Rivista "IBC" XX, 2012, 2
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / editoriali
Da tempo l'Istituto per i beni culturali considera che tra i beni culturali vadano collocate le case degli scrittori e degli artisti, come un insieme omogeneo, dialogante di storia, destini, temi, voci, intenzioni, colori. Non un museo, con quel tanto di impersonale che si correla a un orientamento didascalico, ma una realtà più profonda, vissuta attraverso una storia della coscienza immaginativa. È un luogo che dal quotidiano passa allo straordinario, all'avventura di una vita e di una variata esperienza esistenziale.
Per noi, ma non solo per noi, le case degli scrittori sono dei punti di riferimento vitali, dei nodi che rappresentano una coralità intima e raffinata. Si tratta di uno spazio unico e irripetibile ma chiamato a un'operazione comune con gli altri spazi simili, tra laboratorio e immaginazione, sogno trasposto nel quotidiano. Ma proprio mentre si definiva il secondo numero della rivista - e soprattutto il suo dossier, dove il disegno di un repertorio diveniva, per dirla con l'amico Orlando Piraccini, un viaggio in Romagna - la furia del terremoto ha sconvolto il nostro programma comunicativo che vedeva l'accordo delle diverse istituzioni, per così dire domestiche. E di nuovo siamo costretti a riflettere sull'insufficienza dei provvedimenti dinanzi a una sciagura naturale che denuncia l'inadeguatezza dei nostri concetti, e soprattutto dei nostri interventi, con il pathos labile di una contingenza drammatica che viene catalogata come un fatto e non una sventura portatrice di dolore e di patimento.
Per parte nostra abbiamo sempre insistito sulla necessità di un piano che consideri ogni forma di restauro un capitolo di una vera manutenzione conservativa, per quanto ci consentiranno le nostre forze intellettuali e i finanziamenti che alimentano il nostro lavoro. Dimenticheremo per un momento la festa implicita nelle case dell'immaginazione e della vita trasfigurata e ci applicheremo alla cura paziente dei beni collocati nelle aree più offese tra Modenese e Ferrarese. La tradizione emiliana che non ha mai dimenticato la natura ci certifica che la solidarietà attiva non potrà mancare e che l'amore per la propria terra coincide con l'amore dell'uomo e con il sentimento partecipe della sua pena. La natura, anche quando sovverte l'ordine quotidiano del nostro vivere, ci lascia un insegnamento: un esame di coscienza nel mondo vasto delle cose e non in quello più maneggevole delle parole.
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