Rivista "IBC" XIII, 2005, 2

Dossier: Le biblioteche della salute

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Galleria fotografica

Zita Zanardi
[IBC]

Le riproduzioni fotografiche utilizzate per questo dossier sono state tutte realizzate da Riccardo Vlahov (IBC), a eccezione di quella relativa alla illustrazione n. 2, eseguita da Eleonora Belletti, e di quelle relative alle illustrazioni n. 24 e n. 25, eseguite da Marco Bonazzi.

Si ringraziano per la collaborazione: Claudio Arzani, Eleonora Belletti, Maria Grazia Camelli, Giovanni Guidetti, Rita Iori, Leslie Locche, Marialaura Martinico, Adriana Montanari, Patrizia Tomba, Anna Viganò.

Riportiamo qui di seguito l'elenco delle immagini visibili nella galleria fotografica, con le relative didascalie e con l'aggiunta di specifiche schede storico-descrittive:

 

1) Paolo Bagellardo, De infantium aegritudinibus ac remediis, Padova, Bartolomeo de Valdezocco e Marco Pruteno, 21 aprile 1472. [40] c.; in 4°

Paolo Bagellardo nacque forse a Padova agli inizi del XV secolo. Nel 1441 fu nominato lettore di filosofia e poi, tre anni dopo, di medicina, compito che svolse per quasi trent'anni ininterrottamente guadagnandosi fama e considerazione nella sua città e oltre. Nel 1472 ottenne la cattedra di medicina e contemporaneamente diede alle stampe il suo Libellus sulle malattie dei bambini e i relativi rimedi, che costituisce la prima opera di pediatria che sia giunta interamente fino a noi; inoltre è anche il primo trattato di medicina non chirurgica a essere stampato. Le sue frequenti citazioni di autori arabi fanno di lui il trait-d'union tra la tradizione scientifica occidentale e la feconda cultura orientale.

(Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 95)

 

2) Ugo Benzi, Consilia ad diuersas egritudines, [Bologna], impressa per Joannem de noerdlingen & henricum de harlem, 1482, tertio mensis octobris. [60] c.; in folio

Il senese Ugo Benzi (1376-1439) venne chiamato dall'Università di Bologna probabilmente nell'anno accademico 1402-1403 e qui riorganizzò l'insegnamento della filosofia promuovendo lo studio di Averroè e Alberto Magno. I Consilia comprendono una serie di casi clinici scelti su vari argomenti e costituiscono una delle prime raccolte sistematiche su malattie di diversa origine. L'edizione, che è il vero gioiello della Biblioteca che la conserva, fu finita di stampare a Bologna il 3 ottobre 1482 da Johannes de Nordlingen e Henricus de Harlem. L'opera si apre con la dedica di Alexander Rogevus de Monticulo (autore di cui non si è trovata notizia ma di cui è presente nell'esemplare la nota di possesso manoscritta) al professore bolognese di arti e medicina Lorenzo Gozzadini.

(Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara, Biblioteca)

 

3) Saladino da Ascoli, Compendium aromatariorum. Impressum in almo studio Bononiensi, [Bologna, Hendrik van Haarlem e Johann Walbeck], per me Benedictum Hectoris librario, 1488. [58] c.; in folio

L'opera del medico ebreo Saladino da Ascoli, vissuto intorno alla metà del XV secolo alla corte di Giovanni Antonio del Balzo, principe di Taranto, intendeva servire come testo didattico per i futuri speziali: forniva infatti istruzioni sulla preparazione delle medicine composte, sulle dosi e sugli utensili necessari all'arte farmaceutica. Stampato nel 1488 sia a Bologna che a Ferrara, è composto di 8 capitoli, dei quali il primo è particolarmente interessante in quanto indica il programma di studi del futuro farmacista e segnala una lista dei libri raccomandati.

(Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca II C 136)

 

4a-b) Hans von Gersdorff, Feldtbüch der Wundtartzney sampt des Menschen Corpers Anatomey uund chirurgischen Instrumenten warhafftig abcontrafeyt und beschrieben..., Zu Strassburg in der freyen statt Joannes Schott, 1517. [4], XCV, [1] c. ill.; in folio

È una delle opere più importanti della medicina del XVI secolo. L'autore, Hans von Gersdorff (ca. 1455-1529), era medico dell'esercito e i suoi scritti si basavano principalmente sulle sue stesse esperienze di guerra. Questa è la prima edizione del suo trattato più popolare di chirurgia bellica, che fu ampiamente plagiato e cui seguirono svariate riedizioni fino ai primi anni del secolo successivo. Le illustrazioni, attribuite a Hans Wechtlin, sono note per il loro realismo nel riprodurre le varie operazioni chirurgiche e vennero spesso colorate a mano. In questa edizione è presente la prima riproduzione di un'amputazione.

(Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 463)

 

5) Andrea Corvo, Opera noua ...Tratta de la chiromantia stampata con gratia, Venezia, stampata in Marzaria a la Libraria dal Iesus, appresso san Zulian, ad instantia de Nicola et Dominico Fradeli, 1519, adi XXIIII zenar. [90] c. ill.; in 8°

Vissuto nella seconda metà del XV secolo, scarsissime sono le notizie riguardanti la sua vita: l'unica cosa certa è che esercitò a lungo l'arte chiromantica e che sull'argomento pubblicò, verso la fine del Quattrocento, l'opera che fa di lui uno dei più antichi scrittori di questo argomento, almeno in Europa. Dopo la prima, rarissima e preziosa edizione incunabola, molte altre ne seguirono, quasi altrettanto rare, tra cui questa traduzione dal latino al volgare. Esistono anche versioni francesi e tedesche. L'opera fu messa all'Indice dalla Chiesa, insieme agli scritti di altri chiromanti come il bolognese Bartolomeo della Rocca (detto Cocleso Coclite), Patrizio Tricasso, Pietro d'Abano; fu invece difesa da Tommaso Campanella ed elogiata da Agrippa di Nettesheim, che la colloca tra le più importanti del suo tempo.

(Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 294)

 

6) Johann Dryander, Anatomia capitis humani, in Marpurgensi Academia superiori anno publice exhibita, Marpurgi, ex officina Eucharij Ceruicorni Agrippinatis, 1536. [14] c. + 1 tav. ill.; in 4°

Johann Eichmann (detto Dryander) nacque a Wetter, in Germania, nel 1500. Studiò medicina e anatomia all'Università di Parigi dal 1528 al 1534. L'anno seguente occupò la cattedra di medicina presso l'Università di Marpurgo. Particolarmente interessato all'anatomia, noto come uno dei pochi che fosse solito fare disegni dopo ogni sua dissezione, nel 1536 pubblicò quest'opera, che è il primo testo illustrato di dissezione del cervello umano e che fu seguita, l'anno dopo, da una versione più ampia, l'Anatomiae pars prior. Questi lavori costituiscono un importante "ponte di comunicazione" tra le antiche dottrine medievali e le moderne osservazioni del Vesalio. Le figure di questa opera, come delle sue altre, sembrano appartenere a mani diverse: alcune sono datate e molte recano le iniziali "G", "B" e "V" variamente combinate con un compasso.

(Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 338)

 

7a-b-c) Giovanni Da Vigo, Prattica utilissima et necessaria di cirugia... con nuoue figure adornata, In Venetia, appresso Vincenzo Valgrisio, & Baldessar Costantini, 1557. [16], 391, [1] p. ill.; in 4°

L'opera fu elaborata tra il 1503 e il 1514, anno in cui uscì a Roma in una elegante edizione dei tipografi Etienne Guillery e Ercole Nani bolognese: è composta di nove libri in cui si afferma il valore del metodo sperimentale. Il terzo libro è dedicato alle ferite e si apre con l'incisione conosciuta come "l'uomo-ferita", mutuata dal Feldtbüch di Gersdorff e attribuita all'incisore Hans Wechtlin. La fama di questo lavoro fu vastissima, tanto che conobbe una quarantina di edizioni e di traduzioni in varie lingue.

(Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca I G 147)

 

8) Realdo Colombo, De re anatomica libri XV, Venetiis, ex Typographia Nicolai Beuilacquae, 1559. [8], 495, [1] p.; in 4°

Allievo e continuatore del Vesalio, il cremonese Realdo Colombo (ca. 1510-1559) durante il suo soggiorno romano aveva coltivato l'amicizia con Michelangelo, che avrebbe dovuto eseguire le tavole della sua opera di anatomia (progetto che non fu realizzato). I suoi studi costituiscono una tappa fondamentale per la conoscenza della circolazione del sangue. Questa edizione, che è la prima, presenta un frontespizio xilografico che riproduce l'autore mentre tiene una delle sue lezioni. Nella figura in primo piano a destra è da identificarsi lo stesso Michelangelo.

(Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 279)

 

9) Ambroise Paré, Les Oeuvres, a Paris, chez Gabriel Buon, 1579 (Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 834)

 

10a-b) Girolamo Scipione Mercurio, La comare o ricoglitrice... diuisa in tre libri. Nel primo si tratta del parto naturale... Nel secondo del parto preternaturale, illegittimo, e vitioso... Nel terzo delle principali infirmitadi, che accadono..., In Venetia, appresso Gio. Battista Ciotti, 1601. [40], 356 p. ill.; in 4°

Il medico romano Girolamo Scipione Mercurio nacque probabilmente nel 1540; studiò a Bologna, dove ebbe come maestro l'anatomista Giulio Cesare Aranzi; terminati gli studi a Padova si fece domenicano; in seguito decise di abbandonare il convento e iniziò una vita randagia, che gli servì per confrontare la propria esperienza con quella di altri medici specializzati come lui in ostetricia. Questo gli permise di scrivere opere come La commare, destinata alle ostetriche - scritta per la prima volta in lingua volgare - che spiegava tra l'altro una novità per l'Italia, il parto cesareo, e che incontrò enorme successo. Nel 1601 tornò a vestire l'abito domenicano e a vivere in convento; morí nel 1617 a Venezia. Spirito libero, con i suoi avvertimenti tesi a rendere più sicuro il parto, forní un utilissimo strumento di lavoro alle ostetriche del suo tempo.

Nell'introduzione egli illustra le sue motivazioni: "Il mio fine fu di giovare, onde vedendo cosí spesso pericolare nei parti viziosi e le madri e i figli per il poco sapere delle commari e degli altri ministri (che quanto a medici essi mai o rarissime volte sono chiamati a questa azione) determinai di porre in luce un'istruzione per la commare, acciocché in questi parti preternaturali sapesse particolarmente reggersi e governarvi... Mi diranno che ho scritto in volgare e che in questo abbia errato; io gli risponderò che a me pare di aver fatto bene: perché la mia commare non intende la favella latina e in questa lingua possa anco essere letto dai padri di famiglia e da qualche altro il quale non intenda latino, che in bisogna di questa sorte potrà porgere aiuti importanti. Ho anche scritto in volgare perché mi è piaciuto di fare cosí: e mi pareva di poterlo fare, avendo altre volte stampato opere latine, oltre che io nacqui libero, e perciò posso operare a modo mio; e cosí non sarei tenuto di render ragione ad alcuno se io avessi scritto in tedesco e in arabico, cosí non devo renderlo ora che ho scritto in volgare". Nella prima parte, cinque delle molte vignette xilografiche sono di Francesco Valesio.

(Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca IV D 49)

 

11) Johann Schenck von Grafenberg, Paratereseon siue obseruationum medicarum rararum, nouarum admirabilium, & monstrosarum. Volumen, tomis septem de toto homine institutum, Francofurti, e typographeio Nicolai Hoffmanni, impensa Ionae Rhodij, 1609 (Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca II A 28)

 

12) Guido Guidi, De anatome corporis humani libri VII, Venetiis, apud Iuntas, 1611 (Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca II B 16)

 

13) Tiberio Malfi, Il barbiere, in Napoli, appresso Ottauio Beltrano, 1626 (Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 636)

 

14) Marco Aurelio Severino, De recondita abscessuum natura libri VIII, Francofurti ad Moenum, impensis Ioannis Beyeri, typis Caspari Rotelii, 1643. [28], 168 [ma 468], [46] p. ill.; in 4°

Nato a Tarsia, in provincia di Caserta, nel 1580, Marco Aurelio Severino fu chirurgo e scienziato. Nel 1622 gli fu assegnata la cattedra di anatomia e chirurgia presso l'Università di Napoli, nonché il posto di capochirurgo ordinario nel Nosocomio degli Incurabili, dove introdusse le sue idee innovative e nuove strumentazioni chirurgiche: fu uno dei primi a operare di tracheotomia, pratica che applicò sistematicamente durante l'epidemia di difterite che si abbattè su Napoli durante il suo soggiorno nella città partenopea. La fama delle sue capacità di chirurgo attirarono l'attenzione degli ambienti medici del tempo, non solo napoletani, ma anche internazionali: arrivarono medici da tutta Europa e specialmente dalla Germania per conoscerlo e vederlo in azione. Durante l'epidemia di peste che colpì Napoli nel 1656 fu nominato presidente del Collegio medico incaricato di accertare la natura del male (chiamato "morbo corrente"). Malgrado le insistenze degli amici non volle allontanarsi dalla città. Morì di peste il 12 luglio 1656. Questa opera è considerata il primo trattato di patologia medica.

(Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca I B 45)

 

15) Adrian van de Spiegel, Opera quae extant omnia. Ex recensione Ioh. Antonidae Vander Linden, Amsterdami, apud Iohannem Blaeu, 1645. [20], 303, [15], 199, [1], 49, [1], 86, [12] p. ill.; in folio

Chirurgo e anatomista nato a Bruxelles nel 1578, Adrian van de Spiegel morì nel 1625 a Padova, dove era stato nominato professore, nel 1616. I suoi lavori migliori di anatomia riguardano il fegato e il sistema nervoso. Questa edizione raccoglie tutte le sue opere insieme a quelle di altri autori come Giulio Casserio e Gaspare Aselli. Il frontespizio, il ritratto dell'autore e le 116 tavole sono opera dell'incisore Francesco Valesio, su disegni del bolognese Odoardo Fialetti (1573-1637?). Cinque di questi disegni si ispirano alle bellissime tavole del De humani corporis fabrica di Andrea Vesalio.

(Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 1056)

 

16) Adrian Spiegel, Opera omnia, Amsterdami, apud Iohannem Blaeu, 1645 (Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 1056)

 

17a-b) Johann Schultes, Cheiroplotheke seu armamentarium chirurgicum. Editio quinta, Venetiis, typis Combi & La Noù, 1665. [24], 317, [11] p. + 43 tavole; in 8°

Chirurgo nato a Ulm nel 1596, Johann Schultes è noto anche con la forma latinizzata del suo nome (Scultetus). Studiò medicina a Padova come allievo dell'anatomista e chirurgo Girolamo Fabrizio di Acquapendente e di Adrian van de Spiegel. Conseguì la laurea nel 1621 ed esercitò la professione nella sua città natale fino alla morte, avvenuta nel 1645. Nel 1654 venne pubblicato a cura del nipote il suo trattato di chirurgia, ricco di illustrazioni di interventi di chirurgia plastica, soprattutto della zona oro-maxillofacciale, che venne in seguito tradotto in tedesco, francese e inglese.

(Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca, IV C 26)

 

18) Antonio de Sgobbis, Vniuersale theatro farmaceutico fondato sopra le preparationi farmaceutiche scritte da' medici antichi, greci, & arabi, principalmente da Galeno, e Mesve. Appoggiato sopra le preparationi, dette spagiriche, gia da gli antichi abbozzate, ma da piu moderni medici illustrate... In Venetia, presso Paolo Baglioni, 1682. [8], 820 p. + 5 tavv.; in folio

L'autore, originario di Montagnana, era speziale a Venezia nel 1631, anno in cui fu dichiarata ufficialmente terminata la terribile epidemia di peste che causò la morte di quasi 50.000 persone, più di un quarto della popolazione totale. Nel 1639 divenne priore dell'Arte e proprietario della spezieria all'insegna dello Struzzo. Quest'opera, che fu pubblicata per la prima volta nel 1667 e lo rese famoso non solo in Italia, si differenziò fra tutti i lavori analoghi dell'epoca per la vastità e l'approfondimento scientificamente rigoroso dei temi. Essa può definirsi la "summa" sistematica di tutte le preparazioni farmaceutiche conosciute.

(Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca II B 15).

 

19a-b) Theophile Bonet, Medicina septentrionalis collatitia, sive rei medicae, nuper annis a medicis Anglis, Germanis & Danis emissae, sylloge & syntaxis exhibens observationes medicas..., Pars altera, Genevae, sumptibus Leonardi Chovet & socij, 1685. [12], 882 [i.e. 872], [20] p., XIII c. di tav. calcogr. ill.; in folio

Theophile Bonet, medico nato a Ginevra nel 1620, si dedicò agli studi d'anatomia patologica: nel suo Sepulchretum anatomicum, stampato a Ginevra nel 1679, raccolse e descrisse un'enorme quantità di casi, quasi tremila e, benché solo una piccola parte fosse frutto della sua esperienza diretta, essa costituisce un materiale anatomo-patologico e un documento preziosi per la storia di questa disciplina. L'opera qui raffigurata, molto ricercata e di cui il Bonet è il curatore, contiene invece gli scritti dei più rinomati scienziati europei dell'epoca. Nella seconda parte di questa edizione sono presenti diciassette incisioni.

(Azienda USL di Piacenza, Biblioteca A 23-24)

 

20a-b-c) Giacomo Zanoni, Rariorum stirpium historia ex parte olim edita. Nunc centum plus tabulis ex commentariis auctoris ab ejusdem nepotibus ampliata..., Bononiae, ex typographia Laelii a Vulpe, 1742. [40], 247, [1] p. ill.; in folio

Grande botanico del XVII secolo (1615-1682) e gloria reggiana (era infatti originario di Montecchio), Giacomo Zanoni fu prefetto dell'orto botanico di Bologna. Perfezionò il metodo di essiccazione delle piante destinate agli erbari, studiandone una migliore nomenclatura.

(Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Biblioteca II A 29)

 

21) Lorenz Heister, Institutiones chirurgicae, in quibus quicquid ad rem chirurgicam pertinet optima et nouissima ratione pertractatur, ... Opus triginta annorum, quod in hac novissima editione neapolitana dissertationibus cum auctoris, tum aliorum selectis ad rem chirurgicam ... Tomus primus [-quartus], Neapoli, expensis Antonii Cervone, 1759. 4 voll.; in 4°

Medico tedesco (1683-1758), Lorenz Heister studiò anatomia con il famoso maestro olandese Frederik Ruysch (1638-1731). Servì l'esercito in molte campagne prima di diventare professore di anatomia ad Altdorf. Preoccupato per la condizione di inferiorità della chirurgia tedesca rispetto alle altre europee, pubblicò la sua opera chirurgica (nel 1718 a Norimberga), ispirata dalle letture delle maggiori autorità mediche francesi. Questo importante e illustratissimo lavoro divenne il testo-guida nel campo chirurgico e fu ristampato varie volte e tradotto in varie lingue: fu il primo trattato di questo argomento in lingua inglese (1748).

(Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, Biblioteca)

 

22a-b) Léon Jean Baptiste Cruveilhier, Atlante generale dell'anatomia patologica del corpo umano o descrizioni contenente l'intero numero delle tavole alle quali riporta l'illustrazione del testo. Prima versione italiana del dottore Pietro Banchelli, Firenze, per Vincenzo Batelli e compagni, 1843. 2 voll. di atlante con 288 tavole; 44 cm 

Il Cruveilhier (Limoges, 1791-1874) fu professore di patologia a Montpellier nel 1824 e di anatomia patologica a Parigi nel 1836. Pioniere del metodo descrittivo, fu il primo a parlare della sclerosi a placche e dell'atrofia muscolare progressiva. Pubblicò per la prima volta quest'opera, che consta di 4 volumi di testo e 2 di atlante ed è dedicata al suo grande maestro Guillaume Dupuytren, a Parigi tra il 1829 e il 1842, per i tipi di J. B. Baillière. Questa è la versione italiana. L'atlante presenta le bellissime litografie colorate, eseguite dal disegnatore anatomico Antoine Chazal. La Biblioteca possiede solo l'atlante, che presenta le bellissime litografie, molte delle quali acquerellate a mano, disegnate quasi tutte da Ottaviano Muzzi e incise da Vincenzo Batelli e i suoi soci (Ridolfi, Salucci e Stefani).

(Azienda USL di Ravenna)

 

23) Luigi Calori, Tavole anatomiche rappresentanti la struttura del corpo umano e loro spiegazione a fronte pubblicate dal prof. Luigi Calori pei giovani medico-chirurghi, e per gl'incisori anatomici, Bologna, Tipografia Sassi nelle Spaderie, 1850-1853. 2 voll. ill.; 22 cm

Luigi Calori nacque a San Pietro in Casale nel 1807 e nel '29 si laureò in medicina presso l'Ateneo bolognese. Appassionato studioso di anatomia, anche dal punto di vista artistico, la insegnò all'Università e all'Accademia di belle arti. Fu scrittore prolifico di questa materia, che nelle sue Tavole anatomiche, arricchite da 196 belle e dettagliate incisioni, trova sicuramente la sua espressione di maggiore respiro.

(Istituti ortopedici Rizzoli di Bologna, Biblioteca, Putti 217)

 

24) Ex ospedale San Lazzaro di Reggio Emilia,Degenti seduti a un tavolo, (Azienda USL di Reggio Emilia, Archivio storico)

 

25) Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, Diagramma delle giornate di degenza (Azienda ospedaliera di Reggio Emilia, Archivio storico)

 

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