insidia quotidiana della imagologia. Ma è anche vero che le nuove tecnologie comunicative e riproduttive possono poi diventare uno strumento straordinariamente positivo per la nostra memoria e per una conservazione critica di esperienze affidate all'unicità irripetibile di un evento. Di fatto soltanto oggi possiamo conservare il documento integro di uno spettacolo teatrale: non più soltanto la presenza muta di un testo (il copione dell'attore), ma la fattualità viva di uno spettacolo, nel quadro concreto di una scena, con le voci, i gesti, i movimenti dei protagonisti e la presenza, visibile o invisibile, di un pubblico. Così si costruisce una testimonianza che è insieme un modo per rivivere a distanza l'evento teatrale, l'azione scenica nella sua verità fisica, nella sua vocalità che si fa azione, gioco e dramma umano. Ed ecco allora il progetto di una catalogazione standardizzata dei documenti audiovisivi tra centri e videoteche di interesse teatrale in Emilia-Romagna. Un lavoro complesso che esige una attenzione tecnica e insieme una metodologia adeguata, con la definizione di corretti criteri catalografici e con l'idea concordata di un thesaurus comune, di una memoria sinotticamente analitica della vita teatrale contemporanea.
Veicolo necessario di un passato che ridiventa attuale e visibile, le immagini vogliono in questo caso essere considerate criticamente, nella prospettiva di una distanza storica che restituisce alla ragione il suo ruolo giudicante, la sua capacità di interpretare e di esplorare un senso, un modo di essere dell'uomo allorché egli si interroga, ieri come oggi, sul proprio destino e sulle proprie contraddizioni: come si propone per l'appunto il teatro, attraverso una finzione che deve alla fine riaffermare il momento opposto, aspro e implacabile, della realtà che ci circonda e che è tutt'uno con il nostro corpo. Anche da una catalogazione, quando obbedisce a questi fini e a queste ragioni, può venire un insegnamento, soprattutto in rapporto alla società dello spettacolo, ambiguamente sospesa tra reale e virtuale, sofferenza e desiderio.
Dalle immagini si può di nuovo tornare a quella che uno scrittore nomade e inquieto definisce oggi la moralità delle cose. Occorre solo continuare con rigore critico e pazienza ordinatrice.
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