Rivista "IBC" XX, 2012, 4

Dossier: Il monumento mette radici - Progetti per nuovi itinerari verdi a Bologna

territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Gli altri progetti segnalati

Il labirinto delle querce


Alberi coinvolti: il boschetto di querce dei Giardini Margherita.


Progetto:

"L'albero" - dichiarano gli autori - "è simbolo del ciclo della vita e di continua rigenerazione per la rinascita annuale e il suo mutare durante le stagioni. Per la conformazione fisico-morfologica mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: sotterraneo (radici), superficie terrestre (tronco) e cieli (rami superiori). Nello specifico del contesto da noi selezionato ci troviamo di fronte a un boschetto, che rafforza e amplifica questo significato. I boschi, infatti, sono stati considerati fin dall'antichità luoghi sacri in cui si manifesta il divino e in cui la natura esprime in pieno tutta la sua forza. In particolare la Quercia, Quercus robur, per l'incorruttibilità del suo legno, ha assunto il significato di forza, soprattutto spirituale (il termine latino robur ha questo valore), nonché di saggezza intesa come capacità di comunicazione tra la terra e il cielo.

Alberi e labirinti danno luogo a letture simboliche che si sovrappongono e si intrecciano ma che si possono sintetizzare nell'unione tra l'umanità e la terra. Il labirinto è un antico schema geometrico basato su spirali (ritmo ciclico della natura) e cerchi (unità e totalità) presenti in natura ed è utilizzato da sempre in moltissime culture in tutto il mondo. Simboli di rinascita annuale delle stagioni, di redenzione e ascensione al cielo, o di discesa agli inferi, specchio del cammino della vita, i labirinti possono unire gli uomini alla natura e allo spirito. Ai Giardini Margherita si ritrova il tema del labirinto. Nei labirinti che si utilizzano per la camminata non è necessario decidere quale strada percorrere perché sono formati da un unico sinuoso percorso, che conduce al centro e in seguito riporta all'uscita, metafora del tortuoso cammino della vita ma anche del viaggio all'interno di sé stessi. Ma non si tratta solo di una metafora da sempre, infatti, l'essere umano cammina nel labirinto per meditare e ritrovare pace e serenità. Uno dei grandi vantaggi di questa pratica è che insegna alla mente a calmarsi e a concentrarsi. Durante la camminata, mentre il corpo è impegnato in un continuo riorientamento, la mente è finalmente libera di quietarsi.

Si è pensato dunque di definire il sinuoso percorso del labirinto con altrettante sinuose radici (realizzate con corde che coprono il terreno modellato) che lo avvolgono conducendoci al centro di un gruppetto di querce che, per la sua posizione riparata, ci accoglie con la sua ombra ristoratrice in un abbraccio quasi materno. Per spiegare simboli e miti da cui è sorto questo labirinto querce si appenderanno formelle ai rami delle querce del boschetto, a ripetere l'usanza greca, e non solo, di appendere e affidare messaggi e desideri agli alberi. Questa potrebbe diventare un'abitudine, un evento annuale in occasione della 'Festa degli alberi', che potrebbe essere rinnovato ogni volta con temi differenti (poesie dedicate alle querce, racconti di miti e leggende sugli alberi, labirinti da dito nelle diverse culture...) e che potrebbe coinvolgere direttamente i cittadini e soprattutto le scuole".


Proposto da: Kepos.

Il gruppo di architetti e tecnici specializzati in progettazione, realizzazione e manutenzione di giardini, paesaggio e ambiente, è composto da Giulia Mazzali e Roberto Bacchilega, paesaggisti, e Giacomo Alvisi, agronomo (www.keposweb.com).



Quando le foglie cadono


Alberi coinvolti: il boschetto di querce dei Giardini Margherita.


Progetto:

"Le foglie degli alberi, il cui compito principale è di regolare i processi di traspirazione e respirazione delle piante, sono fondamentali per la salute dell'uomo" - scrive l'autrice - "in quanto assorbono l'anidride carbonica e attraverso la fotosintesi ci restituiscono l'ossigeno necessario per la nostra respirazione. Attraverso il ciclo della natura le foglie nascono, crescono e muoiono cadendo a terra. Il progetto consiste nella messa in opera di reti posizionate all'altezza del fusto della pianta e permette di 'valorizzare' le foglie, sospendendole tra la chioma e la terra nel momento della loro caduta.

Normalmente le reti vengono applicate per la raccolta di determinati frutti, come le olive, oppure coprono la chioma per proteggerli dai volatili; invece, in questo intervento, le reti hanno lo scopo di sospendere le foglie, per dare una visione diversa e un nuovo valore a questo importante elemento della nostra vita. Ma potrebbero far pensare anche a foglie 'cadute nella rete', ovvero cadute in trappola; o agli uomini caduti nella rete tecnologica.

L'installazione sarà accompagnata da una performance dal titolo 'Singing Action' ('Azione cantata'), attraverso il movimento (danza), la voce (suono) e il segno, ovvero la pittura (calligrafia) su vecchie lenzuola bianche e su carta particolare installata intorno ai fusti degli alberi. L'atto performativo sarà un fondersi di queste tre forme di comunicazione (movimento, voce e segno). È un momento che condivido con gli spettatori, senza confine tra palcoscenico e platea; canto quasi esclusivamente le vocali, senza confine tra i linguaggi dei paesi del mondo, senza differenza dell'essere uomo e natura".


Proposto da: Setsuko Kibe.

Laureata in Musica in Giappone, si dedica principalmente alla Performing Art, con azioni denominate Singing actions, eseguite attraverso il movimento, la voce e la pittura su vecchie lenzuola bianche e su carta di riciclo da lei realizzata. Si è esibita in molte città italiane e all'estero. Segnalata tra i finalisti del premio "Arte" 2010 e finalista al premio "Arte Laguna" 2010-2011.



Il frutto dell'istinto


Alberi coinvolti: il platano di piazza Malpighi.


Progetto:

"Sul platano di piazza Malpighi" - spiegano gli autori - "appaiono d'un tratto strani frutti. Si scorgono a malapena nella chioma colorata d'autunno, ma con il passare delle settimane, quando le foglie cadono, restano soli a popolare i rami spogli. Da lontano sono uno sciame indistinto di macchie bianche. Risaltano nella notte rilucendo fiocamente come fuochi fatui appollaiati sulle fronde. Solo guardandoli da vicino si rivelano per quel che sono realmente: l'installazione è composta da gabbiette per uccelli trattate con vernice luminescente e appese ai rami dell'albero. Le gabbie verranno ricoperte con una vernice luminescente incolore, che, dopo aver accumulato la luce solare durante il giorno, nelle ore notturne emetteranno una leggera fluorescenza.

Idealmente l'installazione andrebbe montata in autunno, prima della massiccia caduta di foglie dell'albero, cosicché il progredire della stagione la riveli gradualmente. Allo stesso modo, la rimozione potrebbe essere effettuata con il migliore effetto in primavera inoltrata, allorquando il fogliame rinfoltito l'avrà pressoché totalmente inglobata."


Proposto da: MIROarchitetti.

Lo studio nasce nel 2009 a Bologna, su iniziativa di Valentina Cicognani, Giacomo Minelli e Riccardo Pedrazzoli. Sin dalla sua fondazione si è confrontato con diverse scale della progettazione, da quella architettonica e urbana, effettiva vocazione dei tre membri, fino a quella del packaging e della grafica. Recentemente ha riscosso un particolare consenso cimentandosi nell'intersezione tra arte e architettura. Nel 2011 ha vinto il concorso per un'installazione sulla recinzione del cantiere di piazza Verdi, risultato che gli è valso il premio "Iceberg". Il "Sole 24 Ore" ha inserito MIROarchitetti nella top ten 2011 dei più promettenti studi di architettura italiani under 36.



Alì Babà


Alberi coinvolti: il boschetto di querce dei Giardini Margherita.


Progetto:

"Tutti gli alberi" - scrivono gli autori - "sono in sé organismi perfetti e la natura monumentale di quelli da voi scelti [per il concorso] rafforza tale aspetto. Elaborare un progetto che abbia la capacità di lavorare con l'albero e ne esponga la natura con leggerezza ed eleganza risulta assai impegnativo.

Le querce perdono le foglie, che vanno a formare un tappeto ai loro piedi. Portare questo tappeto a un'altezza di 2.10 metri è il nostro progetto. Verrà tesa una rete microforata tra le querce, con allaccio alle stesse, con quattro fori al suo interno. Le foglie, depositandosi sulla rete, verranno a costituire un paesaggio sospeso, lasciando l'impronta del negativo (vuoto) sul prato. In corrispondenza dei fori nella rete verranno posti dei cilindri in legno di varia altezza che permetteranno, salendovi in piedi o sedendoci sopra, di sbucare con la testa all'altezza di questo tappeto volante e di cogliere così, in questa nuova prospettiva e nel gioco prolungato del vento con le foglie, tutta la potenzialità degli alberi".


Proposto da: Mme Duplok.

Il gruppo si costituisce nel maggio 2003 associando personalità e competenze diverse negli ambiti dell'architettura, della grafica, della filosofia. Come gruppo aperto, a partire da questa data, partecipa ad alcuni concorsi di public art, che viene a costituire lo specifico dei suoi interessi, della sua riflessione e del suo operare artistico (www.madameduplok.it). Per il progetto si è avvalso della consulenza di Giulio Zanella, architetto e paesaggista.



L'essenziale è visibile agli occhi... se lo si vuole vedere


Alberi coinvolti: il bagolaro di piazza Carducci, il platano di piazza Malpighi, la roverella del Parco di Villa Ghigi.


Progetto:

"Capita" - spiega l'autrice - "che passiamo davanti agli alberi del nostro scenario quotidiano senza vederli, senza guardarli con attenzione, magari senza nemmeno accorgerci di loro. Passiamo attraverso immagini sfuocate di edifici, macchine, alberi e persone, tutte ridotte a pixel colorati in movimento ai lati del nostro campo visivo. Lo sguardo è focalizzato sulla meta dei nostri passi, punteggiato dagli ostacoli sul percorso e scandito dal ritmo con cui cerchiamo di contrastare il tempo che passa.

Per conoscere serve tempo. Tempo per fermarsi a guardare, pazienza per cercare di comprendere, curiosità per trovare il nuovo nella nostra vecchia vita.

Rallentare e fermare il tempo, come fanno i bambini quando incontrano qualcosa di particolare sulla loro strada e rimangono congelati nel momento della scoperta. Abbiamo voluto creare l'occasione per fermare l'attimo per il tempo necessario a scoprire qualcosa di nuovo nell'albero di sempre. Qualche dettaglio che sottolinea la sua unicità. Al bagolaro abbiamo voluto dare la possibilità di far vedere le sue radici portandole in superficie, ricomponendone il tracciato con sassi appoggiati sul terreno. Per il platano la nostra proposta trasferisce alcuni tratti di tronco stampati su legno, e li espone come quadri appesi sul muro sottostante, ad altezza occhi di chi passa. Alla roverella diamo invece un corredo di foglie di feltro appese nella chioma, che nei mesi invernali ricorderanno la promessa della primavera".


Proposto da: Uta Mühlmann Zorzi.

Laureata in Architettura del paesaggio all'Università di Scienze applicate a Nürtingen (Germania), ha effettuato studi di Fine Arts a Londra, di scenografia a Milano e di architettura dei giardini a Roma. Ha realizzato diversi progetti, sia per committenti pubblici che privati, e ha partecipato a vari concorsi in Italia e all'estero; svolge inoltre attività didattica presso istituzioni pubbliche e private. I suoi progetti sono pubblicati su riviste di architettura e arte in Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra, Belgio, Italia e Cina.



Panchina-contenitore


Albero coinvolto: la roverella del Parco di Villa Ghigi.


Progetto:

"La proposta" - come illustra l'autrice - "è una panchina per due persone che, mentre si offre come luogo per un riposo passeggero, si differenzia per i suoi contenuti storici e poetici site-specific. La panchina, da posizionare di fronte all'albero in modo da privilegiarne l'osservazione, ha uno stile classico-tradizionale grazie alla scelta di utilizzare un telaio di ghisa originale, prodotto nei primi anni del Novecento. Questo tipo di struttura ricorda, nella forma delle gambe, le radici di un albero. Lo schienale e la seduta della panchina, solitamente prodotte in legno, metallo o plastica, sono qui progettate in plexiglass, con la funzione di mostrare, anziché nascondere, la raffinatezza dell'antico telaio. La trasparenza del materiale scelto vuole offrire allo sguardo un insolito gioco di luce e ombra, dando leggerezza e animando la fantasia dell'osservatore, e allo stesso tempo permette di inserire all'interno della panca delle immagini fotografiche, stampate sullo stesso supporto e riferita alla vecchia roverella del parco.

A livello tecnico la panchina è costituita da uno schienale formato da due lastre. Nella prima sono state inserite le immagini scattate in varie stagioni dell'anno, per rafforzare il concetto del tempo che passa, e di alcuni dettagli, per richiamare il linguaggio universale dell'astrattismo. Per la seconda lastra sono state scelte delle immagini storiche dei dintorni, come l'antica villa o i luoghi tipici di Bologna, con lo scopo di contestualizzare e rafforzare l'idea della longevità dell'albero. Intorno alle lastre è applicata una fascia di legno di castagno con tagli a vista (stesso tipo utilizzato per le panchine pubbliche) sulla quale è incisa una frase ispirata dalla raccolta di poesie Con il vento di Abbas Kiarostami: 'Una foglia cade silente e si posa sulla sua ombra'. In più, la fascia di legno serve per una seduta più comoda grazie agli spigoli arrotondati. Questo concept è ovviamente applicabile ad altri luoghi o alberi".


Proposto da: Nat Wilms.

Diplomata in scultura all'Accademia di belle arti di Bologna, ha seguito corsi di video all'Università delle arti di Berlino e ha partecipato a numerosi workshop tenuti con artisti e registi teatrali di livello internazionale. Artista sperimentale e interdisciplinare, si distingue per l'uso della tecnologia multimediale e per l'esigenza di mescolare vari ambiti: arte, teatro, design e cinema.

Ha esposto le sue opere in mostre collettive e personali e i suoi video sono stati selezionati per progetti e festival internazionali.

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