Rivista "IBC" XXVII, 2019, 3
territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni
La singolare conservazione dei resti archeologici, dovuta a un incendio che ha distrutto il villaggio e al seppellimento di questo sotto metri di depositi alluvionali, e la felice collaborazione fra archeologi e specialisti di varie discipline hanno portato alla realizzazione di un’opera ricca di contributi e alla produzione di una vasta documentazione, un’ingente quantità di dati ed ipotesi interpretative che fanno luce sulla vita neolitica a Lugo e suggeriscono riflessioni in molti campi di indagine.
L’opera si articola in cinque parti: una introduttiva, destinata alla storia del rinvenimento degli scavi e all’indagine geologica, tre centrali con numerosi capitoli e contributi, e una conclusiva.
La sezione
Strutture descrive la messa in luce – nella parte di villaggio in cui è stato possibile indagare – del sistema di recinzione, delle fosse e di una capanna con gli annessi da fuoco, discutendo le strategie adottate durante lo scavo e le riflessioni in corso d’opera, proponendone la lettura e l’interpretazione, anche alla luce delle analisi fisiche e chimiche dei sedimenti e di micromorfologia delle sequenze stratigrafiche, correlate fra loro e con lo studio dei concotti.
Un risultato maggiore consiste nell’avere riconosciuto che la vita nel villaggio è scandita in fasi, di preparazione, edificazione, mantenimento e/o ricostruzione, fino alla distruzione operata dall’incendio. Così la prima modesta recinzione dell’area abitata, costituita dall’insieme del fossato affiancato all’argine in terra e paramenti lignei, è sostituita nella seconda fase da una grande palizzata di tre metri di altezza.
All’interno del villaggio, solo tracce restavano di un’abitazione precedente quella eccezionalmente conservata, di cui sono state definite le tappe di sistemazione dell’area, costruzione e manutenzione, fino all’evento distruttivo.
Nel realizzare ogni struttura e nel mantenerla, la comunità di Lugo ha lavorato secondo norme stabilite, dimostrando di conoscere le specificità del substrato e dei sedimenti, di avere individuato le proprietà delle essenze lignee, di saper trovare le soluzioni idonee a ottenere il risultato atteso, anche con scelte innovative, come la tecnica edilizia delle pareti della casa a graticcio stramineo intonacato e all’interno rinforzato da un paramento di assi poste verticalmente.
Di particolare suggestione, nella fase di preparazione dell’abitazione, l’azione rituale della deposizione dei resti incinerati di un bambino, a proteggere l’impianto dell’edificio.
Il capitolo
Cronologia presenta tutte le datazioni radiometriche, realizzate nel corso del tempo su campioni di varia natura: dapprima carboni di legna e in seguito elementi a vita breve (semi e osso), discutendone l’affidabilità e il significato, per proporre una cronologia per il sito calibrato agli ultimi secoli del V millennio a.C.
Nella sezione
Ambiente le analisi polliniche rivelano le modifiche indotte dall’uomo impegnato nella procura del legname e nella creazione di aree aperte per coltivare o dedicate alpascolo.
Dall’analisi dei resti botanici e faunistici emerge un quadro delle scelte economiche con alcune particolarità: le caratteristiche dell’insieme cerealicolo potrebbero indicare un’agricoltura distinta da quella dei contemporanei gruppi friulani; l’inusuale composizione delle faune suggerisce un allevamento basato sui bovini, ma largamente integrato da caccia e pesca.
Le analisi archeobotaniche sui reperti lignei, provenienti dalle strutture così come dai focolari, dimostrano che l’uomo conosceva le qualità delle varie specie e sceglieva quelle più adatte all’attività da svolgere: la quercia per la carpenteria e frassino e acero come legna da ardere.
La sezione
Culture, contenente lo studio di vasellame, industrie in pietra, in materia dura animale e ornamenti, costituisce la prima completa edizione di un
corpus appartenente a un sito Fiorano ed è corredato da un esaustivo apparato grafico.
Lo studio delle ceramiche tratta tutte le componenti, con lo scopo dichiarato di restituire il complesso di Lugo nella sua totalità, anche per valutare se le sue peculiarità siano attribuibili alla posizione periferica nell’area di espansione della cultura o tradiscano possibili differenze temporali rispetto ad altri contesti.
Anche lo studio delle industrie in pietra scheggiata inquadra l’insieme nella Cultura di Fiorano, per materia prima prevalente, tecniche di lavorazione e strumenti tipici, pur con alcune anomalie, che potrebbero indicare rapporti con l’ambiente a Ceramica Impressa adriatica.
I manufatti in pietra levigata e gli oggetti ornamentali si inquadrano nel mondo di Fiorano, per la materia prima delle asce o il modello dell’anellone, però anch’essi si avvicinano per qualche tratto al già ricordato ambito adriatico.
Nel primo capitolo della sezione
Conclusioni, la sintesi esaustiva dei risultati delle ricerche e l’inquadramento culturale del sito di Lugo sono proposti anche nella traduzione in lingua inglese, rispondendo così alla volontà di aprirsi a un maggior numero di lettori.
Un successivo capitolo offre ultime riflessioni circa i rapporti fra le comunità neolitiche. Le imponenti dimensioni e lo sforzo richiesto per la messa in opera della palizzata di Lugo farebbero pensare avesse una funzione difensiva, più che di semplice delimitazione dell’abitato, testimoniando condizioni di vita non così pacifiche, come si era propensi a pensare finora. La suggestione proposta è che in un clima di tensione fra gruppi umani, ancora più verosimile in una zona di confine, l’incendio potrebbe non essere stato accidentale, ma atto volontario di aggressione mirato a distruggere il villaggio.
Il volume offre un’eccezionale documentazione grafica e fotografica, numerosissime fotografie anche a colori, immagini ricostruttive di ipotesi e interpretazioni, disegni di tutti i reperti descritti, un ampio e aggiornato repertorio bibliografico. Non va sottaciuto il supplemento digitale che comprende i cataloghi di tutti i reperti, una raccolta di interessanti documenti riguardanti lo svolgersi delle ricerche, prove di archeologia sperimentale come conforto e verifica delle ipotesi prodotte.
Il sito preistorico di Lugo ha uno straordinario rilievo, per le condizioni di conservazione dovute all’incendio che lo ha distrutto e ai sedimenti che lo hanno sigillato, e grazie allo studio mirabile della sua documentazione ha ricostruito in dettaglio un segmento della storia di una comunità vissuta in un distretto dell’area padana che, circa 6000 anni fa, era di confine, poco distante da gruppi umani con caratteristiche culturali differenti.
Se per gli studiosi quest’opera va a colmare una lacuna nella letteratura del Neolitico e apre prospettive future alle ricerche, d’altra parte va rilevato che costituisce per il territorio di Lugo una finestra sul passato, non troppo lontano da noi e dal quale si è avviato il processo che ha portato all’età presente.
Alcuni rinvenimenti particolari offrono la possibilità di aprire uno spiraglio sulla sfera dell’ideologia e della ritualità delle genti neolitiche: in questo caso, nei pressi della canalina di fondazione della palizzata, è documentata la deposizione rituale di una tazzina miniaturistica assieme a una zampa di cane.
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