Rivista "IBC" XXVII, 2019, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni, restauri

La riqualificazione delle collezioni comunali d’arte: una convivenza possibile tra i visitatori e un cantiere.
Aperto per lavori

Silvia Battistini
[Conservatrice delle Collezioni Comunali d'Arte, Musei Civici d'Arte Antica - Istituzione Bologna Musei ]

Che i musei siano un organismo vivo è ormai noto anche al pubblico più disattento. Infatti queste istituzioni nella nostra città hanno una consolidata tradizione di ‘trasformismo’, ospitando abitualmente iniziative come mostre, conferenze, spettacoli, visite guidate su argomenti e temi trasversali a differenti discipline, con il risultato di attirare un pubblico sempre più diversificato e di arricchire con nuovi stimoli quello affezionato. Ma proprio in quanto organismi, i musei hanno bisogno di cure, che diventano più complesse se la sede si trova in un edificio storico.

Questo è stato recentemente sperimentato alle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna, la cui collocazione all’ultimo piano di Palazzo d’Accursio rende particolarmente complesso ogni intervento. Le sale, che ora accolgono l’esposizione permanente, costituivano l’appartamento del Cardinale Legato e nel corso dei secoli furono interessate da numerose modifiche sia nella decorazione che nella struttura. Nel 1796 il governo giacobino occupò questi spazi per amministrare la nuova Repubblica Cispadana e in pochi mesi furono predisposti importanti interventi nell’ornato, che previdero l’innalzamento di statue nella Galleria Vidoniana e in numerose sale la realizzazione di nuove volte in arellato, poi dipinte con soggetti allegorici, ribassando i soffitti originali. Restaurato il governo pontificio, fu promosso l’intervento di recupero della decorazione araldica della Sala Urbana nel 1852. Il successivo governo del Regno d’Italia insediò in queste sale la Prefettura, che per esigenze di lavoro frammezzò molti ambienti, modificando l’assetto dell’appartamento. Fu solo nel 1934, al momento del suo trasferimento in Palazzo Caprara, che l’Amministrazione comunale poté mettere mano a seri lavori di restauro in queste magnifiche sale, restituendo loro le dimensioni originali e recuperando le decorazioni e gli affreschi, talvolta ridipingendoli nelle parti più danneggiate, come suggeriva la sensibilità dell’epoca.

Nel corso degli ultimi decenni più volte si è intervenuto con il restauro pittorico o la pulitura dei soffitti; in particolare un lavoro molto articolato è terminato nel 2014 nella Sala Urbana, edificata nel 1630, con il consolidamento della volta e delle sue pitture e la predisposizione di un nuovo sistema di illuminazione.

Alla fine del 2017 le Collezioni Comunali d’Arte sono state coinvolte nel cantiere di ripristino del coperto di una porzione del Palazzo Comunale, gestito e finanziato dal Settore manutenzione del Dipartimento Lavori pubblici, mobilità e patrimonio del Comune di Bologna. In seguito ai primi sopralluoghi per la verifica dello stato delle coperture si è constatato che, a causa dei successivi e ripetuti interventi a cui si è sopra accennato, parte dei solai non era raggiungibile e ispezionabile, mentre in altri punti non vi erano intercapedini tra le volte delle sale e il coperto. L’Istituzione Bologna Musei ha quindi deciso di accogliere la proposta di chiudere al pubblico in momenti successivi due aree del museo e di trasferire temporaneamente le opere lì allestite, per facilitare l’intervento edile. Sfruttando le impalcature, installate all’interno di alcuni locali dei musei per consentire di operare in sicurezza nell’intervento sui coperti, è stato possibile avviare una campagna di analisi e monitoraggio degli apparati decorativi in situ che ha permesso di identificare le principali problematiche conservative e progettare alcuni interventi di restauro mirati che sono stati definiti di volta in volta in accordo con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Attraverso la redazione di mappature puntuali e di analisi specifiche (termografie e pacometrie) è stato possibile verificare la stabilità delle volte dei soffitti delle sale dalla 5 alla 8 e consolidare quelle delle sale 19 e 20. In queste ultime si è proceduto anche con la pulitura delle pitture dei soffitti del 1797, rispettivamente La glorificazione della Repubblica Cispadana di Mauro Gandolfi e L’allegoria della Vittoria di Filippo Pedrini.

Un intervento di restauro più articolato è stato invece riservato all’affresco del soffitto della Galleria Vidoniana, commissionato nel 1665 dell’eminente cardinale legato Pietro Vidoni per rendere omaggio al papa Alessandro VII con una decorazione dove si avvicendano soggetti mitologici ed allegorici. L’instabilità dovuta all’ampiezza della struttura su cui è stata eseguita la pittura, realizzata dal figurista Giovan Battista Caccioli e dal quadraturista Domenico Santi, ha fatto sì che nel corso dei secoli si siano aperte delle crepe, chiuse e ritoccate con materiali e tecniche non sempre coerenti con l’originale. I restauri degli anni trenta del Novecento avevano in molti punti rifatto la pittura ed erano stati realizzati su superfici annerite da depositi di sporco, alterando di fatto l’equilibrio cromatico della decorazione. I restauratori hanno risanato la struttura della superficie pittorica ed il supporto, consolidandone le porzioni danneggiate sia della pellicola pittorica che dell’intonachino, ed effettuandone una scrupolosa pulitura, che permette di apprezzare nuovamente la leggerezza dello sfondato architettonico, la complessità cromatica e la felicità d’invenzione della pittura.

Grazie al sostegno economico del Settore manutenzione, è stato possibile recuperare anche le tappezzerie bolognesi in prezioso damasco di seta, che rivestono interamente le cosiddette tre sale Rusconi (11, 12, 13), montate in occasione dell’inaugurazione del museo nel 1936. Malgrado il cattivo stato di conservazione, dovuto al tempo e all’usura, si è ritenuto importante mantenere in opera questi tessuti, in quanto sono ormai divenuti una rara testimonianza delle ultime produzioni artigianali bolognesi del damasco di seta, attività che per secoli caratterizzò l’economia cittadina e che di fatto scomparve con la Seconda guerra mondiale. Il complesso restauro, condotto da Manuela Farinelli, oltre ad aver eliminato polvere e sporcizia dalle fibre, ha consolidato i lunghi teli serici, fermando i tagli causati negli anni dall’usura con una tecnica che mimetizza anche i danni, restituendo equilibrio estetico alle stanze.

Sposa i principi di conservazione preventiva la sostituzione degli infissi delle finestre delle sale 5-9 e della Galleria Vidoniana, che, assieme alla nuova coibentazione del coperto dell’edificio, limiteranno l’escursione termica garantendo condizioni climatiche migliori alle opere.

La vera sfida accolta dai Musei Civici d’Arte Antica - Istituzione Bologna Musei è stata quella di non chiudere completamente al pubblico le Collezioni Comunali d’Arte, se non nelle poche settimane necessarie ai riallestimenti. Così il 90 per cento delle opere sottratte temporaneamente dalla loro collocazione abituale è stato esposto nella Sala Urbana e in tre sale attigue al museo, già in origine parte integrante del suo percorso. Questi due successivi riallestimenti sono stati l’occasione per fornire una nuova chiave di lettura della collezione e per suggerire percorsi diversi di approfondimento della conoscenza del patrimonio storico-artistico del museo. Se ne è voluto fare due mostre, curate da Silvia Battistini e Massimo Medica: Creti, Canova, Hayez. La nascita del gusto moderno tra ’700 e ’800 nelle Collezioni Comunali d’Arte(17 marzo-7 ottobre 2018) e L’anima e il corpo. Immagini del sacro e del profano tra Medioevo ed Età Moderna(10 novembre 2018-17 marzo 2019). La prima ha permesso di allestire i dipinti e le sculture del XVIII e XIX secolo in ordine cronologico, contrariamente all’abituale disposizione in museo, che li vede distribuiti in sale non contigue, dando un’inedita occasione per riflessioni e confronti; la seconda ha esaminato il messaggio iconografico delle immagini dal XIII al XIX secolo, riportando alla luce un significato devozionale e culturale spesso non più pienamente compreso.

La movimentazione delle opere, pur essendo un’operazione non priva di rischi, ha permesso di controllarne in modo più approfondito lo stato di conservazione, grazie al lavoro dei restauratori della ditta Leonardo, che contestualmente hanno acquisito una ricca documentazione fotografica e di dati tecnici, che confluirà nella banca dati del museo. Inoltre sono state effettuate delle manutenzioni a tele e cornici e nel caso della preziosa pala d’altare del XV secolo con L’adorazione del Bambino, proveniente dalla chiesa dell’Osservanza, è stato fatto un restauro che ha interessato sia la struttura lignea che la pellicola pittorica.

Anche il definitivo riallestimento delle Collezioni Comunali d’Arte, presentato al pubblico il 17 aprile 2019, ha voluto ribadire la dinamicità del museo, contenitore ricco di potenzialità culturali ed estetiche. Le sale che accolgono la pinacoteca (dalla 5 alla 9) e le tre aggiunte al percorso (dalla 23 alla 25) espongono opere finora conservate nei depositi. Sono soprattutto ritratti (artisti fiamminghi del Seicento, Baciccio, la serie degli studenti del Collegio dei Nobili), qualche dipinto devozionale e pregevoli esempi di due generi molto in voga tra Sei e Settecento: nature morte e paesaggi.

Le Collezioni Comunali d’Arte sono aperte da martedì a sabato dalle 10 alle 18.30; chiuse lunedì non festivi, 1° Maggio, Natale e Capodanno.  

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