Rivista "IBC" IX, 2001, 1
territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, pubblicazioni
Altrove in città
Prendiamo adesso due bolognesi che sono amici tra di loro e in questa città, a volte amata, a volte semplicemente attraversata come un fondale di scena, sono nati, vivono e lavorano: si chiamano Piero Dall'Occa e Piero Orlandi. E di Bologna, forse per via del loro lavoro (sono entrambi architetti) hanno voglia ancora di parlare. O meglio hanno voglia di far parlare le strade, le case, quel certo angolo dei giardini pubblici, quel bar che, sul limitare di un quartiere impiegatizio, ostenta il suo odore di vino...
Senza nessuna retorica della marginalità o del trash urbano, ma semplicemente smontando la continuità monumentale con cui la città si autocelebra e facendone emergere frammenti inediti che assumono un significato e un peso specifico diversi a seconda dell'occhio che li percepisce, del passo che li percorre, della mente che li associa ad altri frammenti.
E' nato così Altrove in città : raccolta di brevi riflessioni su certi luoghi di Bologna scelti perché in grado di stimolare associazioni, pensieri, analogie con altri luoghi esotici, memorie olfattive. esperienze adolescenziali; cronache di altrettante passeggiate compiute mescolando l'occhio professionale a quello del flâneur, il desiderio di ritrovarsi con quello di perdersi, la curiosità con la distrazione.
"L'idea iniziale" - spiegano i due autori - "era quella di privilegiare i luoghi di Bologna che ci ricordavano altri luoghi. Ci sembrava un punto di vista innovativo rispetto a quelli consueti". Poi "l'altrove" ha assunto più dimensioni, dilatandosi nel tempo oltre che nello spazio. Il metodo di lavoro prevedeva incontri settimanali e un continuo scambio di e-mail. Con il tempo il libro è cresciuto ed è diventato fotografico. Ai due autori si sono aggiunti i fotografi Vanna Rossi e Riccardo Vlahov che quei luoghi particolari li hanno cercati o ricostruiti e fotografati con nitidezza. Realizzando, ciascuno secondo il suo stile, immagini belle e discrete.
Così i luoghi prescelti, messi in fila secondo un ordine casuale, ricompongono come tessere di un mosaico una Bologna che in certi punti ricorda Montmartre o Amsterdam e in altri l' Albergo Fuenti , ma che ha il pregio di essere comunque lontana dalle immagini stereotipate, quelle che finiscono per renderla invisibile agli occhi di chi ci vive.
Dall'Occa e Orlandi non dimenticano comunque di essere architetti: anzi ribadiscono che se c'è un messaggio sotteso al libro è quello di riaffermare l'opportunità di "un certo understatement progettuale sia per quanto riguarda il restauro, sia per quanto riguarda l'edificazione del nuovo". Bando quindi agli interventi solo estetici, perentori, iperterapeutici che fanno apparire la città "revisionata, ripassata, abbellita, truccata" .
Nel frattempo, visto il successo del volume, opportunamente i due autori pensano di proseguire sulla strada intrapresa, magari costruendo una mappa cittadina dei luoghi simbolici di aggregazione o recuperando testimonianze e storie di vita in città.
Per chi poi architetto non è, la lettura di questo libro lascia il gusto e la voglia di proiettare sulla consueta scena cittadina il proprio riconquistato punto di vista: di madre di famiglia, frequentatore di bar, rollerista della domenica. Componendo ciascuno per sé, ma meglio se in compagnia, il proprio manuale di sopravvivenza urbana.
P. Dall'Occa , P. Orlandi, Altrove in città, Bologna, Edizioni Age Arti Grafiche Emiliane, 2000, 128 p., L. 30.000.
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