Rivista "IBC" VIII, 2000, 3
musei e beni culturali / mostre e rassegne
Particolarmente originale, nell'ampio panorama di esposizioni che compone l'anno 2000, la mostra che è stata realizzata a Rimini dal Meeting per l'amicizia tra i popoli, "Ai confini della terra", dedicata alla scultura e all'arte portoghese tra il 1300 e il 1500.
Un mondo ed una cultura quelli lusitani che, seppure maturati all'interno della penisola iberica, sono talmente proiettati sull'oceano e sono stati così fortemente intessuti di rapporti con gli altri continenti da essere un lembo d'Europa tuttora meno noto e studiato nelle sue vicende, nei contenuti. In anni recenti letteratura, musica e cinema hanno aperto squarci maggiori, almeno nella conoscenza del Portogallo del Novecento ed è ben noto che questo paese ha costruito un impero economico e commerciale tra i più potenti ed estesi, che ha spaziato dall'Africa, all'America del Sud, passando per l'Asia. Sappiamo pure che i suoi comandanti hanno tracciato nuove rotte, ma la grande fortuna costruita sulle vie del mare ha straneato dall'Europa la sua parabola culturale, oscurata dalla compagine spagnola.
Nell'immaginario collettivo se il Portogallo deve essere associato ad una espressione artistica è senz'altro la biancheggiante torre di Balém immersa nel bleu del cielo e della foce del Tago ad accendere una memoria assai ridotta; si può dire, dunque, che la mostra riminese, allestita in modo esemplare e non senza difficoltà, data anche la mole delle opere esposte, ha rivelato ad un pubblico poco preparato su questo orizzonte, una straordinaria ed originale vivacità artistica, realizzata nella pietra calcare, quasi sempre dipinta, e nel marmo con caratteristiche proprie e in cui è molto forte la componente religiosa.
L'arte gotica che poi trascolora nel barocco senza conoscere una vera e propria esperienza rinascimentale acquisisce nei santi, nelle immagini della madonna una umana fisicità che sembra ripercorrere i tratti somatici di questo popolo, inizialmente costituito da contadini e che ha poi trovato nella vocazione marinara la cifra del suo impero.
Una vicenda artistica appartata in una terra punteggiata architettonicamente da tante chiese e da alcune imponenti abbazie, si pensi a quella di Batalha edificata nel 1385 per celebrare la vittoria dei portoghesi sui castigliani, o quella di Alcobaça, innalzata nel 1153 dai monaci cistercensi che introdussero nel Portogallo il gotico che per "un lungo medioevo", come lo definisce il professor Porfirio, ha connotato il mondo lusitano esprimendosi da ultimo in quel composito stile "manuelino" così chiamato dal nome del sovrano, Manuel I, sotto cui, agli inizi del Cinquecento il Portogallo raggiunse una straordinaria espansione che si concretizza anche nella conquista del Brasile.
È il senso religioso semplice ed umano che emanano le statue a sorprendere il visitatore, non c'è ieraticità ma una carnale identificazione con la gente che a questi santi si rivolgevano e ne alimentavano il culto. Volendo esemplificare questo particolare connotato artistico, l'iconografia più eclatante è quella prettamente portoghese, della Vergine incinta.
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