Rivista "IBC" XXIII, 2015, 1
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
Il libro Tutto il calore del mondo racchiude due testi del poeta e scrittore Gian Ruggero Manzoni (lontano discendente dell'autore de I Promessi Sposi) e disegni, ispirati ai testi, dell'artista Mimmo Paladino, esponente della Transavanguardia. Il volume è stato presentato a Longiano (Forlì-Cesena), alla Fondazione Tito Balestra, nell'ambito del ciclo d'incontri con gli autori "Le ali della libellula", a cura di Flaminio e Massimo Balestra, e della mostra dei disegni originali dell'artista campano che accompagnano il libro.
La scrittura di Manzoni si sviluppa nelle forme di una prosa piana, lievemente ipotattica, in un susseguirsi di periodi concisi che producono nel lettore effetti spesso stranianti, a seguito dei bruschi passaggi da un contesto all'altro. Ciascuno dei due testi, Il fiume di betulle (il calore del sacrificio) e Dagli scavi di Alesia (tutto il calore del libro), è introdotto da una cornice storico-culturale (legata a un film nel primo caso, a un episodio storico nel secondo caso) dalla quale prendono le mosse, per allontanarsene immediatamente, le riflessioni dell'autore, che condividono il ruolo di protagoniste con le percezioni e le emozioni che da queste riflessioni nascono.
Il dramma del dodicenne Ivan, protagonista del film di Tarkovski L'infanzia di Ivan, reso orfano dagli orrori della Seconda guerra mondiale e attivo collaboratore delle truppe sovietiche nel conflitto con i nazisti, ispira sentimenti di disperazione e considerazioni di respiro universale nell'animo del narratore. Spesso, infatti, la soglia tra il vissuto emotivo del ragazzino russo e quello di un ragazzino qualsiasi (o, forse, del poeta stesso) sfuma e, quasi, si annulla, e la meditazione assume toni che echeggiano la sapienza biblica.
Il secondo testo, invece, nasce dalle dinamiche di un episodio militare romano: nel 52 avanti Cristo la città gallica di Alesia cercò, invano, di resistere all'assedio guidato da Caio Giulio Cesare e durato ben due mesi. Il capo degli Arverni, Vercingetorige, coordinava le tribù asserragliate all'interno, ma alla fine dello scontro dovette sfilare a Roma in catene durante il corteo trionfale del console, che poi lo fece uccidere. Manzoni ha preso spunto da questa vicenda e, in particolare, da due episodi: la morte per fame e stenti di parte della popolazione assediata, rimasta intrappolata tra le fortificazioni urbane e la palizzata eretta dai Romani attorno alla città, e la scomparsa nel nulla del messaggero romano che doveva, dietro incarico del console, recare nella capitale notizia della vittoria.
Non crediamo sia casuale il fatto che fonti dell'immaginario di Manzoni siano stati due individui impegnati in una missione militare mai portata a termine e svaniti tra le nebbie della storia. Dove questa apre vuoti, si insinua a riempirli con l'umanità di pensieri e sentimenti l'energia poietica dell'artista. Un tale tratto riconduce, per certi versi, l'opera di Gian Ruggero Manzoni alla poetica del suo avo.
[Ivan Orsini]
La poesia è il trait d'union tra la parte letteraria e quella artistica: entrambe puntano a essa quale fine ultimo dell'espressione dell'energia, della profondità, della bellezza. La sinfonia di immagini e colori di Mimmo Paladino incontra la rapsodia, epica e lirica, di Gian Ruggero Manzoni, accompagnandola con altrettanta energia ricca di simboli, forme, significati e movimenti che attingono alle visioni della mente e sprigionano una varietà di emozioni affini. Paladino si esprime con libertà estrema di linguaggio, con "nomadismo" culturale e postmoderno distilla suggestioni ed espressioni dal passato, privilegiando aspetti primitivisti, fantastico-letterari e romantici.
La ricchezza di archetipi, più o meno stilizzati, che contrappuntano con alternanza di segno e colore acquerellato il primo testo di Ruggeri, Il fiume di betulle (il calore del sacrificio), si estrinseca con uomini, paesaggi naturali e umani - come "visconti dimezzati" di calviniana memoria - per metà scabri nella loro rappresentazione fenomenica e per l'altra metà, quella spirituale, sfaccettati di geometrici arcobaleni o colorati dall'intensità pura dei pigmenti, fuochi ardenti, sino al sacro cuore di Gesù con la fiamma d'amore e carità.
Nel secondo racconto, Dagli scavi di Alesia (tutto il calore del libro), questa profusione di archetipi prosegue con scale da salire, cavalieri fantastici e fiabeschi, colombe e corone di spine (metafore di pace e sacrificio), cassandre boschive e profezie di morte, paesaggi astratti e lirici sotto l'immensità di un cielo (l'infinitamente piccolo nell'infinitamente grande), marionette, il profumo del vino...
"Ma perché guardo fisso la narrazione dell'oggi? Perché mi perdo nella poesia del quotidiano?" si chiedono gli autori. Con diverso segno essi indagano il presente, i polimorfismi e le sinestesie, l'essere nel passato e nel domani al contempo, nell'agone esistenziale tra immanenza e trascendenza, ma sempre sul filo della sacralità dell'arte, letteraria e visiva.
[Claudia Collina]
G. R. Manzoni, M. Paladino, Tutto il calore del mondo, Milano, Skira, 2013, 79 pagine, senza indicazione di prezzo.
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