Rivista "IBC" IX, 2001, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / restauri, editoriali
Un'etica del restauro?
È un modo di pensare, un'idea di rapporto critico, una capacità di interpretazione da tradurre in un intervento responsabile legato sempre a un sistema più ampio di relazioni e di valori. Di qui il significato profondo di ciò che diciamo restauro, con le procedure, gli accorgimenti, le invenzioni applicate alla varietà inesauribile della materia e delle sue forme oggettivate. Così, nell'occorrenza del decimo Salone ferrarese, si è pensato di scegliere alcuni esempi recenti del nostro lavoro restaurativo per discuterne i risultati, le impostazioni, le modalità esecutive, e soprattutto per far conoscere anche a un pubblico più vasto quella che alla fine è un'etica, un'intelligenza del fare, del custodire in modo critico, del risarcire i guasti dempo senza mai falsificare ciò che ci resta di altre epoche e altre stagioni, conservandone il volto più autentico, l'immagine più vera e gelosamente individuale. Un'etica è sempre alla fine un atto di rispetto, una volontà di capire, un'attenzione e un riconoscimento dell'altro. Forse tra le riflessioni che possono nascere a Ferrara, in mezzo a convegni, incontri e dibattiti, può esserci anche questa: non solo per lo specialista, ma anche per ognuno di noi, magari anche con l'abito del flâneur di cui parlava, pensando a Parigi, Walter Benjamin con la sua dolorosa chiaroveggenza.
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