Rivista "IBC" XIII, 2005, 2

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

L'opera e lo spazio. Sculture del Novecento, a cura di V. Coen, Bologna, Editrice Compositori, 2005.
L'opera e lo spazio

Mirko Nottoli
[collaboratore delle Collezioni d'arte e di storia della Fondazione Cassa di risparmio in Bologna]

"L'opera e lo spazio". Già nel titolo la nuova mostra curata da Vittoria Coen e organizzata dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna, nei suggestivi spazi di San Giorgio in Poggiale (in via Nazario Sauro 22, dal 27 maggio al 22 luglio), intende sottolineare l'indissolubile legame che da sempre accompagna l'arte scultorea all'ambiente destinato ad accoglierla. Senza voler qui risalire a Benedetto Varchi e alla celebre disputa intorno a chi spetti il primato delle arti, è innegabile che il vantaggio della scultura rispetto alla pittura sia questo: la scultura vive nei luoghi, si apre al mondo circostante donandogli un'identità che in essa si riconosce. "Spalanchiamo la figura e chiudiamo in essa l'ambiente", scriveva Umberto Boccioni nel 1912. E se è vero che, come suggerisce Vittoria Coen nel testo in catalogo, la scultura, soprattutto durante il Novecento, è rimasta per lo più a traino nei momenti in cui maggiore è stato lo slancio della creatività pittorica, è anche vero che quando ha accettato la sfida nei confronti degli stravolgimenti tecnologici e quindi estetici dell'età contemporanea, ha saputo liberarsi dai rigidi accademismi e raggiungere esiti altrettanto innovativi e originali.

Le opere esposte attraversano quattro generazioni di artisti tutti emiliano-romagnoli di nascita o comunque di adozione (Ercole Drei fu maestro di Quinto Ghermandi, che fu maestro di Nicola Zamboni, che fu maestro della giovane Sara Bolzani, e che qui, insieme al maestro, presenta quattro giganteschi cavalieri realizzati a quattro mani che, nell'abside della ex chiesa, emergono per imponenza, forza ed eleganza), e dimostrano la straordinaria continuità di una scuola che non conosce flessioni nonostante il trascorrere di secoli, rigenerandosi di volta in volta di nuovi stimoli, nuove idee, nuove soluzioni formali e semantiche. Il minimalismo evocativo di Mirta Carroli, le forme sintetiche di Domenico Rambelli, il classicismo di Marino Mazzacurati, le videoinstallazioni di Fabrizio Plessi con le sue celebri digital stones, il gusto barocco estetizzante di Luigi Ontani, le strutture ironiche e leggere di Germano Sartelli: diversità volute e volutamente accostate di stili, di tecniche e di linguaggi che nella cornice di San Giorgio in Poggiale emergono per contrasto risplendendo oltre che della luce propria anche dell'altrui luce riflessa.

Centrale e problematico rimane il rapporto con la materia, che per sua natura vincola la scultura alla terra, nonostante Calder le abbia fatte volare le sue sculture. Oscillando dal rame al ferro, dai materiali tipici della tradizione come bronzo e marmo, ai supporti tecnologici come il video, o ai materiali come la gomma siliconica che imita i materiali della tradizione quali la pietra, prende avvio un percorso che si snoda lungo il nostro territorio ma che per metonimia finisce per farsi specchio rappresentativo di tutta la scultura italiana del secolo appena trascorso, in cui si susseguono il movimento del Novecento all'Informale, il concettuale all'arte povera, il video fino alle contaminazioni postmoderne. Proprio questo insieme di alterità, all'interno di un'architettura che potrebbe essere già di per sé una scultura, diventa paradossalmente il filo conduttore di questa rassegna, che ha il merito di porre la scultura finalmente nel ruolo di protagonista che le compete, essendo stata per troppe volte relegata al rango di ballerina di fila. Una rassegna che nella capacità delle opere di dialogare tra le loro varie componenti, apparentemente lontane in realtà vicinissime, trova la sua principale chiave di lettura: quella di un insieme eterogeneo in grado tuttavia di creare un amalgama coerente di un'unica opera d'arte totale in tre dimensioni in cui la Scultura parla con la Scultura e nello stesso tempo con quell'architettura che fin dalla notte dei tempi la stringe in un affettuoso e parentale abbraccio.

Accompagna la mostra il bel catalogo sempre curato da Vittoria Coen, con introduzione del professor Fabio Roversi-Monaco.

 

L'opera e lo spazio. Sculture del Novecento, a cura di V. Coen, Bologna, Editrice Compositori, 2005, 80 p., _ 20,00.

 

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